Leggendo i numeri dei grandi conglomerati americani e mondiali, rimaniamo basiti per le cifre astronomiche che risultano dalle loro attività. Tuttavia, se volessimo compararle con i risultati di qualche impresa del passato ne rimarremmo ancora più impressionati, perché realizzeremmo come alcune di esse hanno avuto un giro di affari di gran lunga maggiore dei gruppi attivi oggi.
Parliamo delle grandi imprese commerciali europee sviluppate tra la fine del 1500 a metà 1800 quando le condizioni di guerra e disagio costringevano i governi e i mercanti a cercare sempre nuovi spazi di espansione al di là dell’Europa.
Due di queste grandi “multinazionali” ebbero il battesimo nei Paesi Bassi a seguito dell’indipendenza dalla Spagna nel 1581 e la conseguente interdizione dell’utilizzo dei porti tradizionali per la movimentazione di ogni tipo di merce. Fu quindi necessaria la ricerca di un’alternativa, che consentisse ai mercanti olandesi di riprendere i loro traffici in modo stabile. Nacquero così la Voc (Compagnia Olandese delle Indie Orientali) e la Compagnia delle Indie Occidentali WIC (attiva dal 1620 al 1792).
Tra le due la maggiore certamente la Voc, secondo a stime orientative arrivò ad una capitalizzazione di borsa (vicina ai 79 mila milioni di dollari di oggi, ossia 7,9 trilioni di dollari, cifre strabilianti per quel periodo. Considerate che il valore di Apple, Microsoft, Alphabet (Google), Amazon e Facebook messe insieme valgono, oggi, complessivamente circa 4,2 trilioni di dollari.
La seconda, West-Indische compagnie (WIC) le sue principali attività furono il contrabbando, la tratta degli schiavi, e la pirateria.
Il terzo grande partecipante a questa espansione globale nacque in Gran Bretagna, la Compagnia Britannica delle Indie Orientali (British East India Company). Operante tra il 1602 e fine 1700 e che fu la vera ricchezza dell’Impero Britannico e che ha avuto ed ha grandi riflessi finanziari sulla vita di quel paese ancora oggi.
La Voc, olandese, andrebbe considerata più un impero che un’azienda. Nel 1669 possedeva più di 150 navi mercantili, 40 navi da guerra, 50 mila dipendenti e un esercito privato di 10 mila effettivi. Aveva il diritto, e di commerciare schiavi, di dichiarare e condurre le guerre, punire con la pena capitale i suoi prigionieri, negoziare trattati, coniare i propri soldi e stabilire colonie. Nel periodo di sua attività poteva spaziare su tutto il mercato dell’Oriente, nel 1667 con Il trattato di Breda fu sancita l’esistenza di un impero coloniale olandese d’oriente. Giunse poi rapidamente alla fine, famoso il tracollo che ebbe il paese con famosa speculazione sui tulipani (leggi l’articolo sulle Lampadina del 7 Marzo 2016 FINANZA: una bolla finanziaria incredibile di Carlo Verga).
Con il tempo gli subentrò la Compagnia Britannica delle Indie Orientali. Fu fondata il 31 dicembre del 1600 e la vera attività iniziò al momento in cui la regina Elisabetta accordò loro una patente reale per il monopolio del commercio dell’Oceano Indiano per il tempo di 21 anni.
Diventò la prima vera società azionaria, le azioni furono pubblicizzate poi vendute a chiunque le richiedesse e avesse le sostanze per acquistarle. Ebbe un inizio molto stentato, capitali insufficienti molti intrighi di palazzo e tra gli azionisti non tutti di provato affidamento. Tuttavia, con il tempo le divergenze e i contrasti furono appianati, con il risultato che la raccolta fondi ottenuta dalla vendita delle azioni e qualche altro finanziamento, permise loro di acquistare le prime navi. Diventò, in breve tempo, l’impresa commerciale più importante della sua epoca sull’intero territorio Indiano tanto da acquisire ogni altro tipo di funzione, comprese le amministrative e militari. Nel 1647 la Compagnia disponeva in India di 23 filiali e 90 dipendenti.
Veniva governata da un consiglio di amministrazione con sede a Londra, formato da circa trentacinque persone. Tutto avveniva, inizialmente, in modo molto riservato e quasi sotto silenzio con traffici leciti e illeciti. Il cambio radicale avvenne con la conquista di Srirangapatnam (5 maggio 1799). Fu una svolta rivoluzionaria per la Compagnia e da quel momento cominciò ad affluire verso la Gran Bretagna una quantità ingente di valori, tanto che la Corona non poté fare a meno di intervenire e dar loro la benedizione di soggetto “istituzionale”.
Dal suo quartier generale di Londra la sua straordinaria influenza si estese a tutti i continenti: la Compagnia presiedette alla creazione dell’India britannica, il cosiddetto Raj, fondò Hong Kong e Singapore, ingaggiò Capitan Kidd per combattere la pirateria, impiantò la coltura del te in India, tenne napoleone prigioniero a sant’Elena, e si trovò direttamente implicata nel celebre Boston Tra Party che funse da detonatore per la guerra d’indipendenza degli Stati Uniti.
La EIC fu «la vera regina dell’India», e lo rimase fino a quando venne costretta a sciogliersi nel 1858, colpita in pieno dall’evoluzione economica e politica dell’800.
Altre le Nazioni Europee hanno fatto le loro grandi fortune con il trading con i paesi asiatici, la Francese Compagnie des Indes orientales, la Compagnia svedese delle Indie orientali (Svenska Ostindiska companiet, SOIC) la Compagnia danese delle Indie orientali (Dansk Ostindisk kompagni) e tutte con ricavati che oggi sarebbe difficile solo immaginare.
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