Credo che siamo rimasti in pochi ad avere vissuto, almeno marginalmente e senza piena consapevolezza, qualche scampolo della seconda guerra mondiale, ma certamente siamo in tanti a conoscerne gli episodi principali. Se sentiamo dell’invasione della Polonia, del blitzkrieg, di Dunquerque, della Francia di Vichy, di Churchill, di De Gaulle, di Pearl Harbour, dello sbarco in Normandia, di Hiroshima e Nagasaki sappiamo di cosa si parla e sappiamo inquadrare l’evento in un certo momento della storia che si è svolta tra il 1939 e il 1945. Tuttavia ci può capitare ancora di essere sorpresi di sentire citare come “evento fondamentale” qualcosa del quale mai avevamo sentito parlare prima. E non per nostra disattenzione. Ma perché, per qualche strano motivo, questo evento era uscito (o non vi era mai entrato) dalle prime pagine dei giornali e delle rievocazioni storiche ed era quindi caduto nel “pubblico” dimenticatoio.
È quello che è capitato a me qualche giorno fa. Qualcuno, in un blog, ha fatto riferimento alla “operazione Bagration” che avrebbe avuto un ruolo importantissimo nel determinare la sconfitta finale dell’Asse. “Operazione Bagration”? Mai sentita. Di cosa si è trattato? Dove è avvenuta? Oggi qualsiasi curiosità può essere facilmente soddisfatta: basta avere una connessione telematica e “consultare” la memoria universale, cioè basta digitare su Google: operazione Bragation e si hanno tutte le informazioni che si possano desiderare.
Wikipedia recita: Operazione Bagration (in russo: Oперация Багратион, Operacija Bagration, in tedesco: Operation Bagration) era il nome in codice assegnato dallo Stato maggiore generale sovietico (su suggerimento dello stesso Stalin) alla grande offensiva sferrata dall’Armata Rossa nell’estate del 1944 in Bielorussia e nella Polonia orientale che avrebbe provocato la completa disfatta delle forze tedesche del gruppo d’armate Centro schierato in quelle regioni.
Altrove leggiamo “Alla conclusione dell’Operazione Bagration, alla fine di agosto del 1944, 17 divisioni tedesche erano state completamente distrutte e 50 divisioni avevano perso più della metà dei loro uomini” e ancora “L’esercito tedesco aveva subito la più grande disfatta della sua storia, più grande di quelle di Stalingrado e della battaglia di Normandia che si sarebbe conclusa poche settimane dopo”.
L’operazione prendeva il nome “Bagratiòn” in onore di un generale russo di origini georgiane (proprio come Stalin) morto nella guerra del 1812 contro Napoleone, il principe Pjotr Bagration, ferito mortalmente nella Battaglia di Borodino.
Un fatto d’arme clamoroso e se non determinante certo di primaria importanza nello svolgersi del conflitto. E io, che pure ho una buona cultura generale, non ne avevo mai sentito parlare! E come mai? Perché nessuno, o molto pochi, nei settanta e più anni trascorsi ne ha mai parlato.
E perché? Secondo me è perché il parlarne non era “funzionale” al messaggio che si voleva trasmettere: il conflitto era stato vinto dagli occidentali. Punto. Qualsiasi notizia che potesse dare lustro ai sovietici non poteva avere spazio.
Questo fa riaffiorare quelle considerazioni che ho già più volte espresso nei miei articoli su “La Lampadina”: la manipolazione del pensiero! Crediamo di avere un pensiero “autonomo” mentre in realtà questo è stato forgiato sin dalla più tenera infanzia dalla istruzione che ci hanno dato – istruzione che enfatizza certi avvenimenti e ne ignora altri – per proseguire nel tempo attraverso i giornali, la televisione ecc (non ci illudiamo che i “social media” siano “indipendenti”). E comprendiamo perché uno dei primi atti dei rivoluzionari francesi che hanno così fortemente influenzato la storia – sia stato quello di nazionalizzare l’istruzione in modo da averne l’esclusiva: strada perseguita da tutti i totalitarismi e anche, sia pure in una forma meno “plateale” dalle nostre “democrazie” (pensate ai dibattiti che periodicamente si ripropongono su scuola statale e scuola privata) e anche quanto siano feroci le battaglie per assicurarsi il controllo dei mezzi di comunicazione e come avesse ragione Gramsci quando diceva che per potersi impadronire del potere fosse necessario egemonizzare la cultura.
Cogito, ergo sum diceva Cartesio. Penso dunque sono Ma, se quello che “io” penso è “forgiato” da altri, in realtà “io” chi sono? Si parte dalla “operazione ” Bagration e si finisce per interrogarsi sui “massimi sistemi”!
(Leggi di più sull’offensiva Bagration)
E che dire dell’aggressione nazista alla Cecoslovacchia? In quei frangenti, Stalin aveva fatto schierare ben 37 divisioni corazzate ai confini tra le due Ucraine del tempo: quello orientale, facente parte dell’URSS, e quella occidentale, colonia della Polonia, per volontà dei signori della guerra, che disegnarono a loro piacimento il trattato di Versailles. Stalin aspettava solo il permesso della Polonia per attraversare il confine ed intervenire in aiuto della Cecoslovacchia. Ma la Polonia, fantoccio nelle mani degli inglesi, tale permesso non lo concesse mai!. La storia successiva la conosciamo, ahimé, fin troppo bene! Non ho mai saputo nulla di ciò dai mezzi di informazione tradizionali… perché?
L’amico Guglielmo Guglielmi commenta:
“Caro Carlo, come sempre “La Lampadina” ha degli interessantiasimi articoli, mi riferisco in particolare a quello di Beppe Zezza. Anche per me era sconosciuta l’etimologia del nome dell’Operazione Bagration.
Come tu forse saprai il generale Pietro Bagration è un antenato del nostro giovane consocio don Lelio Orsini, ora Console Onorario di Georgia a Milano.
La mamma è infatti una diretta discendente di tale famiglia che governò anche la nazione georgiana come casa reale.
Un caro saluto, a presto Guglielmo”
Non avevo mai sentito parlare dell’operazione Bagration: ho quindi letto con grande interesse l’articolo, che oltretutto solleva un tema più che mai attuale e invita ad una seria riflessione! Grazie
Molto interessante e anche a me, sconosciuto! Grazie
Molto interessante. Condivido pienamente le riflessioni.