COSTUME – La memoria…non uguale per tutti

Articolo di Lalli Theodoli

Tutti sappiamo come, arrivati ad un certo punto della vita, si perda molto di avvenimenti recenti e si ricordino invece tantissimi particolari assolutamente remoti.
Si sa… non ci ricordiamo il titolo del libro che sta sul nostro comodino o del film visto ieri, ma ci ricordiamo perfettamente della bambina con le trecce con cui giocavamo a quattro anni, il nome di sua nonna e il cognome e  il suo vestito preferito.
Fin qui..nulla di nuovo. Accettiamo senza riserve.
Pare che, negli ultimi anni, si sia scatenata un’enorme voglia di raccontarsi. Forse accentuata durante la pandemia: costretti in casa, in molti hanno rivangato il loro passato, le loro vicissitudini e, ritenendole degne di nota, le hanno, di fatto, pubblicate.
I miei primi quaranta anni, poi i secondi, e le esperienze di viaggi e di lavoro e molte autobiografie, racconti di lontane fanciullezze, di vecchi luoghi di villeggiatura, di anziani nonni, di care tate…
Alcuni racconti, gradevoli, hanno fatto rinascere anche in noi vecchie memorie. Alcune totalmente condivise da quanti avevamo vicini all’epoca, altre, invece, messe in serio dubbio e, a volte, decisamente contestate  da  amici e parenti.
Ma no, la casa non era così, la tata era giovane, la zia non era così feroce. Non sei stata tu a far cadere in mare il fuoribordo, ero io che ho perso l’ancora, eri tu che graffiavi e mordevi durante i litigi, ero io la più brava a scuola.
Tutto contestato. E sui ricordi…ci si accapiglia furiosamente!
Non mi è venuta voglia di scrivere le mie memorie, anche se la fanciullezza di sette sorelle scatenate avrebbe molte cose da raccontare…tranquilli…mi astengo.
Mi astengo perché, anche in conversazioni in cui solo VERBA VOLANT ho preso nota di quanto ognuna di noi abbia ricordi diversi, impressioni diverse, sulle persone che frequentavano la nostra casa: per alcune di noi, terribili, per altre, presenze affettuose, sulle case vissute, enormi per alcune, piccole per altre, paurose per alcune per altre… radiose. Vite condivise totalmente ma vite totalmente diverse nel ricordo.
Ed è giusto così. In una stessa realtà oggettiva (ma esiste?) ognuno di noi ha assimilato un qualcosa di diverso. Ognuna di noi ha vissuto in qualche modo una vita differente dalle altre. L’incredibile è che questo accade fra sorelle e fratelli che abbiano condiviso la stessa casa, gli stessi parenti, gli stessi ambienti, la stessa educazione. Ognuno ha incamerato esperienze diverse. Ne ha totalmente cancellate altre o… ne ha fatto inconsciamente una storia diversa di cui a volte è protagonista, finalmente. E da questa selezione scaturiscono ricordi totalmente differenti. Alcuni totalmente cancellati (troppo dolorosi?) alcuni invece esaltati (magnifici?). Ma il risultato è che se ora volessi mai affrontare un racconto sulla mia famiglia, certamente sei sorelle mi griderebbero all’unisono “BUGIARDA!”.
Su una unica cosa, sono certa, saremmo tutte d’accordo. Nel ricordo della paura mista ad orrore alla visione delle due vere volpi con testa e coda e occhi di vetro che circondavano il collo di zia Maria.

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