STORIA/CURIOSITA’: qualche cenno semi-serio sul cibo nella Bibbia

Nella Bibbia sono innumerevoli i riferimenti ad alimenti e cibi specifici, precisandone la qualità ed il gusto: praticamente riferimenti gastronomici. La particolarità è che dove erge il cibo, dietro vi è sempre Dio che parla, con il cibo e attraverso il cibo, Dio ha, ogni volta, qualcosa di importante da dire agli uomini. Viene utilizzato il cibo come linguaggio, come sistema di comunicazione.
L’avventura umana comincia con un divieto (e quindi una trasgressione) “alimentare”: un “frutto”. Un divieto definitivo e una la condanna senza appello per la donna “partorirai i tuoi figli con dolore” e per l’uomo “con dolore lavorerai e trarrai cibo per tutti i giorni della tua vita” (Genesi 2, 16-17). Il Signore li scacciò da Giardino dell’Eden. La dizione biblica è generica, parla di albero e di “frutto”, ma pensando alla Eva di Durer al Museo de Prado e a Eva di Cranach agli Uffizi, entrambe le Eve mordono un frutto preciso: una mela.

Insomma la storia dell’uomo è un po’ la storia del suo cibo. In un primo momento Dio Creatore stabilì per gli uomini un regime vegetariano: gli uomini furono raccoglitori di semi. “Ecco io vi do ogni erba che produce seme e che è sulla terra ed ogni albero in cui è il frutto che produce seme: questo vi servirà di nutrimento” (Genesi 1, 29).
Poi in un secondo tempo, avverrà l’apertura all’alimentazione animale. Dio, successivamente al diluvio, benedirà Noe ed i suoi figli e dà loro “tutte le bestie selvatiche e tutto il bestiame e tutti gli uccelli del cielo, quanto striscia sul suolo e tutti i pesci del mare, quanto si muove ed ha vita vi servirà da cibo: vi do tutto questo come già le verdi erbe” (Genesi 9, 3).
E così l’uomo passa da raccoglitore di vegetali a cacciatore poi allevatore e pastore e poi agricoltore. Per milioni di anni ogni dispendio energetico è stato finalizzato primariamente alla nutrizione. La fame è stata spesso assillante compagna dell’uomo e lo obbligò a affinare le sue capacità per nutrirsi meglio adattandosi anche a cambiare tipo di alimentazione ed ambiente di vita. Il cibo diventerà strumento di conoscenza.
Insomma il linguaggio dei cibi è la parola di Dio. Isaia dice. “il Signore degli eserciti preparerà su questo monte un banchetto per tutti i popoli di cibi succulenti […] Egli strapperà su questo monte il velo che copriva tutti i popoli […] distruggerà per sempre la morte; il Signore, l’Eterno asciugherà le lacrime da ogni volto” (Isaia 25, 6-8).
E che dire dello stupendo mangiare che il Signore prepara al suo popolo stanco nel deserto del Sinai? Quaglie e manna (Esodo 16,143-15)” E avvenne verso sera, che salirono delle quaglie che ricopersero il campo e i figli di Israele dissero: che cosa è?” E  Mosè disse loro: ”Questo è il pane che l’Eterno vi dà da mangiare.”
Uno degli episodi di maggior rilievo della Genesi si snoda attorno ad un fatto gastronomico: il conflitto tra e Giacobbe e Esau, due fratelli nemici e due economie alimentari a confronto. “Esau divenne un uomo che s’intendeva di caccia […] mentre Giacobbe era un uomo tranquillo che dimorava sotto le tende”(Gen.25,27). Complicazioni psicologiche, caratteriali e culturali. Il conflitto in qualche maniera si concretizza, o si somatizza a tavola, in nome della gola. “Fammi trangugiare un po’ di questa pietanza rossa” chiese Esau al fratello, richiesta accolta al prezzo accettato di rinunciare e cedere i suoi diritti di primogenitura e così “Giacobbe allora diede ad Esau del pane e della minestra di lenticchie” (gen. 25,30-34). Gola o fame? E se non gli fossero piaciute le lenticchie?
Il cibo è vita e la vita è anche cibo: La storia delle religioni ci porta in un mondo simbolico dove il cibo è carico di valenze religiose insospettabili e di sorprendenti menu.

P.S. Mi sono sempre chiesta se Abramo, avrà capito che le tre persone apparse all’ingresso della sua tenda nell’ora più calda (Genesi 18,3) erano, in sostanza, il “Signore”? Comunque Abramo fu assolutamente all’altezza della situazione. Da ottimo padrone di casa e gastronomo efficiente fece preparare con fiore di farina e probabilmente olio buono, fragranti focacce, il vitello da cucinare fu scelto personalmente dal padrone di casa ”tenero e buono” e affidato per la cottura ad un servo per una ricetta ben nota e non affidata all’improvvisazione.

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3 Commenti
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Beppe
13 Gennaio 2015 20:22

In riferimento al P.S di Carlotta : L’interpretazione che i “tre uomini” che visitano Abramo siano “il Signore” è una lettura cristiana dell’avvenimento. La Trinità di Dio è un “mistero” cristiano ignoto agli Ebrei.
In riferimento al commento di Stefano Gentile: Giacobbe propina al padre dei capretti facendoli passare per selvaggina (Rebecca, la madre, doveva essere una brava cuoca ) Anche Giacobbe era un carnivoro! La controversia alla quale accenna Carlotta è, semmai, tra caccia e allevamento.

Carlotta Staderini
Reply to  Beppe
13 Gennaio 2015 21:32

Beppe, grazie del tuo preciso commento; mi ha fatto piacere .

Stefano Gentile
13 Gennaio 2015 18:19

Da buon vegetariano faccio il tifo per Giacobbe piuttosto che per Abramo !