E’ stato presentato martedì 6 marzo scorso presso le Sale Apollinee del Teatro La Fenice di Venezia il libro di Alberto Mattioli “Meno grigi più Verdi“.
Secondo l’autore – giornalista del quotidiano «La Stampa» ed esperto d’opera – abbiamo bisogno di Verdi, oggi più che mai.
Giuseppe Verdi è il più celebre e popolare tra gli autori di opere ed i suoi melodrammi continuano a essere rappresentati nei teatri di tutto il mondo. Ma Verdi è stato anche qualcosa di più: insieme a pochi altri grandi compatrioti (Machiavelli, Leopardi, Fellini) ha saputo descrivere gli italiani non per come credono di essere, ma per come sono veramente.
Le opere del cigno di Busseto sono i modelli dei nostri (numerosi) vizi e delle nostre (scarse) virtù e così secondo l’autore la prima scena del Rigoletto sembra svolgersi durante una delle cene eleganti di Arcore; il protagonista di “Un ballo in maschera” rappresenta l’archetipo del bamboccione di provincia, già pronto per comparire nei Vitelloni; Radamès è il ragazzo di buona famiglia che si innamora della colf immigrata Aida! E nei suoi capolavori tutti, fra una cavatina ed un duetto, ritroviamo atmosfere, situazioni e istituzioni che sono, nel bene e nel male, tipicamente italiane: la famiglia, il rapporto con le donne e con la Chiesa, la noia della provincia, il ruolo degli intellettuali, il peso del denaro.
Il tutto però, sebbene sia scritto in maniera divertente e divertita, non esclude la profonda ammirazione verso colui che ha fatto gli italiani perché a Verdi va attribuito il ruolo di colonna sonora del risorgimento. Senza dimenticare che, in fondo, anche gli italiani hanno fatto Verdi.
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