Chi mi legge su “La lampadina – Periodiche illuminazioni” saprà bene che una delle questioni contro le quali combatto (purtroppo invano, ma io ho un po’ lo spirito da ultima guardia che ‘muore ma non si arrende’) è quella della ‘manipolazione del consenso’: tecnica messa in atto da sempre dai detentori del potere ma utilizzata soprattutto nei tempi moderni e, ahimè, anche nei regimi democratici che hanno nel consenso la loro legittimazione.
Oggi si parla molto di ‘narrazione’, del modo cioè nel quale un argomento viene presentato. Se un argomento è ‘narrato’ efficacemente in modo ‘credibile’ viene assimilato dalla generalità della popolazione e assunto come ‘base indiscutibile’ (letteralmente: che non può essere discussa! Chi si azzardasse a farlo avrebbe buone possibilità di essere messo al bando dalla comunità. Se ne potrebbero citare diversi esempi attualissimi, ma non lo faccio perché ….non voglio essere messo al bando!).
Mi occuperò di una ‘narrazione’, ormai datata – perché vecchia di un paio di centinaia di anni – ma che si è imposta ed è alla base della nostra cultura.
Parlo dello sviluppo della vita nel nostro pianeta.
Quale la storia della vita nel nostro pianeta e in particolare dell’uomo? In origine c’è stata una prima cellula vivente, formatasi per il tramite di una qualche scarica di energia su di un insieme di elementi chimici. Da questa cellula iniziale sono derivate tutte le forme di vita. Il motore di questo sviluppo è stato il caso che ha provocato nella sostanza vivente delle mutazioni, le quali si sono progressivamente affermate e consolidate attraverso una selezione – la selezione naturale – che ha privilegiato quelle più idonee alla sopravvivenza nel particolare contesto nel quale si sono prodotte. Tutte le forme di vita derivano da quella prima cellula; le diverse specie si sono differenziate nel tempo divenendo sempre più complesse. L’essere umano è il frutto maturo di questa evoluzione ed è una evoluzione della scimmia.
Questo è più o meno quello che vi direbbe una “persona qualunque” che venisse interrogata sull’argomento: è la NARRAZIONE che si è imposta, una volgarizzazione estrema della teoria dell’Evoluzione.
La teoria dell’Evoluzione nasce dal desiderio di fornire una risposta alla constatazione della esistenza nel pianeta di una grandissima varietà di specie diverse, le quali presentano tra loro delle innegabili similitudini. Alla base della teoria sta il fatto che, poiché la realtà sotto i nostri occhi è “fisica”, la ‘risposta’ alla domanda DEBBA anch’essa essere puramente ‘fisica’ (cioè prescindere da qualunque ipotesi ‘metafisica’).
I padri dell’Evoluzionismo sono stati due: LAMARCK e DARWIN.
Alla base del pensiero di Lamarck ci sono fondamentalmente due leggi:
‘La funzione sviluppa l’organo’, per esempio, il desiderio di volare ha fatto sviluppare le ali ai serpenti;
‘la legge dell’uso e del non-uso’: un organo presente in embrione quando utilizzato si sviluppa, uno già maturo ma che non si usa si atrofizza e scompare.
(Da notare che queste due leggi risultano essere verissime negli organismi creati dall’uomo: in una organizzazione umana, quando si manifesta la necessità di disporre di una nuova funzione, si crea un ufficio o un dipartimento apposito, se nel tempo, viceversa, una certa necessità viene meno l’ufficio o il dipartimento vengono soppressi).
In questo scenario i caratteri acquisiti si trasmettono e Il progresso è continuo.
Alla base del pensiero di Darwin ci sono invece ‘il caso’ e la ‘selezione naturale.
È ‘il caso’ a determinare un qualunque cambiamento e la ‘lotta per la vita’ –alla base dell’esistenza – è quella che determina che una specie sopravviva – perché più adatta alle circostanze – e un’altra invece scompaia.
A quanto trovo scritto, perché io il libro non l’ho letto, il titolo stesso della opera di Darwin: “The origin of species by means of natural selection or the preservation of favoured races in the struggle of live“ è in realtà ‘manipolatorio’ perché nel testo dell’opera non si parla mai dell’ORIGINE delle specie – di come cioè una nuova specie sia potuta apparire sulla faccia della terra – ma solo della loro MODIFICAZIONE nel tempo e le due cose non sono equivalenti.
Lamarck è stato dimenticato. Darwin invece è sempre all’ordine del giorno: ogni anno si celebra il Darwin Day per commemorare la sua data di nascita!
La teoria dell’evoluzione è stata continuamente sottoposta a critiche e aggiornata man mano che venivano fatte nuove scoperte scientifiche. Oggi infatti tra gli scienziati non si parla più di Darwinismo ma di Neo-darwinismo.
