Rieccoci!
Sembra ieri ma… di nuovo milioni di ragazzi anche quest’anno si sono ritrovati alle prese con i fatidici esami di maturità.
Chi studia tutta la notte e a nulla servono i consigli dei medici che suggeriscono una sana dormita al posto di tonnellate di caffè per acciuffare mille informazioni e notizie che paiono sfuggire dalla memoria.
Chi divorato dall’ansia, chi abbastanza tranquillo per il lavoro svolto, Chi pensa già al futuro pienamente organizzato, chi invece ancora non sa se farà il veterinario o l’architetto. Ancora molta incertezza.
Alcuni accetteranno l’eventuale insuccesso con filosofia e tranquillità, altri, purtroppo, avviliti per la disfatta, avranno bisogno di aiuto e supporto e incoraggiamenti famigliari per non deprimersi.
Sto parlando di INCORAGGIAMENTI ma, al giorno d’oggi, accade, a volte, qualcosa di totalmente diverso.
Al risultato negativo dell’adorato figlio/ figlia il genitore non sempre si limita a rimbrotti o incoraggiamenti.
A volte Immediatamente fa ricorso al TAR.
Come hanno osato giudicare negativamente il figlio eccezionale?
Ho vissuto in una epoca in cui i professori erano INTOCCABILI. Non ho mai sentito criticare un insegnante per brutto che fosse il voto dato. Il fronte degli educatori, insegnanti e genitori, agiva all’unisono su un fronte unico.
Se mai vagamente a casa avessero avuto dubbi sulla equità di un giudizio se lo sarebbero tenuto per se. I miei soliti (ahimè) 3 in matematica erano pienamente accettati. Ero io che dovevo faticosamente provvedere alla risalita fino alla sufficienza: non era il professore a dover cambiare il suo giudizio su di me.
Ma alcuni non si limitano ad adire a vie legali: ritenendo di essere oggetti di una orrida ingiustizia, entrano a zampa tesa nelle scuole e picchiano e malmenano il povero insegnante reo di non avere apprezzato adeguatamente il figliolo.
Che l’insegnamento fosse da sempre ritenuto una professione difficile, siamo d’accordo, ma apprendiamo adesso che è divenuta anche una professione pericolosa. Se ritengo di dare un bel 4 sarà bene prepararsi a ricevere un sacco di botte. Casi molto rari per fortuna ma di cui non ho memoria nel mio percorso scolastico.
Oltre tutto.
L’esame si chiama esame di MATURITÀ. Non dovrebbe essere allora il maturo a reagire con civiltà spiegando con calma le sue motivazioni senza il soccorso della cavalleria?
Ci avviamo forse in un futuro in cui maturi impiegati, trattati male dal capo ufficio, vedranno accorrere il genitore a malmenare il direttore?
O TEMPORA! O (brutti) MORES!
Lascio un ricordo: l’esito del mio esame di maturità classica (anno 1955). Eravamo, in classe, ventuno; nove furono dichiarati subito maturi; undici dovettero ripresentarsi a settembre o a matematica o a fisica. Uno fu respinto. Era un ragazzo studioso, timidissimo, veniva dalla campagna lontana ed era orfano di padre. Era sempre passato, pur con qualche materia da “riparare”. C’era tutto per essere clementi, ma (non so a quale materia) si era messo a piangere dicendo “ma l’ho studiata, chiedetelo alla mi’ mamma!”, E la commissione compatta sentenziò che non era comportamento maturo!