COSTUME: Calzette e calzini

La globalizzazione ci colpisce in diversi e molteplici campi.

Anni fa era una usanza  specifica dei paesi del Nord e di alcuni paesi asiatici il togliersi le scarpe nell’entrare nelle abitazioni. Nei paesi asiatici, mi si dice, per una forma di sacro rispetto, nei paesi nordici dovuto al voler salvaguardare l’interno delle abitazioni evitando di entrare con scarpe cariche di neve che avrebbero fatto diventare la casa un fangoso pantano.
Dapprima questa usanza è passata qui da noi solo per i bambini. Abbiamo trovato nei negozi di abbigliamento le “calzette antiscivolo”. Calzini con piccoli bottoni di gomma sotto la pianta per non scivolare: che gioia per gli inquilini del piano di sotto che stavano diventando pazzi per il rumore delle scarpe in perenne corsa!
Poco a poco l’abitudine di togliersi le scarpe all’ingresso sta invadendo il nostro paese. Molteplici le cause. Con l’aumento di allergie si evita di portare dentro casa polvere e sporcizia.
Ma mentre per i bambini già ci siamo un po’ abituati per noi ora c’è la sorpresa di trovare al di fuori di alcuni appartamenti una fila di pantofoloni. Si abbandonano le scarpe e ci si infila nei feltri muovendosi ciabattando.

Tutto bene? Non per tutti.

Il prozio di una mia amica, invitato a pranzo per vedere i nipotini, ha salutato con sbigottimento  la sfilza di ciabatte fuori dall’ingresso. Non ne capiva l’uso.
Ha pensato dapprima ad una dimenticanza, poi ahimè, ha capito.
All’ordine di levarsi le scarpe ha avuto un tremito. Mostrare i calzini, per persone di una certa età è come fare vedere le mutande. Le calze sono un indumento “intimo”. Non è riuscito ad opporsi alle insistenze della padrona di casa.
Ha cercato così un panchetto su cui appoggiare il piede calzato con cura da bellissime scarpe con i lacci. Sì, con quei  lacci con cui ha lottato a lungo la mattina. Difficile in tarda età abbassarsi verso il piede o sollevarlo. Ma a fatica aveva provveduto. Ora, tutto da rifare, e davanti ad occhi estranei.

Con fatica si china, con fatica, alza il piede e scioglie i lacci. Il doppio nodo di sicurezza non facilita. Ma è inevitabile: troppe volte ha rischiato cadute per i lacci penzolanti. Con vergognoso pudore leva il piede dalla scarpa. Nessun buco nei calzini. Che sollievo! Nudo, che a lui così pare, lo infila in un pantofolone, e poi l’altro.
I piedi sciacquano  magri e sottili in due ciabattoni: un po’ sudati? Sarà solo una impressione.
Per tutta la durata della visita si sente a disagio, come svestito, inelegante e goffo. La classica eleganza del suo bel completo  è annullata da quelle mostruosità ai piedi. Chino sul suo imbarazzo non è attento ai giochi dei bambini, alle battute del nipote.
Non vede l’ora di rimettersi, a fatica, le sue scarpe e scappare via. Se mai in futuro vedrà la fila di ciabatte fuori dalla porta sgattaiolerà via in silenzio. Fingerà una dimenticanza del gentile invito. Da anziani può succedere! Preferirà l’accusa di un po’ di senile vaghezza alla tortura degli orridi ciabattoni.

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