Si sa che la scrittura, nata oltre 5000 anni fa, ha permesso all’uomo di trasmettere informazioni complesse usando lettere e segni. Esiste uno stretto legame tra scrittura, cultura e storia. La civiltà della scrittura si è contrapposta a quella della comunicazione orale e segna il passaggio dalla preistoria e la storia. Assimilata come metodo di comunicazione nei secoli, molto rapidamente oltre la scrittura si sono sviluppati anche l’uso dei codici segreti per crittografare testi che solo gli iniziati potevano decifrare. Utile in vari contesti, la crittografia come tecnica per celare un messaggio esiste fin da tempi antichissimi: in alcuni geroglifici egizi, in Grecia gli Spartani usavano la scitala lacedemonica, un bastone verticale su cui erano incisi in ordine le lettere dell’alfabeto, c’è il cifrario di Cesare, uno dei più antichi algoritmi crittografici e via a seguire nella storia, ce ne sono numerosi esempi fino ai nostri giorni.
Si è sempre riuscito, con più o meno difficoltà, a decifrarne il contenuto con vari metodi per essere in grado comunque alla fine a carpirne le informazioni contenute. C’è però una stranissima eccezione.
Esiste un manoscritto che nessuno è ancora riuscito a interpretare. Il Voynich che sfida la classificazione e ancor meno la comprensione. Conservato nella Beinecke, la sezione della Biblioteca dell’Università di Yale che raccoglie i manoscritti e i libri antichi e rari, è considerato il testo più strano del mondo che nessuno è mai riuscito a decifrare. Scritto su una sottile pergamena di capretto, è stato datato dal carbonio 14 tra il 1404 e il 1434. Rappresenta un mistero vecchio di circa 600 anni che continua a sconcertare studiosi, crittografi, fisici e informatici: un codice medievale di circa 240 pagine scritto in un linguaggio incomprensibile, ricco di bizzarri disegni di piante esoteriche, donne nude e simboli astrologici.
Ha una storia travagliata. Si pensa che fu comprato dall’imperatore Rodolfo II d’Asburgo. Lo acquistò da due strani personaggi in Inghilterra: il mago John Dee, che affermava di comunicare con gli angeli tramite le pietre, e il suo amico, il famoso truffatore Edward Kelley. Rodolfo II, appassionato di esoterismo, magia e stranezze di ogni tipo, lo acquista per 600 ducati, una somma molto importante per l’epoca.
Il codice finisce a un certo punto a Villa Mondragone a Frascati, allora convento gesuita, e da lì viene comprato dal mercante di antichità Wilfrid Voynich, dal quale prenderà il nome. Dopo varie vicissitudini approda finalmente all’Università di Yale nel 1969.
Nel corso dei secoli numerosi studiosi si sono scervellati interrogandosi sul suo significato. Si è ipotizzato che potesse essere stato scritto in un linguaggio occulto sconosciuto ribattezzato “voynichese” con descrizioni di riti esoterici. Ricco di illustrazione su piante, stelle e donne si sono voluto vedere simboli alchemici.
Si è pensato ad uno scherzo o a una truffa.
Negli ultimi cinque anni, riviste che si occupano di linguistica computazionale, fisica, informatica e crittografia hanno pubblicato articoli sul Voynich, alcuni successivamente smentiti ma molti altri che introducono un nuovo approccio all’analisi del testo, piuttosto che di cercare una soluzione definitiva. In questi ultimi casi, l’obiettivo potrebbe essere principalmente quello di mostrare nuovi strumenti che possano essere applicabili ad altri campi.
L’impenetrabile segreto rimane. La più grande stranezza è che sembra essere scritto da una mano sola con un tratto scorrevole, senza incertezze; lettere omogenee e molto regolari, praticamente identiche, senza un solo errore. Qualcosa di straordinario per un manoscritto.
Comunque rimarrà sempre un enigma di cui forse non si troverà mai la soluzione. Ma quanta energia spesa per cercare di svelarne il mistero!