Quasi tutti coloro che si recano in Israele fanno una visita alla fortezza di Masada.
Masada è il nome di uno sperone roccioso trecento metri al di sopra del Mar Morto. Erode il Grande vi aveva costruito un palazzo per sé e l’aveva trasformato in una roccaforte militare. I resti del palazzo, con i mosaici gli stucchi e l’impianto balneare, affascinano ancora oggi i turisti che rimangono sorpresi a trovare cose simili nello scenario selvaggio del Mar Morto.
La vicenda della presa di Masada da parte dell’esercito romano, in appendice della prima guerra giudaica che si era conclusa con la presa di Gerusalemme nel 70 dC, è narrata dallo storico Giuseppe Flavio. Giuseppe Flavio, il cui nome originario è Yosef ben Matityahu, ebreo di nascita, era passato a un certo punto della guerra dalla parte dei romani ed era divenuto storico di corte dell’imperatore Vespasiano dal quale aveva assunto il nome di famiglia.
Giuseppe racconta come la cittadella, occupata dai resistenti ebrei, sia stata cinta di assedio dal generale Silva. Questi per non dover attendere che gli occupanti si arrendessero per fame (la fortezza era dotata di magazzini ben forniti e di cisterne d’acqua) avrebbe fatto costruire dai suoi legionari un gigantesco terrapieno – il più grande mai realizzato dai romani – in modo da poter combattere allo stesso livello degli assediati. Questi, infiammati da un discorso del loro comandante Eleazar, per non cadere in schiavitù, la sera prima dell’assalto finale, avrebbero incendiato le loro postazioni e si sarebbe suicidati in massa. Unici sopravvissuti una donna e cinque bambini che si erano nascosti nelle condutture della roccia.
Questo atto estremo di eroismo patriottico è stato assunto come mito dagli israeliani al punto che nel 1969 ossa umane trovate in una grotta nel fianco sud est di Masada furono identificate come quelle di eroici assediati e sepolte con una cerimonia di stato in bare avvolte dalla bandiera israeliana e – secondo quanto afferma wikipedia – ancora oggi reclute dell’esercito vengono condotte sul luogo e pronunciano il giuramento di fedeltà: “Mai più Masada cadrà”.
Masada dopo la presa da parte dei Romani rimase in loro possesso, tranne una breve interruzione durante la seconda guerra giudaica, fino alla epoca bizantina. In questo periodo venne anche abitata da monaci cristiani. Poi cadde nel dimenticatoio fino agli anni ’60 del secolo scorso quando i suoi resti vennero riportati alla luce dall’archeologo Ebreo Yigael Yadin.
Senonché…
Senonché gli scavi e gli studi archeologici sono proseguiti con il risultato che la ricostruzione degli avvenimenti fatta da Giuseppe Flavio ed entusiasticamente accolta dagli israeliani è stata fortemente ridimensionata: Il terrapieno “gigantesco” sarebbe stato costituito non di una altezza di 60 ma di solo 5 m (realizzabile senza tante difficoltà in un tempo compreso tra una settimana e un mese), la descrizione della fortezza fatta da Flavio Giuseppe non corrisponde ai ritrovamenti archeologici (mancano tracce di 11 torri che si sarebbero dovute trovare nella parte superiore di Masada e tutti gli edifici descritti per la Masada inferiore non sono stati ritrovati); il discorso del suicidio di massa rassomiglia a quello di racconti di episodi analoghi in scritti di epoca ellenistica contemporanea e potrebbero essere largamente plagiati.
Secondo le ipotesi che vengono fatte oggi, gli occupanti di Masada si sarebbero difesi come potevano fino alla morte cercando di infliggere il maggior numero di perdite possibile agli assalitori, con la logica di Sansone (muoia Sansone con tutti i filistei) pur in mancanza di armi adeguate a una difesa efficace (non disponevano nemmeno di una catapulta e di una balista!) per poi cadere prigionieri. I resti trovati non sarebbero degli ultimi occupanti ma di soldati romani (tra i resti ci sarebbero anche ossa di porco, notoriamente cibo proibito per gli ebrei).
Come concludere? Giuseppe Flavio ha scritto pochi anni dopo gli avvenimenti, possibile che abbia riportato cose così manifestamente false?
Non ci dobbiamo sorprendere: non dobbiamo pensare che gli “storici” antichi avessero il rigore di quelli dei tempi attuali. Era costume abbellire ed esagerare i fatti – il generale romano Silla che vi aveva preso parte ne avrebbe ricavata maggior gloria, quindi perché smentire?
La versione della resistenza eroica dei difensori di Masada fornisce un “buon esempio” per una popolazione che per certi versi si sente, oggi come allora, accerchiata da forze preponderanti, non possiamo neanche pensare perciò che una ricostruzione storica più realistica possa trovare larga diffusione.
I miti sono così: restano nonostante tutto.
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