I VIAGGI DE LA LAMPADINA: Palermo

Non è stato facile, appena tornata da Palermo, parlare dell’esperienza vissuta nei giorni del recente viaggio della Lampadina: una ricchezza di storia e di arte, di natura sorprendente, di gusti e sapori unici, un’accoglienza generosa e di grande qualità, una quantità di emozioni forti, difficile da raccontare.

Il nostro giro a Palermo e dintorni, densissimo di tante cose, ci è stato illustrato da Elisabetta Calandrino che ci ha accompagnato attraverso tutte le tappe del nostro viaggio. Una guida di qualità che con i suoi racconti ricchi di storia, storielle, dettagli e colori, ha fatto sicuramente la differenza.

La storia di Palermo è ricca delle tracce del suo passato che si intrecciano, si accumulano nei suoi vicoli, nelle sue chiese, nelle sue piazze e nei suoi monumenti, dove risplende il meglio della cultura di quei popoli che l’hanno conquistata. Si è cercato nel nostro girovagare di entrare il più possibile in contatto con i grandi personaggi e i popoli che hanno lasciato nel substrato della città luoghi simbolo con indelebili tracce di civiltà e di bellezza.

Intimamente legata alla storia del Mediterraneo, rappresentando un fondamentale luogo d’incontro tra Oriente ed Occidente, Palermo ha visto sfilare tanti popoli diversi: i Fenici, i Greci, i Cartaginesi e i Romani, i Vandali e i Bizantini, i popoli arabi arrivati dalla lontana Persia e tanti altri. Si arriverà a un rinascimento medievale con i Normanni (Guglielmo I e II, Ruggero I e II, lo svevo Federico II) che riassumono, in città, il meglio delle varie culture e che contribuiranno ad arricchire l’isola. Difficile parlare di tutta la ricchissima storia di Palermo ma è importante accennare al “periodo d’oro”, dopo il ritorno dei Borbone nel 1734, con Carlo III, che permise alla città di crescere, sviluppare l’edilizia, l’industria e il commercio in modo fiorente.

Abbiamo iniziato le nostre visite dalle Saline di Trapani impiantate dai Fenici, poi Erice il piccolo borgo medievale (quel giorno prigioniero delle nuvole) che sovrasta la pianura, per poi arrivare, tra la fioritura degli asfodeli, al teatro e al tempio di Segesta, ultimo esempio rimasto della città fondata dagli Elemi, profughi troiani,  e che ci dà la sensazione, storico-artistica, della convivenza tra culture, religioni e modi di pensare apparentemente inconciliabili, tra le maestranze bizantine, musulmane e latine. Con il Castello della Zisa (Al Aziz), di origine normanna, si raggiunge una fusione perfetta tra arabi e normanni nel modernissimo sistema di costruzione realizzato con l’influenza araba. Il Duomo di Monreale sotto il regno di Guglielmo II d’Altavilla, e suoi straordinari mosaici ci raccontano la storia della salvezza, dall’Antico al Nuovo Testamento dove si fondano influssi bizantini, arabi e latini, ispirati dalla Cappella Palatina del Palazzo reale dei Normanni dove  Ruggiero raggiunse prima di lui la perfetta sintesi di molteplici culture.

Tra le tante bellezze, una visita speciale a Villa Camastra – Tasca, dove siamo stati accolti con estrema raffinatezza e simpatia da Tea Tasca e da suo figlio Giuseppe, grazie ai quali abbiamo potuto apprezzare come le grande famiglie siciliane siano riuscite a portare, fino a noi, le testimonianze del loro passato. Per prima cosa, la visita del giardino in cui tra il “gardenesque” e il giardino romantico, il compositore Wagner trovò l’ispirazione nel 1881 per il terzo atto del “Parsifal”, per passare poi nel salone del piano nobile della casa, interamente affrescato dal Cotardi.

