Ce lo dicono da tempo. Siamo una nazione di anziani, anzi una nazione di vecchi. L’età media si è alzata a dismisura. Si lavora non solo per la generazione dei genitori ma oramai per quella dei longevi nonni. A che serve cedere il posto di lavoro ai giovani quando sussistono due generazioni da mantenere alle spalle? Pensioni in tilt.
Diveniamo orfani a volte a più di settanta anni. L’immagine dell’orfanello non è più quella dei libri della nostra infanzia. E siamo noi, con tutti, che lentamente invecchiamo e le rubriche telefoniche cominciano ad avere troppi vuoti dolorosi: inesorabilmente la nostra età avanza.
Si certo mille pensieri profondi: chi ha fede, chi non ne ha, cosa ci sarà OLTRE, ci sarà poi un OLTRE. Avremo dall’aldilà legami con i nostri cari. Rinasceremo bruchi, andremo in cielo, oppure. Se rinasceremo con il nostro corpo, sarà il corpo di quale età? Rinascere con il corpo di ottanta anni, mamma mia. Da lassù vedremo i nostri cari? E via tante domande angosciose.
Paura della morte? Si certo! Anche se Epicuro dice che la morte non può generare paura. Non ci si incontra mai. Quando noi esistiamo lei non c’è e quando lei c’è noi non ci siamo più.
Ma l’avvicinarsi inesorabile di quella che sarà la conclusione della nostra vita ci pone anche assai meno seri quesiti. O forse solo a me. So che è tutto molto stupido ma, all’avvicinarsi del nostro addio alle spoglie terrene, bisogna anche organizzarsi un minimo.
Inutile la lista degli oggetti da lasciare a figlio e a nipoti: il trumeau non lo hanno voluto quando eravamo in vita figuriamoci quando non ci saremo più. Venduto insieme all’argenteria che ci è stata cara, ai quadri che ci hanno circondato per tanti anni.
Inutile addolorarsi per qualcosa di cui non saremo testimoni.
Per il resto, per il saluto finale, ho scelto già la musica: una marcia di Elgar, potente, non triste. Voglio che si sappia che la mia vita ha avuto un mare di cose belle (naturalmente non sono mancati i dolori ma col tempo si affievoliscono): per cui una marcia quasi trionfante. Ma mi dispiacerebbe allontanarmi, senza un filo di tristezza, dagli amici e parenti che mi sono stati vicini in questo lungo percorso.
Per cui violini che aiutino un minimo di commozione.
Poi, mamma mia, mio figlio si metterà finalmente un vestito blu con la cravatta? Mio nipote avrà potuto o voluto districare la sua massa di capelli? Le nipoti ..leggins o qualcosa di più formale?
Vietato saltare sull’altare a fare discorsi. Non vorrei soprattutto che le mie numerose sorelle ne approfittassero per raccontare a parenti ed amici mie malefatte passate. Vendetta finalmente! Oltretutto potrebbe essere una faccenda lunga.
Ma io non ci sarò comunque.
Mi sembra di aver pensato a tutto.
Ma di botto un orrendo pensiero:
E SE POI NON VIENE NESSUNO?
Cara Lalli sei davvero troppo simpatica… ci fai ridere anche parlando di morte!!! Un caro saluto Paola Pierantozzi
Ricevo e leggo sempre con piacere i commenti leggeri e profondi di Lalli (che ho ritrovato da poco); anche io mi sono sempre chiesta come sarebbe il mio funerale; anni fà ho anche buttato giù poche righe mentre mi vedevo entrare in chiesa (nella bara) e ascoltare i commenti dei presenti; per il momento spero sia prematuro!
I funerali sono fatti per i vivi e non per i morti.
Perché occuparsene, se morti?
Certo che è così. Ma nella nostra debolezza ci preoccupiamo di qualcosa che certamente non ci riguarderà più.
Lalli, sei una persona particolare per come descrivi certe cose importante delle nostre vite, quello che dici lo condividiamo tutti.
Ma funzionera’ whatsapp in paradiso? Cosi’ quando sara’ il momento ti mandiamo le foto (ritoccate) del tuo funerale con tanto di audio.Ma per ora solo allegria! Tua sorella n. 7! Francesca