Il neo-darwinismo si è dimostrato utile come quadro di riferimento nello studiare la micro-evoluzione cioè nell’evoluzione all’INTERNO di una specie, diversa è invece la situazione per la Macro-evoluzione: il come, quando e perché si siano formate ‘nuove’ specie rimane qualcosa di inspiegato.
Come si è passati dalla non-vita alla vita (un organismo unicellulare che è costituito da una certa quantità di elementi chimici definiti è cosa ben diversa dall’insieme di quella stessa quantità di elementi chimici)? Come è accaduto che a un certo momento (circa 600 milioni di anni fa) è apparsa improvvisamente sul pianeta una miriade di specie diverse delle quali precedentemente non si è trovata traccia? Come è stato che sul pianeta sia comparso il linguaggio e il pensiero razionale? (il fisico Antonino Zichichi li chiama il secondo e terzo big bang della creazione).
Si sono fatte alcune importanti scoperte, ad esempio, che i geni del DNA – la struttura alla base di tutti gli esseri viventi – non hanno tutti la medesima importanza: mutazioni nei geni regolatori di alto livello possono determinare grandi novità evolutive. Questo potrebbe aver provocato l’apparizione di ‘nuove specie’ – secondo il nostro modo di classificare la realtà in ‘specie’.
Ma come e perché si sarebbero verificate queste mutazioni nei geni regolatori di alto livello? La risposta è, naturalmente: per caso.
La Treccani dice: “Nella descrizione dei principali eventi evolutivi con il passare degli anni lo spazio esplicativo dedicato al caso è aumentato, e non diminuito”.
Ma cosa è il Caso? È qualcosa della quale non sappiamo spiegarci la causa!
Per questo sempre la Treccani aggiunge: “Non vi è però ragione di ritenere che i principi biologici necessari per la comprensione di questi eventi non siano assolutamente gli stessi di tutti gli altri fenomeni evolutivi”.
In sostanza la Treccani dice: Riscontriamo in biologia (scienza della vita) la presenza di eventi evolutivi dei quali non sappiamo spiegarci bene il perché, siamo però convinti che prima o poi li potremo comprendere utilizzando i principi scientifici.
(L’affermazione che la spiegazione scientifica di un fenomeno fisico utilizzerà dei principi scientifici è in realtà una ‘tautologia’: è ovvio che una spiegazione “scientifica” cioè fondata sulla scienza – le leggi della fisica – non può includere qualcosa di estraneo alla scienza stessa!).
La controversia sull’evoluzione è molto accesa perché maschera un dissidio filosofico che sta alla sua base. La scienza cerca costantemente di scoprire la ragione del funzionamento della natura ma può esimersi dal considerare perché mai la natura sia razionale?
Ma torniamo all’inizio. Perché si è imposta questa narrazione che si vuole ‘scientifica’ ma non lo è e, in alcuni suoi aspetti, è perfino falsa? (È dimostrato ad esempio che l’essere umano NON discende dalla scimmia, al massimo uomini e scimmie hanno un antenato comune).
La risposta che io mi do, ma altri potrebbero darne una diversa, è questa: l’evoluzionismo è una teoria nata per contrastare il ‘deismo creazionista’ fornendo una spiegazione ‘scientifica’ della realtà nella quale siamo immersi. Dimostrato che questa spiegazione ‘scientifica’ fa acqua non resterebbe altro che dire: “Al perché e al per come del sorgere e dello svilupparsi della vita non siamo in grado di dare risposte valide, (Sarebbe un soprassalto socratico dire: la sola cosa di cui siamo certi è che sappiamo di non sapere), quanto al credere che l’uomo un giorno ci arriverà con la Scienza o al credere che la spiegazione sia extra-scientifica, questo è questione di “credere”, dunque di ‘fede’”.
Ma questa strada non è praticabile perché metterebbe in dubbio la onnipotenza della “Scienza”[1]: è l’ultimo “mito” al quale ci si può riferire per ‘manipolare il consenso’!
Conclusione: attenti alle ‘Narrazioni’, sentite sempre più ‘campane’ per farvi una opinione sulla realtà delle cose che sia realmente vostra.
Evoluzionismo (Treccani) È quella concezione filosofica che spiega la formazione del mondo fisico, delle specie viventi, della coscienza e della società umana con uno stesso processo di sviluppo naturale e si deve perciò distinguere dalle altre teorie che, pur ammettendo una formazione storica graduale, riconoscono in essa l’attuarsi d’un piano divino; e tanto più da quelle che considerano il processo, non come un succedersi di fasi nel tempo, bensì come un ordine logico di momenti dialettici, alla maniera del Hegel. L’evoluzionismo si contrappone a tutte le spiegazioni finalistiche, in quanto pretende di dar ragione di ogni sviluppo con cause puramente naturali; e nega l’immutabilità dei tipi, così per le specie chimiche e biologiche, come per le forme della vita spirituale e sociale.
