Lunedì mattina, ore 7.35. Leonardo, otto anni, sorseggiando la sua tazza di latte mi domanda a bruciapelo: “I vortici, i mulinelli in mare, in acqua, come e perché si formano?”.
Afferro con entrambe le mani la mia mug di caffè americano fumante come fosse un salvagente. Dal fondo marino del sapere dimenticato, che in quanto tale, non fa più parte della conoscenza trasferibile, salgono alla coscienza bolle di reminescenze scolastiche, come fossero bollicine di ossigeno. “…Massa d’acqua che si sposta per riversarsi in un’angusta via di fuga, correnti molto forti, oppure fondo irregolare sottomarino, ostacoli, la pressione dell’acqua crea il vortice…” Mi viene in aiuto il piccolo. “Come l’acqua della vasca quando togli il tappo e se ne va giù per il tubo?” “Esatto tesoro!”.
A lui la spiegazione basta, forse. A me, no. Gli prometto che approfondirò e lo faccio.
Il web mi apre un mondo. Tralascio ormai l’esistenza di vortici, e gorghi in fiumi e laghi e scopro, grazie ai satelliti Jason 1 e Topex – Poseidon, e a missioni congiunte Nasa – CNES, l’esistenza di quattro mega vortici situati nell’oceano Indiano, a nord ovest dell’Australia. Il più impressionante di questi giganteschi vortici anticiclonici, chiamati in inglese eddies mesoscale, e che si muovono in senso orario nel nostro emisfero e antiorario in quello boreale, muove una massa d’acqua la cui superficie totale è pari alle aree di Lombardia, Sicilia e Veneto messe insieme, e sprofonda per più di 1000 metri nell’oceano. Si muove molto lentamente, si ritiene si sia formato a causa dello spostamento di correnti di acqua fredda e salata, che tendono a scendere verso il fondo e di quelle calde e a minore salinità, che salgono verso la superficie e che si spostano dal Pacifico verso l’Africa meridionale. Si parla di una portata d’acqua 250 volte più ampia di quella del Rio delle Amazzoni. L’acqua fredda e salata precipitando verso il fondo come in un una catarrata crea, nell’incontro con una corrente di acqua calda e salata che tende a salire verso la superficie, un vortice. Si parla infatti di circolazione termoalina, ed è nel mare della Groenlandia, che la circolazione oceanica globale ha il suo settore chiave.
Le osservazioni scientifiche del fenomeno dei vortici nell’oceano Indiano, scoperto nell’ultimo lustro, si stanno dimostrando molto utili anche per lo studio dei fenomeni meteorologici che si formano proprio in quella zona del Pacifico e che influenzano le condizioni atmosferiche di Australia e zone limitrofe.
Scopro anche che, per non esser da meno, abbiamo un mulinello pure nel Mediterraneo, giusto sotto Cipro: si chiama eddy del mar Levantino…
E sempre a proposito di correnti marine, Michael Bernitsas, ingegnere dell’università del Michigan, ha messo a punto il primo dispositivo in grado di generare energia elettrica sfruttando la forza delle correnti ed i vortici creati dalle stesse.
Il dispositivo si chiama VIVACE che è l’acronimo di Vortex Induced Vibrations for Aquatic Clean Energy e si basa sullo sfruttamento delle vibrazioni provocate dai vortici che si creano con lo scorrere delle correnti anche di soli 2 nodi. Solitamente questo tipo di vibrazioni sono origine di danni anche molto gravi a ponti e piattaforme marine ed è questa la prima volta che la ricerca invece di cercare di eliminare il problema, lo amplifica e addirittura lo ricrea in laboratorio con il fine costruttivo di creare energia pulita, rinnovabile e su larga scala.
Come scoprire il pianeta con un’innocua domanda infantile.
Cara La Lampadina,
Al solito un illuminante numero. Vorrei fare un commento al bell’articolo di Isabella Confortini Hall – forse non sono il primo a farlo – e cioe’ che per quanto interessante e’ l’articolo, purtroppo si e’ dimenticata di nominare il fisico francese Gaspard Gustave de Coriolis che spiego’ per primo questo fenomeno nel 1835 e che oggi porta il suo nome, cioe’ la Forza di Coriolis (o effetto Coriolis).
Buona estate,
Valerio Cugia
Buona sera Valerio,
Leggo con attenzione il Suo commento.
In effetti il mio scritto non nomina Coriolis, ma non e’ stata una dimenticanza. Il fenomeno dell’acqua che fugge nel buco della vasca e’ giustamente spiegato da lui, ma mi sono incuriosita e dedicata agli eddies oceanici e la circolazione termoalina, prendendo come spunto la domanda sui gorghi..
Pubblicando il Suo commento, aggiungiamo, come e’ giusto, ulteriore pertinente informazione all’articolo, e chi vorra’ potra’ in questo modo approfondire il principio di Coriolis, magari con questo link esplicativo: http://it.m.wikipedia.org/wiki/Forza_di_Coriolis
Grazie per la Sua precisazione e invito chi ci segue a leggersi il Suo articolo sul planetario di Eise Eisinga, molto interessante e curioso.
Molto bello e interessante, brava!
Grazie Simonetta, a volte e’ necessario l’input di un piccolo uomo che cresce e vuole sapere, per cercare di conoscere meglio cio’che abbiamo intorno e per riportare alla luce antichi reperti sepolti nella nostra memoria.