Articolo di Lalli Theodoli
La lettura di un difficile libro di filosofia e mitologia di cui ho capito molto poco, ma che mi ha riportato il ricordo di antichi insegnamenti su arte miti e letteratura greca e romana.
In letteratura, di Catullo si traduceva il pianto della ragazza per la morte del suo uccellino. Nessuna menzione alla quantità di letteratura pornografica da lui prodotta. Così la memoria del poeta era per noi legata indissolubilmente alla lagna (allora dicevamo così) per un passerotto morto. Passer meae puellae.
Fra le favole di Fedro sul gloriarsi di cose piccole, indimenticabile quella della montagna che, dopo un gran trambusto, partorisce un topolino. Alla traduzione di “peperit “tutta la classe arrossiva violentemente.
Nessun rossore, invece, quando nelle storie dei bassifondi romani si parlava di “lenoni”. Ora si direbbe protettore o peggio. Ne ignoravamo totalmente il significato e gli insegnanti certo non si lanciavano in spiegazioni. Ma chi erano costoro? Nessuna domanda da parte nostra. Nessuna risposta di conseguenza.
Sugli amori di Saffo solo dopo molto tempo abbiamo scoperto che i versi erano diretti ad altre donne. I nomi propri non davano da dubitare.
Della tragedia imparavamo le trame. Traducevamo alcuni brani. Di Sofocle l’Edipo re. Vince nell’indovinare il quesito della Sfinge: chi nella vita si muove su quattro zampe, poi due, poi in seguito su tre? La risposta è l’uomo che dapprima gattona poi cammina ritto e, da anziano, si appoggia ad un bastone. Per premio della soluzione ottiene in moglie la regina vedova Giocasta. Ma Giocasta è sua madre. Si sorvola. Non “SUA MADRE!!!!” ma “sua madre“. Sussurrato a voce bassa. Edipo, alla scoperta di quanto accaduto, si strapperà gli occhi.
Arte antica. Nelle visite scolastiche a Pompei veniva saltata a piè pari la casa dei Vetti. Tutta la classe veniva dirottata su pitture di architetture di interni. Così pure si passava oltre alle pitture molto esplicite di sesso e alle rappresentazioni di uomini con bilance per pesare falli giganteschi. Credo che, invece, la casa chiusa non fosse visibile allora. Sopra ogni stipite la rappresentazione di quanto poteva avvenire all’interno.
Per la statuaria si sorvolava sul celeberrimo ermafrodito e su quella di Pan con la capra. Per non parlare della LEDA e il cigno.
L’Olimpo è in mano a Giove che, dall’alto, continuamente guarda giù ..e vede splendide ninfe di cui si innamora. Si trasforma in pioggia d’oro per sedurre Danae, in cigno per Leda. Inutile domandarsi il perché di queste strane metamorfosi. Non sarebbe stato meglio (anche per Leda e Danae) se si fosse semplicemente trasformato nel più bell’uomo del mondo? Giunone, pessimo carattere, forse anche conseguenza di perenni scappatelle, è perennemente furiosa.
Non basta. Pasifae si innamora di un toro. Dedalo, il creatore del labirinto, le fabbrica una finta mucca. Lei si pone all’interno e inganna il toro. Innocente? Scemo? Non si accorge che la mucca è di legno? Dalla bestiale unione nasce il Minotauro. Una creatura mezzo uomo e mezzo toro. Normale da un accoppiamento così. Noi zitti. Ma come facevano gli insegnanti a raccontare o a sorvolare? Cosa accadrebbe adesso in una epoca in cui gli adolescenti sono molto più svegli di quanto fossimo noi alla loro età? Domande su domande che esigono risposte.
Forse ora poco o nessun imbarazzo sul sesso ma certo imbarazzante spiegare gli stretti rapporti con gli animali.
Dico imbarazzante, ovviamente, per i ragazzi ma anche per tori, capre e cigni.