Qualche giorno fa in una serata con tanti amici ho incontrato Giorgio de Romanis, architetto e responsabile del conosciuto studio di progettazione. In quei pochi minuti di scambio di convenevoli e di reciproca simpatia, Giorgio è riuscito a trasmettermi l’entusiasmo per il suo progetto, che riguarda questa grande opera che unirebbe le due sponde dell’Adriatico.
Il progetto, impostato già qualche anno fa, se realizzato, vedrebbe noi Italiani in prima fila e una prospettiva di essere protagonisti e partecipi nel programma delle grandi infrastrutture dei trasporti europei, che è allo studio da qualche anno e che congiungerebbe la Cina e le tante nazioni che ne verranno attraversate.
Il progetto è parte di un grande disegno che comprende l’intera Eurasia e richiama immediatamente a mente quel grande itinerario che fu la Via della seta, un sistema viario e marittimo che favorì gli scambi commerciali e culturali determinanti per lo sviluppo e il fiorire delle antiche civiltà dell’Egitto, della Cina, dell’India con il resto dell’Europa, fu la vera base per il progresso medievale e moderno. La via della seta si sviluppava per circa 8.000 km e fu la vera svolta tra le relazioni commerciali e culturali tra l’impero Cinese e quello romano.
Il nuovo progetto è denominato “La nuova via della seta” lo ha proposto e lanciato il presidente cinese Xi Jinping a settembre del 2013. È stata costituita la Banca Asiatica d’Investimento per le Infrastrutture e dotata di un capitale di 100 miliardi di dollari USA, di cui la Cina il principale socio, con un impegno pari a 29,8 miliardi e gli altri paesi asiatici l’India, la Russia e Oceania con 45 miliardi (l’Italia si è impegnata a sottoscrivere una quota di 2,5 miliardi). Il totale dei paesi interessati al progetto è vicino ai 70.
Da quel lontano 2013 sono state realizzate già diverse strutture. Sono operativi alcuni tratti quali un collegamento per trasporto merci fino a Berlino e Madrid: ua linea che congiunge la città di Wuwei, nella provincia di Gansu, ad Amburgo, in Germania in 13 giorni. L’Italia al momento è prevista partecipare per via mare con i porti di Palermo e Trieste.
Ed ecco l’importanza del ponte. Una infrastruttura tra Ancona e la Croazia, progettata con una grande isola al centro quale punto di raccolta e distribuzione dei containers. Un percorso alternativo ai valichi per Austria e Svizzera che bene si inserirebbe con quella linea, ancora immaginaria, che unirebbe la parte sud Euroasiatica.
Ai nostri occhi apparirebbe come un lungo nastro luminescente realizzato con materiali compositi in fibra di vetro. Alto sul mare dai 30 ai 70 metri e una lunghezza di circa 120 km. Sorretto da 420 pilastri verticali e orizzontali posti a 250 metri l’uno dall’altro immersi nel mare fino a 65 metri. Verrebbe Impostata su tre livelli destinati rispettivamente al traffico ferroviario, dei camion e delle auto, con quattro corsie ciascuna. E tale da consentire anche la posa di condotti per acqua, petrolio e gas, e l’alloggiamento di cavi per le telecomunicazioni etc. All’arrivo della struttura nelle due sponde si faciliterebbe la costruzione di due grandi aree industriali.
L’aspetto oltretutto positivo è che è studiato secondo criteri di compatibilità ambientale di massimo livello possibile al giorno di oggi. Sfrutterebbe con dispositivi fotovoltaici, evoluti sistemi eolici, l’energia solare e dei venti e perfino il moto ondoso così da consentire non solo l’illuminazione interna ed esterna della struttura, ma anche di produrre energia per una buona parte dell’Italia centrale.
La remunerazione del capitale investito sarebbe certamente positiva, considerando il pedaggio per circa 50 e più milioni di veicoli l’anno, poi treni e merci via strada evitando il giro sulle autostrade del nord Italia avrebbero un impatto minore dell’attuale sull’ambiente. Poi e non certo ultima, la produzione di energia nei tre sistemi segnalati.
Un progetto che verrebbe ben apprezzato nell’est asiatico, con le grandi disponibilità finanziarie, la loro strategia lungimirante e pochi, nel bene e nel male, problemi politici. Riuscirà ad affermarsi anche qui da noi? Chi sa tra tutte le diatribe politiche mondiali questa gigantesca infrastruttura avrebbe poi il beneplacito di alcune grandi potenze che magari hanno nulla da vedere con questa area geografica? Altra incognita da superare sarebbe l’impatto ambientale per quel tratto di mare.
Sicuramente entusiasmabile ma sarà anche credibile? Come tu stesso dici nella conclusione del tuo articolo. Finchè non si conoscono le ipotesi di partenza del conto economico è impossibile dirlo. Quanti dei 50 milioni di veicoli l’anno avrebbero convenienza ad attraversare l’adriatico ad Ancona invece dei percorsi autostradali del Nord?
Sarebbe in teoria fantastico,anche per sbloccare il traffico e gli intasamenti che si formano intorno all’autostrada di Venezia allo svincolo con Trieste!