Chi poteva mai pensare, salendo alle otto del mattino in un bel pullman insieme ad un gruppo di affezionati della Lampadina, a quali sorprendenti emozioni si andava incontro?
Voglio subito rassicurare dicendo che le emozione chi ci aspettavano questo sabato passato sono state solo positive.
Ma scoprire la notevole energia, determinazione, passione senza limite e straordinaria competenza di Enzo D’Antrassi e dei suoi figli Valerio e Luigi Luca è stato una vera sorpresa.
In un angolo dell’operosa campagna alle pendice del Circeo, in una serie di anonimi capannoni, abbiamo scoperto un mondo. Su una superficie di circa 10.000 metri quadrati di serre ad alta tecnologia, Enzo ci avrebbe fatto scoprire il significato e la bellezza strana, colorata e multiforme delle parole Cattleya, Cimbidium, Vanda. Orchidee, orchidee e ancora orchidee, serre dopo serre, dai profumi inebrianti, dai colori i più sorprendenti, dalle dimensioni inaspettate, dall’infinitamente delicato, all’inaspettatamente grande, coltivate con passione e competenza, per realizzare una delle collezioni più importanti del mondo.
Abbiamo scoperto che per realizzare una coltivazione così completa e così estesa bisogna essere molto pazienti visto che occorrono tanti anni per arrivare dall’impollinazione di una piantina ad ottenere un seme. Bisogna mandare il seme in Giappone per farlo nascere, aspettare anni prima di avere migliaie di piantine di ogni colori a partire da quel seme, selezionare solo una cinquantina di piantine dal risultato del seme per poi mandarle in America per averle clonate per poi, dopo altri tanti anni, poter contare su un altre migliaie di piantine tutte della stessa forma e colori e cominciare una nuova specie ed aspettare un altro po’ di anni per poi entrare nella diffusione del fiore reciso. I dettagli tecnici forse rimangono un po’ confusi nella mia memoria ma vivissimo rimane l’affascinante aspetto di queste piante che si nutrono d’aria e di poca acqua, sospese con le grandi radici a scendere nell’aria e il fiore glorioso e ricco sui lungi steli pronto ad essere raccolto ed offerto in una decorosa scatola alla benamata per qualche ricorrenza del calendario con profumata aspettativa. Una piccola gemma italiana di grandissima competenza e passione e di inaspettata bellezza.
Ma la Lampadina non si poteva fermare a questo punto. Dopo un allegro pranzo al Circeo siamo stati proiettati nel sorprendente mondo del Museo di Piana delle Orme nato anche lì dalla passione di un uomo, Mariano De Pasquale. Nel corso della sua vita ha raccolto una impressionante quantità di oggetti, utensili e macchinari di tutti i tipi e dimensioni per realizzare una delle testimonianza la più complete della vita quotidiana delle campagne iniziando con la grande epopea che negli anni ’30 trasformò radicalmente il territorio pontino per arrivare alla straordinaria trasformazione del nostro Paese fino agli anni Cinquanta e Sessanta. Ma anche immagini, filmati, mezzi e veicoli, oltre a migliaia di reperti che documentano i drammatici avvenimenti legati al periodo dell’ultima guerra in un percorso storicamente strutturato. Più che un museo, Mariano De Pasquale ha realizzato un insieme di musei, i quali, legati dal filo di un racconto ci fanno attraversare, passeggiando da un capannone all’altro, la storia del Novecento italiano, raccontando una grande storia..
Che altro aggiungere? Una altra giornata della Lampadina piena di tante e varie emozioni!
Alla prossima!