COSTUME: una pizza per amica

Per il nostro percorso nella vita, breve o lungo, quale che ci sia stato destinato, abbiamo bisogno di affetto, di amici, di consolazioni, di appoggi di tutti i generi, che ci possano rafforzare, ci gratifichino e ci diano sicurezza.

Per molti di noi un indispensabile supporto sono un amico fedele, un affetto famigliare, ma un piccolo conforto può venire anche dal cane amato, dal peluche della nostra infanzia, dal portare il bracciale della nonna che ci ricordi i suoi abbracci affettuosi

OPPURE….?

C’era una volta un bambino, ultimo arrivato di una numerosa famiglia e, in quanto tale, con la possibilità di sfuggire alle maglie della severa educazione imposta ai fratelli più grandi. Piccolo per la sua età, ma grande per la sua sveltezza come nessuno dei suoi coetanei e per il suo essere, fin da piccolo, completamente autonomo.
Quando non saltava come un grillo, di nascosto, da poltrone a divani in salotto, senza mai toccare terra, passeggiava con sua nonna, amatissima nel quartiere, entrando con lei in tutte le botteghe i cui proprietari venivano così a conoscere anche l’ultimo dei tanti nipoti.

Ma era il fornaio il suo negozio preferito, con il suo profumo di pane caldo appena sfornato e, soprattutto di PIZZA.

Da allora, immediato, un grande amore.

Così a sei anni, poco prima che tutta la famiglia si riunisse in sala da pranzo per la colazione, rubava dal suo posto i suoi due piatti e, di corsa, perché solo di corsa si muoveva, scappava in pizzeria,con gli scarponcini slacciati, le calze a bracaloni, trafelato.
Nessun allarme del portiere che conosceva lo spirito di indipendenza di quel bambino.
Al banco del panettiere, cui nemmeno arrivava, pur alzandosi in punta di piedi, porgeva i suoi piatti.

Chiedeva la SUA pizza e, velocissimo, tornava a casa con il suo caldo carico prezioso. Zitto, zitto, rendendosi quasi invisibile, occupava il suo posto a tavola arrampicandosi sulla sedia che per lui aveva due cuscini alti. Nessuno sembrava accorgersi che al suo posto c’era qualcosa di diverso, che lui avrebbe mangiato qualcosa di diverso.
Mentre intorno a lui ferveva la conversazione dei grandi, lui sollevava il piatto che aveva tenuto in caldo la sua pizza e… la felicità!!
Passano gli anni. Il bambino diviene un ragazzo, un uomo, un adulto.
La vita lo rallegra a volte, altre lo colpisce, come per noi tutti.
È sempre lui continua a festeggiare, laurea, compleanni, matrimonio e nascite nel modo suo di sempre:

“Dai andiamo a mangiare una pizza!”

Come, anche così, con la pizza, cerca di consolarsi un po’ dei tanti dolori che la vita non ci risparmia. Ed allora è un triste “Mah!… andiamo a mangiarci una pizza…”

In tutti i casi fantastico avere “una pizza per amica”.

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2 Commenti
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Francesca Theodoli
27 Aprile 2015 17:37

Condivido la felicità per una buona pizza(e birra!) E’ il modo più carino per ritrovarsi con gli amici ma ancora di più con un’amica del cuore.

Susanna Sangiovanni
27 Aprile 2015 15:13

Bellissimo ! La Pizza è veramente un’amica …. Ti accompagna sempre ,
in ogni parte del mondo, anche nell’ultimo autogrill …
da solo …o in compagnia …
In piedi …. o seduto..
In estate o in inverno …
con calma …o di corsa …
L’ unica condizione… un po’ di calore … come per ogni amica che si rispetti !!!