In questi giorni grande risonanza mediatica ha avuto la notizia che la casa d’aste Sothebys metterà all’incanto il cosiddetto Codex Sassoon. Si prevede possa essere aggiudicato intorno ai 50 milioni di dollari e superare così il prezzo di 43,2 milioni pagato nel 2021 per una prima stampa della Costituzione degli Stati Uniti, ad oggi il documento più ‘costoso.
Questo codice è un manoscritto redatto su oltre 400 pergamene. Pesa quasi 12 kg. Gli esperti ritengono sia stato opera di un singolo copista, contiene quasi per intero i 24 libri che costituiscono la Bibbia ebraica[1] – mancano solo 12 fogli del libro della Genesi. È il più antico in circolazione. Il codice di Aleppo è più vecchio di circa 100 anni ma è incompleto, il codice di Leningrado è invece più recente.
La sua storia è abbastanza ben documentata: è stato redatto tra la fine del nono e l’inizio del decimo secolo – datazione da analisi C14 – conservato in Siria, scomparso per circa 600 anni, ricomparso nel 1929 e acquistato dal collezionista David Salomon Sassoon dal quale prende nome. Pagato la bellezza (!) di 350 sterline è stato rivenduto nel 1978 per 320.000 US$, venduto all’asta per 3,19 milioni di dollari nel 1989 e ricomprato nello stesso anno per 4.19 milioni di dollari dall’attuale proprietario, Jacob Safra, erede di una fortuna bancaria siriano-libanese-svizzera che lo mette all’asta. La stima è tra i 30 e i 50 milioni di dollari. Una vera vertiginosa ascesa!
Queste notizie sono reperibili agevolmente su internet senza particolari difficoltà. Ma ai lettori della newsletter “La Lampadina Periodiche illuminazioni” è doveroso fornire qualche interessante informazione complementare.
Se osservate un’immagine del manoscritto noterete la presenza al di sotto delle lettere di piccoli segni e di notazioni a margine. Viene spontaneo chiedersi di cosa si tratti.
È la “vocalizzazione” del testo!
Bisogna infatti sapere che la scrittura ebraica è consonantica, si scrivono cioè solo le consonanti!
Se vedete la riproduzione di testi ebraici antichi noterete che questi segni sono assenti. Ma posto che le consonanti senza vocali non possono essere pronunciate e che uno stesso gruppo di consonanti se vocalizzato in un modo o in un altro può dar luogo a parole di diverso significato, allora come facevano nell’antichità a leggere? La risposta è semplice: chi leggeva conosceva già il testo e quindi sapeva già come lo si dovesse leggere!
La cosa ci sorprende perché noi siamo nati in una cultura dello “scritto” nella quale la trasmissione del sapere avviene in forma scritta mentre gli Ebrei dell’antichità facevano parte di una cultura orale nella quale gli scritti erano pochissimi! (Non ci rendiamo conto di quanto l’invenzione della tipografia e della carta comune abbiano rivoluzionato il mondo). I testi della tradizione – quelli che poi verranno a costituire la Bibbia – erano imparati e trasmessi “a memoria”! Fino a che l’Ebraico è rimasto una lingua viva non era necessario indicare come dovesse essere letta la Bibbia: tutti potevano farlo! (Si ritiene che nel primo secolo il popolo ebraico fosse quello più acculturato di tutto il mondo antico e la Torah – i primi cinque libri della Bibbia – costituiva il testo base sul quale avveniva l’educazione dei fanciulli).
Le cose sono cambiate a motivo della… storia. Tutti siamo più o meno a conoscenza delle rivolte giudaiche, della conquista di Gerusalemme e della distruzione del Tempio da parte di colui che sarà poi l’imperatore Tito, della seconda guerra giudaica con la distruzione totale di Gerusalemme e della dispersione degli ebrei. La lingua Ebraica – che già negli anni precedenti si era ridotta al solo uso liturgico, come poteva essere per noi il latino prima del Concilio, è diventata sempre più una ‘lingua morta’ (nel quotidiano si usava l’aramaico, che era la lingua universale dell’epoca per quella parte del mondo. La lingua ebraica è stata ‘risuscitata’ alla fine del XIX secolo) –. Poiché questo metteva in pericolo una lettura corretta dei testi, saggi ebrei (i masoreti) misero a punto un sistema per trascriverne l’esatta vocalizzazione e questo sistema si è poi diffuso a tutta la galassia ebraica. Il testo ebraico odierno della Bibbia è detto per l’appunto “Testo Masoretico”.
Come detto il codex Sassoon è il più antico manoscritto completo (quasi) della Bibbia, ma ci sono manoscritti parziali molto più antichi. Tra quelli famosi del Mar Morto, ritrovati a Qumran intorno alla metà del secolo scorso, c’è quasi per intero il libro del profeta Isaia. Il reperto – in questo caso si tratta di un “rotolo” e non di un “codice” – è stato datato essere stato scritto intorno alla fine del II secolo a. C – dunque oltre 1.000 anni prima del Codex Sassoon. (In mezzo non ci sono- o per lo meno non sono stati trovati – altri documenti!)
Ebbene, salvo qualche piccola variante non maggiore di quelle che si riscontrano tra diversi manoscritti medioevali, i testi coincidono quasi perfettamente indicando una scrupolosa fedeltà nella loro trasmissione attraverso i secoli.
Questa corrispondenza quasi esatta non riguarda tutti i reperti ritrovati. Gli studi più recenti fanno ritenere che all’epoca di Qumran – quindi più o meno ai tempi di Gesù – esistessero in Israele e fossero considerate ugualmente valide, diverse versioni dei testi biblici, corrispondenti a diverse ‘tradizioni’ che poi si sono tramandate attraverso i secoli e spiegano alcune differenze che si riscontrano tra le diverse Bibbie odierne. (La Bibbia Cattolica ha alla sua base la Versione Greca detta dei LXX, tradotta dall’Ebraico nel II secolo a.C. e contenente anche i libri scritti originariamente in greco che gli Ebrei hanno escluso dal loro canone)
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[1] Bibbia è il termine di origine greca tradotto poi in tutte le lingue del mondo ma non è il nome che gli Ebrei gli danno. Il nome Ebraico è TANAK – sintesi di Torah-Neviim-Ketubim, i nomi che contraddistinguono le tre sezioni del libro: il nostro Pentateuco, i Profeti e gli Scritti
Di grande interesse. Ci esorta all’approfondimento. Grazie.
Grazie Federica.
Sono sempre gratificato dal sapere che quanto scrivo è apprezzato.
Tanti auguri di Buona Pasqua a te e a Filippo
Beppe