E chi è? Subito si pensa a una qualche bella ragazza che si è classificata prima in un concorso di bellezza, tenuto a Cerignola, cittadina della Puglia in provincia di Foggia (sconosciuta ai più fino a qualche anno fa e andata poi nelle prime pagine dei giornali per un fatto di cronaca nera che ha appassionato l’Italia)
Ma si sarebbe decisamente fuori bersaglio.
La Bella di Cerignola non è una ragazza ma… un’oliva! Anzi per la precisione una “cultivar” di olivo i cui frutti sono le più grandi olive da tavola del mondo!
(Cultivar è Il termine tecnico per indicare una varietà di una pianta coltivata. La “cultivar” nel regno vegetale è l’equivalente della “razza” nel regno animale).
Mentre tutti siamo a conoscenza del fatto che esistono tante varietà differenti (Cultivar) di vite ognuna caratterizzata da proprietà specifiche che prescindono dal luogo nel quale sono coltivate, pochi sanno invece che lo stesso vale anche per l’olivo.
Questo perché lo studio delle varietà degli olivi è qualcosa di relativamente recente.
E’ per l’esistenza di tutte queste diverse “cultivar” – su Wikipedia ne trovate elencate un gran numero, suddivise per le aree geografiche di maggiore diffusione – che ad esempio un olio toscano o sabino è assai diverso da un olio pugliese o calabro. Ad analogia di quanto accaduto per il vino, anche per l’olio si vanno diffondendo oli “caratterizzati” DOC o DOP.
La cultivar “la bella di Cerignola” – un’“oliva da mensa” – ha acquisito una precisa connotazione che la caratterizza univocamente.
Quando io ero ragazzo le olive di questo tipo venivano chiamate “Olive di Spagna”. Secondo una tradizione infatti sarebbero state introdotte nell’agro di Cerignola dalla Spagna intorno al 1400 e sono ancora trattate con il metodo “sivigliano” che richiama la Spagna. L’origine spagnola pare tuttavia molto dubbia dato che questa cultivar non è mai stata presente tra le varianti indigene della penisola iberica
Perché “Bella di Cerignola”?
“Bella” perché…l’oliva è proprio bella! Gli esemplari più grandi sembrano quasi delle susine e poi sono carnose e molto gustose (anche per la tecnica di preparazione).
“Di Cerignola” perché veniva coltivata quasi esclusivamente nell’agro di Cerignola.
il nome indica la origine “storica” della cultivar ma non identifica la zona di coltivazione. Ossia oggi si possono trovare delle olive “Bella di Cerignola” prodotte da oliveti ubicati in altre zone.
Ma, si potrebbe dire, non è importante anche la zona di provenienza? Per il vino è così!
E anche per l’olivo!
Per questo gli olivicoltori dell’agro di Cerignola per la produzione locale hanno ottenuto anche una classificazione D.O.P identificata come “la Bella della Daunia” (la Daunia – in greco Δαυνία – è una sub regione geografico-culturale della Puglia settentrionale corrispondente pressoché all’attuale Provincia di Foggia, al cosiddetto Tavoliere delle Puglie).
Vi chiederete perché questo articolo su “la Lampadina”?
La risposta è molto semplice: perché io, autore dell’articolo, sono produttore di queste olive che considero una vera eccellenza italiana, e approfitto dell’occasione per diffonderne la conoscenza!