Articolo di Nicoletta Fattorosi Barnaba, Autore Ospite de La Lampadina
Cari lettori, eccomi di nuovo con voi per scrivere della nostra bella Roma e cercare di non dimenticare le sue tradizioni. Oggi insieme ricordiamo come e dove i romani di ieri si incontravano per passare il loro tempo, quando ancora la televisione, o chi per lei vedi il mondo di internet, ancora non aveva preso il tempo dello svago alle persone che desideravano incontrarsi per parlare e confrontarsi.
Facciamo un passo indietro nel tempo e entriamo in un locale caldo, rumoroso per le chiacchiere, risate e a volte anche per liti più o meno violente: l’osteria.
Il primo luogo di aggregazione a Roma è stato l’osteria e la prima bevanda il vino.
Con il passare del tempo la nostra città ha dovuto accettare mode e usi diversi, si è adeguata e ha aperto le porte di locali più sofisticati, che a fatica sono entrati nelle consuetudini dei romani.
Ad un certo punto della nostra storia, Roma si è aperta ad altri tipi di bevanda come il caffè.
Dal 1700 si aprono locali dove la borghesia si riunisce per parlare, per ritrovarsi a discutere degli eventi politici che non coinvolgono solo Roma, ma l’Europa intera. In questi locali, che prendono proprio il nome di Caffè, il nero infuso portato in Europa dai turchi, si possono leggere giornali, incontrare artisti delle varie arti: scultori, pittori, letterati. Tutti desiderosi di scambiare idee.
Primo tra tutti il Caffè Greco a Roma sarà il punto di riferimento di tedeschi, e non solo, gli artisti che venivano da fuori si ritrovavano qui e si confrontavano con quelli di casa. Centro di smistamento della posta che qui giungeva da tutta Europa per artisti e letterati che stavano a Roma. Anche Canova aveva qui il suo recapito, da tutta Europa riceveva le lettere, bastava scrivere Canova Roma e le missive arrivavano al caffè Greco.
L’intellighentia di Roma ha vissuto qui nella celeberrima saletta “omnibus”: Liszt, Bizet, Gogol, Wagner, Goethe, Casanova, Stendhal, Trilussa, De Chirico. E, insieme a loro, tutti i grandi pensatori, artisti, letterati degli ultimi duecent’anni, corroborati dallo scambio d’idee e dalla bevanda orientale. È un monumento storico della Capitale, che si sta rinnovando e aprendo a nuove realtà.
E se un cardinale siede al Greco? La leggenda vuole che diventi papa. Accadde a Gioacchino Pecci, divenuto Leone XIII.
Dal Settecento al 1870 ci saranno grandi cambiamenti nella nostra città. improvvisamente dopo secoli di una vita scandita dalle campane e da qualche invasione Roma si sveglia e non si riconosce; immigrati da ogni regione d’Italia si affollano per le sue strade portando con sé nuove abitudini. I caffè, centri di incontro della colta borghesia, si offrono ai nuovi clienti con un aspetto nuovo, cercano un’eleganza prima inusitata. I clienti sono sempre quelli che vogliono confrontarsi, ma con idee più nuove. Burocrati, giornalisti vivaci, giovani scrittori infiammati dall’idea della patria si trovano nei caffè che ormai vendono anche liquori, pasticcini, gelati e diventano anche sale da the.
Novità delle novità ai tavoli dei caffè troviamo anche delle signore sole!
Le famiglie si siedono, la domenica, per gustare una tazza di cioccolata allo squaglio.
L’incontro al caffè era proprio di un’epoca in cui, il tempo era ancora gestito da ogni persona per il proprio personale piacere e lavoro. Oggi che siamo divorati dai minuti, non abbiamo più una dimensione temporale gestita da noi stessi, giriamo nel vortice del tempo che gira per noi la ruota della giornata e così il caffè che si riempiva di piacevoli e colti chiacchieroni, oggi è invece pieno di frettolosi e griffati personaggi che bevono in piedi il caffè, dandosi quindi un veloce appuntamento per un giorno a venire.
Pensate che il caffè aveva anche un detto per essere bevuto nel giusto modo o addirittura possiamo dire con devozione.
Il caffè va bevuto con 3 “C”: caldo, comodo e chiacchierando. Oggi della chiacchiera intorno alla tazzina di caffè è rimasto ben poco; anche se sicuramente se ne beve molto più di prima e alla lettera “C” si è sostituita la ”F” fast!
Chiudo questo aromatico incontro con il nostro poeta Belli che sul caffè ci lascia dei versi filosofici:
Er Caffettiere filosofo
L’ommini de sto monno sò l’istesso
Che vaghi de caffè ner macinino:
C’uno prima, uno doppo, e un’antro appresso,
Tutti quanti però vanno a un distino.
Spesso muteno sito, e caccia spesso.
Er vago grosso er vago piccinino,
E ss’incarzeno tutti in zu l’ingresso
Der ferro che li sfraggne in porverino.
E l’ommini accusì viveno ar monno
Misticati pe mano de la sorte
Che sse li gira tutti in tonno in tonno;
E movennose oggnuno, o ppiano, o fforte,
Senza capillo mai caleno a fonno
Pe cascà ne la gola de la morte.
Vi saluto recuperando il profumo del caffè che a Roma si sostituì, con una certa difficoltà e non sempre con successo, al sapore del vino.
Bellissimo! Pieno di fascino
Cambiano le cose, i nostri genitori dal classico tè a Via Veneto o da Babington, a proposito leggo: “E a Roma vennero, nel 1893, due giovani signorine inglesi di buona famiglia: erano Isabel Cargill, figlia del capitano Cargill, fondatore della città di Dunedin in Nuova Zelanda e Anna Maria Babington, discendente di quell’Antony Babington impiccato nel 1586 per aver cospirato contro Elisabetta I. Le due giovani decisero di investire i loro risparmi (100 sterline) aprendo nella capitale una sala da tè e di lettura destinata alla comunità anglosassone.
Io ricordo mio padre ,durante gli anni del dopoguerra a Roma , al caffè Aragno elegante e bellissimo!