Articolo di Elvira Coppola Amabile, Autore ospite de La Lampadina
Il cinema illuminato ci regala la visione di una vera opera d’arte.
Un deserto per andare piano.
Un film che ti porta via.
Lettere dal deserto.
Entri piano in un mondo lontano che sembra non appartenerti. Un deserto immenso fatto di distese infinite e di silenzi pieni di brusii. Personaggi antichi laboriosi instancabili ripetono gesti e percorsi e frasi e riti. Sempre gli stessi sempre uguali sempre attenti e precisi e meticolosi. Eppure la diversità s’insinua piano.
Il deserto dipana i suoi spazi e tu guardi. Sei placato e nemmeno aspetti più un respiro una parola un’immagine diversa. Sei appagato dalla ripetitività. Come una pace misteriosa che non aspetta pace. C’è già. C’è tutto.
Sei ipnotizzato Perché diventi duna e luce e silenzio e pace.
Il deserto non è più distante.
Il deserto ti appartiene ne fai parte. Sei tu quel piede che lascia orme nella sabbia dorata. Sei tu quel velo che cela malinconia. Sei gli occhiali a specchio che stridono sul viso della vedova amaranto.
Guardiamo il film, la sala è gremita, siamo tanti. La proiezione si conclude su una frase struggente. Tenerissima! Parla di lettere non scritte. Parla di un papà perduto troppo presto.
Si riaccendono le luci e restiamo smarriti per un attimo.
Il deserto si è spento e non possiamo più rientrarci.
Quel deserto descritto dall’artista ci ha lasciato inermi.
Applausi, gente che parla commenta la nostalgia di una vita sopita e un’altra in gestazione che sta per nascere e trasformare i riti i tempi le attese.
La tecnologia di un cellulare s’impossessa delle mani e dei gesti. Le dita non scrivono più, le dita pigiano piccoli tasti, icone. Le lettere e l’inchiostro svaniscono. I postini appoggiano lo sguardo sugli uccellini e sulle stanze vuote.
Resta il deserto e noi dentro prigionieri di un mondo che non ci appartiene ma del quale abbiamo un infinito commovente rimpianto.
Michela Occhipinti si rivela un’artista preziosa e in questa proiezione ci regala molto più di quanto ci saremmo aspettato. Molto più di lei e del suo spirito libero coraggioso introspettivo.
Le anime del deserto dipinte su distese di sabbia. Ci siamo specchiati tutti lasciandovi orme invisibili. Abbiamo regalato anche noi il luccichio dei nostri cristalli alla rena dorata. Apparteniamo alle dune scolpite dal vento. Come Michela come i postini, come la frase del padre «sii felice».
Grazie Michela.