Creazionismo (Treccani) Concezione filosofica o religiosa che attribuisce l’origine del mondo a un libero atto creativo compiuto da Dio.
[1] Ovviamente parlo della “Scienza” come presentata dai media, non di quella vera, che è oltremodo seria!
Ottimo articolo, molto interessante. Apre ad una serie di riflessioni che mi sembrano sempre più necessarie. Grazie
Non entro nel tema della “Narrazione”, né su quello, esemplificativo, dell’”Evoluzione”. Mi ha colpito, invece, un’affermazione che sarebbe alla base della teoria dell’Evoluzione: “… poiché la realtà sotto i nostri occhi è “fisica”, la ‘riposta’ alla domanda DEBBA anch’essa essere puramente ‘fisica’ (cioè, prescindere da qualunque ipotesi ‘metafisica’)”. Forse sbaglio nell’interpretazione e pertanto cerco di precisare cosa ho capito: quello che vedo è qualcosa di fisico (qualunque cosa ciò possa significare) e quindi cerco una riposta che abbia lo stesso carattere [considerazione non molto più chiara, ma non riesco ad esprimerla meglio]. È lo snodo che capisco poco. L’uomo – secondo me – è alla ricerca di spiegazioni; direi che già i bambini piccolissimi pongono continui “perché”. Il punto è nello stabilire quale risposta considero soddisfacente.
Posso accontentarmi di una storia che mi chiarisca che “è così perché è così; perché si è sempre saputo che le cose vanno in un certo modo; perché Qualcuno ha voluto così; perché Adamo, per primo, fece così; e via dicendo”. Oppure cerco una spiegazione che sia convincente; e intendo una ipotetica spiegazione che sia verificabile: “se le cose stessero così, allora in un caso diverso dovrebbe succedere quest’altro evento”. Forse Aristotele direbbe questa spiegazione fisica”, mentre l’altra, tassativa, andando al di là di quella fisica, sarebbe “oltre la fisica”, cioè metafisica.
Il punto, a mio avviso, è che la scelta non è in alcun modo obbligata (quel DEBBA), ma è di gusto, di preferenza personale; caratteriale, direi: a una spiegazione che non porta a nulla di diverso, uno preferisce avanzare un’ipotesi verificabile per principio, ma di cui poi le circostanze non consentono un’immediata verifica, un altro preferisce acquietare i suoi dubbi accettando la risposta tassativa. Non chiamo in campo la scienza essendo consapevole che esistono “scienziati” (persone operanti certamente nell’insegnamento, ma che poi si applicano anche nella ricerca e nello studio) che, appena fuori delle certezze apprese preferiscono non essere troppo problematici, contenti di facili e poco giustificate risposte.
E quindi non concordo sul definire tautologica l’aspettativa di una risposta scientifica in campo scientifico; la scelta di campo, secondo me, è a monte.
Gentile Berra
Se non ho capito male le sue argomentazioni credo che, al di là dello svolgimento, la conclusione del mio articolo concordi fondamentalmente con il suo pensiero.
“Quello che vedo è fisico e QUINDI cerco una risposta che abbia lo stesso carattere” è il ‘normale’ procedere. Così avanza la scienza: osservo, elaboro una teoria, la confermo dopo verifica. Il puntum dolens sta, secondo me, nel ‘QUINDI’ (equivalente al mio DEBBA). Dicendo “QUINDI” posso intendere che la risposta – per essere una ‘risposta’ – deve avere lo stesso carattere fisico oppure semplicemente che “il NORMALE procedere della Scienza: a problemi ‘fisici’ è cercare risposte ‘fisiche’. La prima accezione è ‘fideistica’ la seconda no.
Cosa succede quando la ‘conferma dopo verifica’ non è soddisfatta? Ho due scelte: pensare la risposta con lo stesso carattere (cioè fisica) esiste e prima o poi sarà trovata, oppure la ‘conferma con lo stesso carattere dopo verifica’ non la ho oggi nè l’avrò mai perché la risposta, che certamente esiste, ha un “carattere” diverso.
La scelta di aderire a una delle due opzioni non è ‘scientifica’ ma è come dice anche lei “a monte”,. La prima è una scelta di ‘fede nella Scienza’ la seconda è, invece, ‘di ‘fede creazionista’ se specifica una risposta di altro tipo o semplicemente ‘agnostica’ (socratica) se non fornisce alcuna risposta
Forse la mia affermazione che la Treccani ‘fa una ‘tautologia’ non è corretta, avrei dovuto dire ‘fa un atto di fede nella Scienza’.
Cordiali saluti
Giuseppe Zezza
Riflessioni interessantissime!
E’ un po’ come dire che la scienza oggi si basa su un atto di “fede nel….caso”. Peccato che il caso non risponde al metodo di verifica scientifico!
Ed è anche curioso notare come le due parole di “caso” e “caos” siano straordinariamente simili.