ABBIAMO OSPITI – PSICOLOGIA: Una parola è troppa e due sono poche.

 Lo sa bene chi sta affrontando la dura battaglia contro il cancro.
Articolo di Maria Cristina Zezza – Autore ospite de La Lampadina
Quante volte ci troviamo in situazioni in cui non sappiamo cosa dire a chi sta male? Quante volte
chi sta male non si sente capito e compreso?

Comunicare con chi è malato non è semplice sia perché a volte pensiamo di “non sapere cosa dire” sia perché chi sta male si trova in una situazione veramente stressante e quindi è più sensibile a ciò che gli viene detto e in alcuni momenti può essere più suscettibile o isolato.

Spesso chi sta combattendo una battaglia contro il cancro sperimenta vissuti di solitudine nel proprio dolore, non si sente capito da chi sta intorno ed è difficile riuscire a esternare sentimenti, pensieri e paure.
Quello che si verifica spesso, e che spesso riferiscono i malati, è che si venga a creare la cosiddetta “congiura del silenzio”. Parenti e amici possono non parlare della malattia e “far finta di nulla” per imbarazzo, non sentirsi all’altezza, paura o perché pensano che non parlarne sia meglio. D’altro canto i malati, per non far preoccupare i familiari o perché temono di non essere capiti non parlano di ciò che stanno passando e portano da soli tutta la loro sofferenza.

Cosa dire e cosa non dire
Quali sono le frasi da evitare e che possono ferire chi sta male e cosa invece si può fare o dire per esprimere la nostra vicinanza o affetto?

Il “non sapere cosa dire” può portare, ingenuamente e in buona fede, a pronunciare frasi che infastidiscono e fanno si che il malato non si senta compreso e si chiuda ancora di più in se stesso:
Forza e coraggio andrà tutto bene“: chi lo dice spera di infondere speranza e ottimismo in chi sta male. In realtà questo tentativo di rassicurazione fa si che la comunicazione si blocchi. La persona che sta male può pensare “cosa ne sai tu? E se non andasse bene?” senza poter esprimere le proprie paure al riguardo. E’ una rassicurazione precoce e sbrigativa che poco serve a chi sta male.
Ti trovo in forma/ stai benissimo“. Anche in questo caso, una frase detta a buon fine non contribuisce alla comunicazione. Non servono eccessivi complimenti a chi sta soffrendo anche perché in qualche modo questi complimenti possono far pensare al malato che  la sua sofferenza sia negata.
Che ti importa dei capelli, poi ricrescono“. Certo che ricrescono, ma immaginate che importanza ha per chi li sta perdendo a causa della chemioterapia?
Se c’è qualcuno che può superare questa prova sei proprio tu!”: Non stiamo parlando di prove ed eroi. Stiamo parlando di persone e di sofferenza.
Poverino mi dispiace proprio per te“: questa frase può essere detta sia con le parole che con l’atteggiamento e non c’è niente di peggio. Chi sta male non vuole fare pena. I pietismi sono da evitare.

Cosa possiamo fare allora per stare vicino a chi soffre?
Sembra semplice e banale ma la cosa importante da fare è ascoltare. Non sempre il malato potrebbe avere voglia di parlare, è importante capire quando è il momento adatto e creare l’atmosfera:
Mostrate un atteggiamento di disponibilità dimostrando che avete tempo a disposizione (ad esempio toglietevi la giacca, o mettetevi comodi). Sedetevi accanto a lui o comunque stategli fisicamente vicini. Mantenere il contatto visivo è molto importante. Uno sguardo sfuggente comunica desiderio di fuga o paura. Può darsi che la persona abbia voglia di parlare di banalità e non di quello che sta passando.
Assecondatelo. Anche una chiacchiera può essere importante e comunque dimostra la vostra presenza e la vostra disponibilità. In alcuni casi si può anche chiedere direttamente “ti va di parlare un po’?”.
Ascoltatelo. Non pensate a cosa dovete o non dovete dire, semplicemente ascoltatelo con un atteggiamento attento senza interromperlo; incoraggiatelo con frasi come “immagino…” “capisco….” “vai avanti”.
Rispettate il suo silenzio. Probabilmente sta pensando o provando qualcosa di forte. In quel caso non serve parlare a parole ma un gesto, una carezza una stretta di mano può comunicare molto di più.
Se il malato si apre e parla con voi evitate di cambiare argomento, gli mandereste il messaggio che non vi va di ascoltarlo.
Non cominciate col dare consigli, lui sa cosa prova e cosa passa, voi no. Che consigli potete dare?
In realtà non esistono regole rigide o manuali da seguire. Esiste il buon senso, l’affetto, la genuinità, l’umiltà e il sincero interesse verso chi sta male. Anche l’ammettere, con umiltà, di trovarsi in difficoltà può servire a comunicare a chi sta male il proprio sincero interesse, e questo potrà essere un aiuto vicendevole per comprendere, esprimere i propri sentimenti, parlare e ascoltare.

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6 Commenti
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Enrica Fiorini
2 Febbraio 2016 16:54

Ho trovato i suggerimenti molto utili sopratutto per quanto riguarda quelli da non dire o fare. Mi incuriosirebbe sapere se vengono da una persona con esperienza specialistica o sono frutto di esperienza personale

Reply to  Enrica Fiorini
2 Febbraio 2016 23:27

Gentile Enrica,
La ringrazio del feedback positivo. Volevo rispondere alla sua curiosità: l’articolo è frutto sia di ricerche presenti in letteratura sia da esperienza diretta dovuta al mio lavoro come psicologa e psiconcologa (mi occupo, oltre alla pratica clinica privata, di sostegno psicologico a pazienti terminali e ai loro familiari presso un hospice di Roma). Sono a disposizione qualora avesse ulteriori curiosità.
Un caro saluto

Maria Rosaria Lucifero
2 Febbraio 2016 10:45

Grande sensibilità e assiduo contatto con queste persone.
Sono assolutamente d’accordo con lei grazie

Filippo Gammarelli
2 Febbraio 2016 10:20

Molto bello.
Tutti noi ci siamo passati, chi con un parente, chi con un amico e proprio ai più intimi non si riesce bene a comunicare.
La finale che vige il buon senso è rassicurante: tutti speriamo di averne.

francesco durantini
1 Febbraio 2016 23:57

Articolo ben scritto e utilissimo. Grazie Merita 10 e lode

Anda
1 Febbraio 2016 22:39

Bellissimo articolo