Apre a Venezia la Biennale d’Architettura
“Common Ground” è il titolo della prossima Edizione da La Biennale Internazionale di Architettura 2012. Curata dall’architetto britannico David Chipperfield classe 1953, la rassegna delinea l’idea di una cultura architettonica capace di dialogare non solo con i singoli talenti del settore ma anche con la straordinaria ricchezza d’idee delle differenti culture.
“Chipperfield coltiva da sempre un’idea di architettura come prassi” – ha dichiarato Paolo Baratta Presidente della Fondazione La Biennale. “Ci è parso importante uno sguardo proiettato all’interno della stessa disciplina che sappia identificare la trama delle connessioni, il dialogo tra le generazioni”. Nell’ambito della mostra, ricche sono le partecipazioni e le presenze. Non mancano le celebrità: da Renzo Piano, Zada Hadid a Peter Zumthor e Cino Zucchi che a loro volta hanno coinvolto altri altrettanti importanti artisti, fotografi, personaggi del mondo del teatro a interpretare con la loro espressione artistica l’idea di “Common Ground”.
Il Padiglione Italiano è invece curato da Luca Zevi (il progettista del nuovo Museo della Shoah di Roma) che affronta in anticipo le tematiche annunciate dall’Expo di Milano del 2015. Inoltre cinque nuovi Paesi da quest’anno partecipano alla Biennale Architettura: Angola, Repubblica del Kosovo, Kuwait, Perù e Turchia.
Grande attenzione dunque a una creatività a 360 gradi! Alle tematica delle città e alla loro sostenibilità, ai nuovi territori. I temi e i protagonisti sono al lavoro sotto il segno del dialogo continuo.
“Produrre idee lontane da sollecitazioni narcisistiche” – sembra essere il credo di Chipperfield che si appella oggi più che mai agli architetti di tutto il mondo – “c’è la necessità di un’inversione di tendenza: più proposte e collaborazione su più fronti. L’architettura incide – al di là dei percorsi professionali di ciascun professionista- in maniera preponderante sulla società. Negli ultimi quindici/ venti anni” – spiega Chipperfield – “si registra una spropositata produzione di opere architettoniche: musei, stazioni, aeroporti, che considerati singolarmente sembrerebbero dimostrare un eccellente stato di salute per l’architettura contemporanea. Ma il restante 90,9% del costruito, basta guardare le nuove case o gli spazi pubblici è inqualificabile! Serve quindi un’inversione di tendenza legata al tema, non soltanto degli architetti ma da parte –soprattutto- della committenza che generalmente non è in grado di esprimere una cultura sull’argomento.”
Segnaliamo inoltre in questo contesto anche il nuovo progetto creato da David Chipperfield a Milano: quello intitolato “Le città delle Culture” che s’inaugurerà in questo periodo.
Articolo di Laura Novello – Autore ospite de La Lampadina