Articolo di Elvira Coppola Amabile*, Autore ospite de La Lampadina
Ma che ci fa un Asso di Coppe al lato della Fontana più famosa del mondo?
I monumenti barocchi, come altri del resto, trasudano intrighi, battibecchi, storie di strada. Sappiamo tutto della Fontana di Trevi! Ma sempre qualche birichinata, magari sconosciuta, resta imbrigliata tra uno scroscio d’acqua e una scultura.
Oramai non c’è ora del giorno o della notte che orde di turisti incessantemente vi si affollino. Fanno foto, buttano monetine, sostano, languidamente o chiassosamente. Ragazzini impuniti di tanto in tanto provano a recuperare le monetine luccicanti dalla vasca.
Qualcuno seriamente prova ad informarsi. Ovviamente solo quelli più colti e interessati all’arte cercano la storia vera, l’epoca, la committenza, lo scultore, eccetera.
Normalmente la leggenda delle monetine è più appassionante, è curiosa e forse più tenera. Tutti ne restano coinvolti. Inevitabile!
Evocano il film straordinario con Marcello Mastroianni e Anita Ekberg collocati in un un’icona oramai indelebile…
Ma che fascino!
Chi lascia cadere una moneta resta legato alla città per sempre. Intanto il comune recupera circa €1000 al giorno. Una vecchia canzone di Renato Rascel recita:
“ce sta ‘na leggenda romana
legata a ‘sta vecchia fontana
per cui si ce butti un soldino
costringi il destino a fatte torná…”
Io giro per Roma alla ricerca di episodi curiosi non sempre noti. Ne emerge un quadretto dello spirito impertinente che colora di ironia l’imponenza di questo monumento millenario che è Roma. Non è dissacrazione né irriverenza. C’è solo la profonda umanità, a fari spenti, di un popolo disincantato “eterno”.
Siamo nel 1732. Da anni e anni si discuteva di far realizzare una fontana che decorasse degnamente palazzo Poli. Finalmente papa Clemente XII autorevolmente indìce un concorso. Il progetto vincitore dello scultore francese Lambert Sigisbert Adam richiamato a Parigi, non fu realizzato.
Lo scultore che mise in opera la fontana ornamentale del palazzo fu invece Niccolò Salvi. Romano, compagno artistico di Vanvitelli, appassionato specialista di macchine per fuochi artificiali.
Il suo progetto per la mostra dell’Acqua Vergine, che da sempre alimenta la fontana, celebrava genialmente la “teatralità” del barocco.
Dal 1732 il cantiere restò aperto fino al 1762.
Ovviamente bottegai e abitanti lì attorno non sempre vivevano di buon grado i fastidi di un cantiere con polvere rumori e ingombri vari. In particolare un barbiere del quale si serviva il Salvi, al n. 85 all’angolo con via della Stamperia (ora c’è un’altra attività) contestava vivacemente e continuamente i lavori. Forse i barbieri si sentono artisti modellatori. Sotto le loro mani capigliature teste e visi acquistano carattere e bellezza. Fatto sta che nulla piaceva della fontana al barbiere di Nicola Salvi. Alla fine lo scultore contrariato dalle critiche, decise di definire la fontana: “con rustico balaustro decorato con due punte di scogli uno maggiore dell’altro sicché parte restasi nella sua rozzezza l’altra scherzosamente intagliata a guisa di vaso”.
Fece quindi posizionare il vaso proprio davanti alla bottega del barbiere. In travertino e grande abbastanza da impedirgli di vedere l’opera che tanto lo disturbava. Costretto a guardare invece “enorme” il vaso dove preparava la schiuma per radere. La forma è dell’Asso di Coppe come viene indicato tuttora.
Ed ecco compiuta la stravagante vendetta del Salvi.
Un’altra curiosa scultura si nota proprio lì accanto ma nessuno ne conosce il significato: un cappello cardinalizio raffigurato secondo la foggia dell’epoca. Una metafora? Quale? Che si tolgano il cappello anche i prelati davanti all’arte? Chissà!
Non finiscono qui le storielle intorno alla mitica fontana. A destra, sotto la balaustra un po’ defilata c’è una piccola fontanella con due zampilli che s’incontrano. È la fontana degli innamorati. La leggenda vuole che i fidanzatini costretti a lasciarsi per un periodo, prima bevano l’acqua e poi rompano i bicchierini. Così si ameranno sempre.
Ora basta che bevano insieme dai due zampilli. Meglio non lasciare frammenti di vetro in giro…
P.S. Nicola Salvi e papa Clemente XII non videro finita la fontana.
Il cantiere fu chiuso da un altro scultore Giuseppe Pannini e un altro papa, Clemente XIII, la inaugurò nel 1762.
*Elvira Coppola Amabile Penna storica di Marevivo miti storie curiosità sulle acque
Piacevolissimo articolo,grazie