Parlando di una delle grande emozioni conosciute a Palermo, citavo i gusti e i sapori. Quel venerdì 13  Maggio sul tavolo imbandito per noi, preparato con grande eleganza, si è raggiunta la perfezione.

Nel denso programma di quei giorni, abbiamo poi vistato, la Galleria regionale di Palazzo Abatellis con uno sguardo speciale a l’Annunziata di Antonello da Messina e il Palazzo Valguarnera-Gangi . Palazzo Gangi è forse a Palermo la più bella residenza privata del diciottesimo secolo (dove venne girata la famosa scena del ballo da “Il Gattopardo”) . Un esempio perfetto dello stile barocco dove, per vent’anni, la Principessa Carine (ci ha illustrato, per tutta la visita, le mille difficoltà incontrate!) ne ha curato il perfetto restauro. La nostra giornata si concluderà al Circolo Bellini con una piacevolissima cena.

Passeggiare per Palermo vuol dire assaporare una città speciale. Abbiamo attraversato l’antico Cassaro, reduci dalla fantastica visita a Palazzo Reale e dalla visita alla Cattedrale che raccoglie le spoglie di Federico Secondo di Svevia. Ci siamo avventurati tra vicoli e vicoletti per raggiungere nel cuore della città, il mercato del Capo, dove la nostra Elisabetta ha organizzato per noi una tavolata in una perfetta atmosfera ricca di colori, profumi e suoni. Abbiamo visto la Fontana Pretoria, le chiese di Santa Maria dell’Ammiraglio o Martorana (che celebra ancora in rito bizantino per gli italo-albanesi) e di San Cataldo, la chiesa dell’Immacolata Concezione dove le pareti della chiesa sono interamente ricoperte, da colorate decorazione di marmi misti e scagliole di notevole bellezza e l’ Oratorio di San Lorenzo dove il Serpotta ha raggiunto il massimo della sua arte. Il Barocco palermitano diventa qui la perfezione.

L’ultimo giorno della nostra permanenza palermitana è stato dedicato ad epoca più recente. Intorno a Porta Maqueda si visita il Teatro Massimo su progetto di Giovan Battista Filippo Basile, noto architetto palermitano, concluso, alla sua morte, dal figlio Ernesto. Sarà inaugurato il 16 maggio 1897 con il Falstaff di Giuseppe Verdi. Di Ernesto Basile si è parlato ancora nella visita successiva a Palazzo Francavilla, di fronte al Teatro, decorato, come il Massimo, dagli artisti più in voga dell’epoca e perfettamente restaurato dagli attuali proprietari Antonio e Maria Pecoraro. Visitando il piano nobile dell’antica dimora si respira decisamente l’atmosfera della Palermo culturale della fine dell’Ottocento fino al periodo liberty cosi riccamente rappresentato nelle numerose stanze. La colazione ci è offerta sul terrazzo e nella galleria dipinta da Giuseppe Enea, un esempio di uno dei più bei floreali del Liberty palermitano. Lì abbiamo provato i sapori raffinati della cucina locale.

Dopo un rapido sguardo alla Palazzina Cinese, residenza di caccia di Ferdinando IV di Borbone, La Lampadina non poteva mancare di concludere il suo viaggio (vedi l’articolo nella NL del 2 maggio) con una visita a Villa Igea. Ritroviamo per l’ultima volta l’operato di Ernesto Basile che la progetta nel 1908 e ne cura gli arredi, conservati in modo perfetto, con le decorazioni del Bergler e i mobili in perfetto stile floreale realizzati da Vittorio Ducrot. La Villa, che nasce per desiderio della famiglia Florio, ci permette di assaporare, un’ultima volta, la magia di quello che doveva essere lo splendore della vita culturale della Palermo di un tempo, con un aperitivo sul grande terrazzo che si affaccia sul mare.

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Manù Selvatico Eestense
6 Giugno 2016 22:13

Bellissimo resoconto che mi ha fatto rimpiangere ancora di più il fatto che non ho potuto venire con voi.
Grazie comunque