Coloro, tra i lettori de La lampadina, che mi seguono sanno che uno degli argomenti che più mi appassiona riguarda la “manipolazione del consenso”.
Vi ho dedicato ben sei articoli!
Oggi vorrei parlare di uno strumento che può essere utilizzato – e di fatto è utilizzato – per ottenere un consenso “fraudolento”: le Statistiche (e i loro corollari: proiezioni e previsioni).
Quando ascoltiamo la televisione o i discorsi di personalità pubbliche o leggiamo i giornali ci imbattiamo assai sovente in statistiche, percentuali , grafici a sostegno di argomentazioni di vario genere. Un discorso, un articolo che non sia accompagnato da qualche numero, percentuale, confronto, pare meno attendibile.
I numeri hanno un loro fascino intrinseco. “La matematica non è una opinione” è un detto che raccoglie un vasto * consenso”. Ma quello che l’uomo comune non considera è che non tutto ciò che è espresso in forma numerica è “matematica”!
Le statistiche sono una cosa seria e quando usate bene sono di grande utilità. Ma per trarne delle conseguenze è essenziale conoscere l’origine e la natura dei dati. Cosa manifestamente impossibile quando vengono divulgate dai mezzi di comunicazione di massa e sono più o meno esplicitamente intese a confermare idee prestabilite.
Nelle valutazioni si possono inavvertitamente commettere (o si può essere indotti a farlo) degli errori a motivo di:
– Incompletezza dei dati. (la Base statistica – cioè su chi o cosa rientra o non rientra nel conteggio).
– Comparazione inappropriata (confronto eseguito solo con dati “favorevoli”. Esempio tipico: risultati elettorali espressi in percentuale e non in numero di voti. A un incremento percentuale può corrispondere una riduzione nel numero dei voti e dunque una riduzione di consenso).
– Scarsa significatività del campione (un campione per essere rappresentativo deve comprendere un numero di soggetti appropriato e essere selezionato con criteri molto rigorosi).
– Formulazione delle domande (in un sondaggio il tenore della risposta dipende da come viene espressa la domanda).
– Correlazione inappropriata (due fenomeni temporalmente successivi correlati tra loro dando per scontato che uno sia causa esclusiva dell’altro).
Alcuni saporosi aforismi illustrano bene i concetti:
Le statistiche sono come i bikini – ciò che rivelano è suggestivo, ma ciò che nascondono è più importante (Aaron Levenstein – professore di Business).
Le statistiche sono come un lampione. Le possiamo usare per fare luce, ma non come l’ubriaco, che ci si appoggia (Mark Twain – scrittore).
Se vuoi ispirare fiducia, dai molti dati statistici. Non importa che siano esatti, neppure che siano comprensibili. Basta che siano in quantità sufficiente. (Lewis Carrol – matematico e scrittore).
Tutti coloro che bevono questo medicamento guariscono in poco tempo, ad eccezione di coloro sui quali non fa effetto, che muoiono. Pertanto, è ovvio che il medicamento fallisce solo nei casi incurabili. (Galeno – dottore 100 a C) [NdR la conclusione che i casi nei quali il medicamento fallisce siano “incurabili” è totalmente arbitraria. Magari un altro medicamento potrebbe risultare efficace!]
Un discorso a parte sarebbe necessario per illustrare la problematicità dei grafici (i quali dovrebbero essere presi sempre “con le pinze”) ma le regole redazionali che restringono gli articoli in un certo numero di battute non lo consentono.
Come concludere allora?
Come ci si può difendere dalla possibile manipolazione del consenso attraverso le statistiche?
Qualche utile suggerimento:
Prima di leggerle o ascoltarle, chiedetevi, come facevano gli antichi, “cui prodest?” (a vantaggio di chi?), poi consultate questo libretto di Darrel Huff – scritto mezzo secolo fa ma recentemente tradotto in italiano: “Mentire con le statistiche” e, infine, prestate attenzione a che non accada anche a voi quanto dice, in un suo scritto, Alessandro Manzoni “Il buon senso c’era, ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune “
* “vasto” ma non “unanime”! Einstein diceva: “quando le regole della matematica si riferiscono alla realtà non sono certe – e quando sono certe non si riferiscono alla realtà”
Posso suggerire à Beppe di allargare le sue citazioni di Mark Twain a questa: “Ci sono tre tipi di bugie – diceva Mark Twain – le piccole, le grandi e le statistiche”. Non so voi, ma io, le statistiche diffuse dai media, non le leggo nemmeno proprio perché secondo me sono sicuramente incomplete e tendenziose!