Articolo di Elvira Coppola Amabile, Associazione Marevivo, Autore Ospite de La Lampadina
C’è un mare tiepido e una terra lontana, mentre spinge avanti il corpo contro la corrente, la donna. C’è un sole dolce che le accarezza la nuca, mentre spinge avanti il corpo, contro la corrente. C’è la fatica nei muscoli: tesi, dolenti, mentre proietta avanti il corpo, contro la corrente.
E la terra è lontana.
Lenti, continui i movimenti, mentre la solitudine si fa immensa. La solitudine è salata. La solitudine è sincera.
La solitudine è sgomenta.
La solitudine… le onde… il blu… le onde… la terra… le onde… le voci… lontanissime… la corrente… le onde…
E la terra è lontana.
C’è una pace “irriverente” nell’acqua e nell’aria. Ma ne raccoglie la forza per lottare contro la corrente, la donna.
E mentre la forza si appropria tranquilla della sua anima e delle sue membra, un popolo di mitiche creature la sostiene contro la corrente. E il corpo si fa coda e squame, contro la corrente.
Eccole! Arrivano! Eccole! Le Sirene!
E anche la donna è pesce. Nuda contro la corrente….
Sale nella bocca, e canti intorno per tutta quanta la distesa marina….
Ed eccole giungere da tutte le acque le Sirene. Da tutti i tempi. Da tutte le culture.
“Sono Argila. Per fondersi con me Trasimeno, il mio giovane amante, si è trasformato in lago”
“Vieni con noi” “Racconta la tua storia donna”.
“Io sono Leucotea dai capelli d’alga. Ero donna e innamorata. L’amore mi uccise. L’amore impietosì gli dei e fui sirena, la sirena che salva. Ho salvato persino Ulisse”
“Noi invece volevamo catturare Ulisse! Noi abbiamo ali, artigli e una voce ammaliante! Il nostro è un canto bellissimo ma talvolta omicida. Le Muse, figlie di Giove furono gelose di noi. Capri è la nostra isola. Capri l’isola delle Sirene”.
L’armoniosa Eumolpe, Imerope desiderabile, la squillante Aglaope, Telsiope dal canto dolce, Pasinoe suadente, Ciana l’azzurra, Ligea dalla voce chiara, Partenope la vergine.
Siamo otto sirene. Platone sa di noi e di noi racconta. Sette come le note e l’ottava per ricominciare all’infinito.
Siamo la musica.
La musica del mare.
La musica della notte.
Otto come le beatitudini. Otto come il numero atomico. Otto come i fusi sferici dell’astronomia. Come la direzione dei venti.
Tiberio ci ha adorate. Furono eretti templi. Fondate città in nostro onore. Cuma Capri Sorrento Neapolis Posidonia Pestum Maratea la Sicilia …Fummo trasformate in scogli e rocce e alghe e isolette…”
Racconta donna la tua storia. Vieni vieni con noi!
“Yemanja, io sono Yemanja, seni e ventre sempre gonfi. Da me scaturiscono tutti i fiumi del mondo. Vengo dall’Africa yoruba, sono figlia di Obatalà e Oduduà, cielo e terra. Fui schiava con gli schiavi sulle navi. Ora sono a Cuba. I babalawos che guidano la santeria cubana m’identficano con la Virgen De Regla, patrona del porto dell’Avana.
In Brasile a Bahia le donne a me devote, in trance danzano con me, come le onde del mare. Portano i miei colori, il bianco e l’azzurro. Indossano pietre turchesi. Venerano i miei simboli, gli ere: sassi levigati, conchiglie, ventagli. M’immolano animali e talvolta …bambini. Mi onorano mi temono mi rispettano. Ho tanti nomi e tante feste e mi trasformo.
Di fronte al Rio de la Plata c’è una statua che mi raffigura. Nanàburucù mi chiamano e mi festeggiano come S.Anna, il 26 luglio.
Le donne mi fanno doni civettuoli: specchietti belletti pettini fiori profumi statuette…
Gli uomini me li portano giù giù in fondo al mare.”
“Come sei grande Yemanjà. Come sei potente. Ma anche io ho una statua. E’ piccola e gentile ma molto molto nota. Io sono la Sirenetta di Copenaghen”.
E io? E io? E io? La più piccina di tutte. Io sono amata anzi amatissima dai bimbi. Io sono la sirenetta di Walt Disney
Tante. Troppe! Non può ascoltare le storie di tutte, la donna.
“Ma sì che puoi. La terra è lontana. Ti sosteniamo. Abbiamo tempo. Sei con noi.”
“Lorelei mi chiamano. Lorelei della rupe fatale nel regno dei Nibelunghi, sul Reno. Triste bella struggente bella, attiro i naviganti a naufragare. Ma nulla colma il mio amore deluso.
Sfilano davanti alla donna esausta tutte le sirene da tutti i tempi, mostruose come Scilla e come quelle descritte nei bestiari medioevali. Mutanti come quelle dell’America Latina, nate da complessi sincretismi religiosi fondendo riti tribali pagani cristiani indi.. Si affacciano ammiccanti le immagini della pubblicità e cullano la donna le sirene delle favole delle ninnananne.
Lo sforzo e i pensieri per andare avanti sempre avanti sono concentrati nel movimento ritmico delle pinnate. Regolari ma non troppo veloci per scongiurare il pericolo dei crampi. E’ giorno ancora ma la notte arriva all’improvviso e nella pass i grandi pesci.
Ma le sirene incalzano e vogliono sempre la sua attenzione.
“Vengo dal Messico sono la sposa e la sorella di Tialòc dio della pioggia e dei fulmini.
Sono Chalchiutilque dalla gonna di giada verde. Come le sirene mediterranee i mio numero calendario e otto. Il simbolo è il fio d’erba flessuoso che si piega e forma l’otto. Dea dell’acqua purificante che scaturisce dalla montagna Malinche.
Proteggo i naviganti come sirena musicante e sono venerata come Vergine del Rosario.
Le sirene vogliono comunicare alla donna un unico messaggio attraverso le loro storie.
Tante creature sono rimaste cristallizzate nella mitologia, uguali a se stesse: Chimere Sfigi Erinni, Arpie, Meduse. Anche le Idri e le Gorgoni. “Sono monumenti fermi come statue di pietra!” “ Si come statue di pietra!!”
“Noi siamo qui con te donna. Noi siamo sirene. Noi siamo te donna. Donne uccello Donne pesce. Mutanti Selki, celtiche Marmaid, Rusalke dei laghi russi. Varsavie della Vstola, Figlie del Reno, Undine. Seducenti fanciulle dai cartelli pubblicitari.
Siamo vive donna mutevoli e adattabili come l’elemento liquido che ci circonda. Siamo la tua realtà, donna, duttile essenza femminile dove l’intuizione di chi ci ha inventate continua ad attingere spunti e conferme nella psiche…..”
La terra non è più tanto lontana.
La donna sfinita s’accosta alla barca dei suoi amori e la sera si fa magica di canti e di storie misteriose schiuse come fiori d’acqua.
Frammenti di eternità. Sirene.
P.S. Un giorno in Indonesia durante un’immersione fui afferrata dalla corrente e trascinata al largo lontanissimo. Emersi in una pass tra due isolotti distanti almeno due miglia da me e la corrente era violenta come un fiume in piena. Dopo circa due ore la barca mi ha ritrovata. Ma io la terra grazie alle sirene l’avevo raggiunta