Si chiamano «acheropite» dal greco «acheiropoieta” (a: alfa privativo, cheiro: mano, poiein: creare) le “immagini non create da mano d’uomo”.
Nel mondo “materialista” nel quale viviamo, ascoltare la parola “acheropita” quando decifrata nel suo significato etimologico, fa sollevare un sopracciglio o produce un sorrisetto di compatimento.
Nella tradizione cristiana molte sono le immagini che vengono venerate come “acheropite”, ne cito alcune:
– l’icona del Laterano, esposta nella cappella Sancta Sanctorum alla quale si accede dalla Scala Santa a San Giovanni in Laterano. Rappresenta il Cristo seduto sul trono, si dice sia stata dipinta da San Luca e sia arrivata miracolosamente a Roma nell’Vlll secolo.
– l’icona della Vergine di Gerusalemme. È conservata in una cappella sul retro del Santo Sepolcro ed è venerata dai cristiani ortodossi.
– il volto santo di Lucca, un crocifisso ligneo. La tradizione lo attribuisce a Nicodemo, il fariseo che, secondo i Vangeli, incontrò Gesù di notte. Lo avrebbe eseguito con la partecipazione di un angelo che avrebbe rappresentato il volto di Cristo.
Le tradizioni che le riguardano sono antiche e… venerabili ma certamente lasciano molto perplessi uomini del XXI secolo che sanno come possano originarsi le tradizioni e soprattutto si fidano solo della scienza.
La domanda che ci si può porre: ma esistono oggi immagini “acheropite” sulle quali siano stati eseguiti test scientifici che ne confermino una esecuzione non umana?
lo ne conosco tre: La Sacra Sindone, il Volto Santo di Manoppello, la Vergine di Guadalupe.
La Sacra Sindone, è un lenzuolo di lino conservato nel Duomo di Torino.
Su di esso è visibile l’immagine di un uomo che porta segni interpretati come dovuti a maltrattamenti e torture compatibili con quelli di un condannato alla crocefissione e descritti nella passione di Gesù.
Si tratterebbe del lenzuolo funebre in cui è stato avvolto il corpo di Gesù dopo la deposizione dalla croce e sarebbe rimasto impressionato al modo di una lastra fotografica al momento della sua Resurrezione.
La Sindone è l’oggetto che è stato sottoposto al maggior numero di test — solo negli Stati Uniti nei quattro anni tra il 1978 e il 1981 le hanno dedicato 150.000 ore di studi scientifici. La letteratura che ne appoggia la veridicità è sterminata.
Poiché l’immagine che vi è impressa inquieta, molti si sono affannati con diversi test scientifici a dimostrarne la “inattendibilità”. (Naturalmente Wikipedia dà largo spazio a questa posizione) Chi volesse formarsi una propria convinzione personale può trovare in libreria abbondante materiale anche recentissimo.
Il Volto Santo di Manoppello è molto meno conosciuto — e molto meno studiato — della Sacra Sindone. Si tratta di un velo tenue che ritrae l’immagine di un volto, un viso maschile con i capelli lunghi e la barba divisa a bande. È di origine ignota. Se ne conosce la storia solo a partire dall’inizio del 1500. Attualmente è conservata nel Santuario di Manoppello — una piccola località abruzzese.
Le moderne analisi con i raggi ultravioletti non hanno riscontrato la presenza di praticamente alcun tipo di colore sul tessuto, tranne qualche traccia in corrispondenza degli occhi.
Alcuni vedono in questo oggetto il cosiddetto Velo della Veronica che era conservato in Vaticano ma poi sparito in occasione del sacco dei Lanzichenecchi, altri invece ritengono che sia il sudario poggiato sul volto di Gesù dopo che questi era stato sepolto.
La cosa più stupefacente di questa immagine è che è visibile da entrambi i lati e che le caratteristiche del volto, fatta eccezione per gli occhi, corrispondono a quelle ricavabili dalla Sacra Sindone con i segni della Passione: il naso disassato, le labbra gonfie e insanguinate, un colpo sulla guancia!
Anche in questo caso Wikipedia promuove le tesi “negazioniste”; per chi volesse informarsi personalmente sono comunque disponibili diversi libri che ne trattano e anche recarsi a Manoppello che dista poche ore da Roma.
L’immagine della Santa Vergine di Guadalupe è, se volete, la più sorprendente. Mentre Sacra Sindone e Santo Volto di Manoppello possono essere ricondotti a momenti della storia di Gesù come ci è raccontata dai Vangeli, l’immagine della Santa Vergine di Guadalupe è riferita a una “Apparizione” della Vergine avvenuta in Messico nel 1531 ad un certo Juan Diego Cuauhtlatoatzin, uno dei primi aztechi convertiti al cristianesimo.
L’immagine della Vergine si è impressa sul mantello di Juan Diego (tilma, si tratta di due teli di ayate, una fibra d’agave, cuciti insieme) nel mentre questi, su indicazione delta Vergine, portava un mazzo di fiori al Vescovo.
Anche in questo caso le opinioni si sono divise: da un lato coloro che ne sostengono l’origine miracolosa portano al loro arco diversi argomenti: il fatto che il mantello si è conservato intatto dopo cinquecento anni quando nel clima locale le fibre vegetali delle quali è costituito si deteriorano rapidamente, la tecnica usata per realizzare l’immagine è un mistero, i tratti somatici della Vergine non corrispondono a quelli degli abitanti della regione dell’epoca e il disegno, la realizzazione dell’immagine da parte di un artista locale richiede capacità superiori a quelle esistenti all’epoca in Messico dove nessun artista occidentale era attivo in quegli anni. Ma l’elemento più sorprendente a sostegno di questa tesi è che con un ingrandimento di 2000 volte, un ingegnere peruviano José Aste Tonsmann ha individuato, in entrambi gli occhi, il riflesso di fino a 13 individui, con proporzioni diverse, esattamente come accade quando un occhio umano riflette un’immagine. Sembrerebbe cioè che sia stato catturato il momento esatto in cui Juan Diego ha dispiegato il suo mantello davanti all’arcivescovo Zumérraga e alle altre persone presenti in quell’occasione!
Dall’altro coloro che negano che si tratti di una immagine acheropita, contestano la storia di Juan Diego, citano la presenza in loco di un pittore e sostengono che la prova degli occhi è inattendibile a motivo dell’ingrandimento eccessivo. (Anche per l’immagine della Vergine di Guadalupe ampia letteratura è disponile. Wikipedia in questo caso è più equilibrata e parrebbe optare per l’ipotesi miracolosa).
Come concludere? A basarsi sulla “scienza” non si arriva da nessuna parte! Alla base di ogni convincimento c’è sempre un ‘postulato’!
Un articolo molto interessante che tratta un argomento di alto tenore spirituale che ci trascende dalle miserie della nostra fragile condizione umana.