Chi non ha in mente, visitando l’Olanda, quei meravigliosi campi di tulipani dai colori più svariati, la quantità di bulbi in vendita negli aeroporti, nelle stazioni ferroviarie e nei mercati cittadini? Mai si potrebbe pensare che un fiore dai caratteri così delicati, dalle forme e colori i più vari, possa essere stato al centro della prima più grande bolla speculativa della storia tanto da far crollare l’impero finanziario di quel paese?
La forma del tulipano sembra sia all’origine del suo nome, dal turco Tullband /copricapo turbante. Ed è infatti proprio in Turchia, XVI secolo, con Solimano Il Magnifico, grande appassionato di fiori, che il Tulipano iniziò la sua popolarità.
Il primo che lo portò in Europa, a metà del 1500, fu l’ambasciatore dei Paesi Bassi presso la corte di Solimano il Magnifico che ne spedì diversi bulbi al botanico Carolus Clusius, responsabile dei giardini reali olandesi. Clusius dopo prove ed esperimenti, riuscì a sviluppare diverse varietà di tulipani, nei colori e nelle forme ma soprattutto qualità che potevano resistere ai gelidi climi di quel paese. La prima coltivazione su larga scala sembra risalire alla fine del 1500.
All’inizio il mercato, per qui fiori così particolari, sembrava stentare, ma in poco tempo, grazie ai suoi colori riuscì ad affermarsi e il successo fu tale che divenne un simbolo del lusso non solo per il loro valore decorativo, ma anche per il suo valore gastronomico (i tulipani infatti si possono mangiare fritti, e durante la II Guerra mondiali, per scarsezza di approvvigionamenti alimentari, i bulbi, sebbene indigesti, contribuirono a nutrire molti abitanti dei Paesi Bassi occidentali.)
Alle varietà dei tulipani furono dati nomi esotici, di ammiragli, di famosi personaggi, di eroi. In pochi anni i bulbi di tulipano divennero uno status symbol, venivano perfino usati come moneta di scambio di merci, di proprietà immobiliari e altro.
I tulipani furono ammessi alla borsa valori, per la loro trattazione giornaliera, chiunque avesse dei denari cominciò a speculare, era tale la mania che grandi proprietà passarono di mano per ottenere la liquidità necessaria per i famosi tuberi; è in quell’ epoca che ebbe inizio la pratica delle vendite allo scoperto, si vendevano bulbi appena piantati ma anche quelli ancora da piantare (praticamente i futures dei tulipani), creando così la prima tra le più grandi bolle speculative di tutti i tempi.
Il prezzo maggiore fu ottenuto da un bulbo denominato “Semper Augustus” venduto sul mercato di Harlem a 6000 fiorini (il reddito medio all’epoca era di 150 fiorini anno). Altra vendita che fece epoca 40 bulbi a 100mila fiorini (considerate che un maiale poteva costare 30 fiorini!).
Ad inizio del 1637, i prezzi fino ad allora in continua ascesa, si fermarono improvvisamente. Si incominciò a pensare che la domanda non avrebbe potuto più mantenersi a quei livelli, l’opinione andava diffondendosi sempre più, seminando un panico crescente. C’era chi deteneva contratti per comprare tulipani a prezzi dieci volte maggiori di quelli di mercato (che stava crollando), mentre altri si trovarono a possedere bulbi che valevano un decimo di quanto li avevano pagati. Centinaia di olandesi, inclusi uomini di affari e dignitari, proprietari, armatori, banche, dovettero dichiarare il fallimento.
La autorità cercarono di studiare e tentare diverse iniziative per risolvere la situazione che si era venuta a creare per accontentare le parti e arginare le perdite mostruose da parte di molti… ma senza successo.
Nessuna soluzione fu trovata, neanche quella legale, nessuna Corte poteva esigere che i contratti venissero onorati, perché debiti o crediti così ottenuti erano considerati come giochi d’azzardo, e quindi, non esigibili. La crisi fece sprofondare l’Olanda in una lunga depressione.
Bolle dei tulipani ci furono anche in altri paesi d’Europa, ma sempre di dimensione minori di quella olandese. In Inghilterra, nel 1800, il prezzo di un singolo bulbo di tulipano era di quindici ghinee, somma che bastava ad assicurare a un lavoratore e alla sua famiglia cibo, vestiti e alloggio per sei mesi.
Dal sole 24 ore “Come ha scritto il Nobel Paul Krugman, i crolli di borsa e le crisi finanziarie non sono l’eccezione ma la regola del capitalismo. E gli “effetti contagio” non sono un’esclusiva della globalizzazione, erano la norma già nel ’700. Ma già nel Medio Evo le crisi finanziarie erano all’ordine del giorno come quando Edoardo III nel 1340 si rifiutò di onorare i debiti della Corona inglese verso i banchieri fiorentini causando la bancarotta per famiglie come gli Acciaiuoli e i Peruzzi”.