PIANETA TERRA – Energia dal mare: il futuro con Dragon 12

Articolo di Beppe Zezza

Avete letto il giornale stamattina?
Sicuramente avrete trovato un articolo, un accenno o un riferimento al problema dell’energia o a nuovi metodi di produzione migliorati.
Già nel 2019, La Lampadina ha pubblicato un mio articolo sulle centrali elettriche mareomotrici. In quell’articolo, passavo in rassegna le possibili utilizzazioni delle varie fonti di energia primaria che avrebbero potuto sostituire l’utilizzo dei combustibili fossili.
In questi anni, c’è stata una grande effervescenza in questo settore. Non passa giorno che sui giornali non si legga la notizia di qualche nuovo marchingegno o processo produttivo che dovrebbe aiutare a risolvere il problema. Nucleare, eolico, solare, geotermico, marino: i campi sono tanti!
Il nucleare, che dopo un momento di “gloria” durante il quale in tutto il mondo si installavano centrali, a causa degli incidenti avvenuti (Chernobyl, Fukushima) o sventati all’ultimo minuto (Three Mile Island), aveva subito una brusca frenata, è tornato di prepotenza nell’orizzonte energetico. Se ne parla molto a motivo della difficoltà a soddisfare l’intera domanda di energia del pianeta solo con le rinnovabili e, in particolare, in accoppiata con i centri dedicati all’Intelligenza Artificiale, bisognosi in modo continuativo di quantità notevoli di energia.
L’eolico e il solare, pur sempre sostenuti con vigore da tutti i governi del mondo industrializzato, stanno incominciando a incontrare sempre maggiori difficoltà. Sia, di principio, perché la natura intermittente della produzione richiede la necessità di affiancare gli impianti con dispositivi che accumulino l’energia prodotta quando in eccesso rispetto alla domanda per rilasciarla quando in difetto (e su questo fronte la ricerca è ancora molto indietro), sia per l’impatto ambientale poco gradito dalla popolazione (la selva di torri eoliche deturpa il paesaggio e sembra influenzi anche la fauna avicola, gli impianti solari “consumano” terreno sottraendolo all’agricoltura), sia, infine, per implicazioni geopolitiche (le materie prime sono principalmente in Cina).
La geotermia sta facendo timidi passi in avanti soprattutto nel campo della produzione del calore. A Bordeaux, dove vivo, è in avanzato stato di realizzazione un impianto geotermico per il riscaldamento domestico di un intero quartiere. Potrà dare comunque il suo contributo.
Cosa dire degli impianti di sfruttamento delle maree e delle correnti marine, le quali in linea di principio sono più costanti e prevedibili rispetto alla luce del sole e alla forza del vento?
È di questi giorni la notizia della messa in servizio di una nuova centrale di questo tipo che pare essere molto promettente: il Dragon 12.
A vederlo, l’impianto sembra una manta gigante o un aquilone (il costruttore ama definirlo kite) all’interno del quale si trova la turbina e il generatore elettrico. La novità principale rispetto agli impianti che sfruttano le correnti marine finora realizzati è costituita dal fatto che il Dragon 12 non è ancorato al suolo in una posizione fissa ma si muove con un movimento a forma di otto, allontanandosi e avvicinandosi alla superficie. Questo movimento permette di amplificare il flusso d’acqua che attraversa la turbina e quindi di produrre più energia. Considerevole rispetto all’impianto dello stesso tipo realizzato in Scozia è la minor quantità di materiale necessario.
Il produttore è l’azienda svedese Minesto e gode di un importante finanziamento europeo. L’impianto, entrato in servizio nelle vicinanze delle coste delle Fær Øer Far Oer, ha una potenza di 1.2 MW (per confronto, le turbine eoliche commerciali hanno una potenza compresa tra 1.5 e 3 MW). Il programma prevede di installarne un centinaio fino a raggiungere una potenza installata di circa 200 MW, in modo da sopperire al 40% delle necessità delle isole. La casa costruttrice ritiene che dopo la prima fase di sviluppo il costo dell’energia prodotta con questo tipo di centrale dovrebbe aggirarsi sui 0.05 €/kWh, da paragonarsi a un costo attuale dell’energia prodotta da un impianto eolico di 0.035-0.045 €/kWh per gli impianti terrestri e di 0.05-0.10 €/kWh per gli impianti offshore. Promettente, dunque.
Una realizzazione interessante, ma certamente ‘una goccia nel mare’ rispetto alle esigenze della “transizione energetica” che il mondo industrializzato si propone.
Tuttavia, un proverbio dice “goccia a goccia si fa il mare”.
Questa sospirata transizione energetica verrà portata a termine, nonostante i dubbi di coloro come Jan-Baptiste Fressoz, che pure hanno delle buone frecce al loro arco? Solo il tempo ci dirà se riusciremo a superare queste sfide. Staremo a vedere.

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