Articolo di Carlo Verga
“I diamanti sono i migliori amici delle ragazze”. Così cantava Marilyn Monroe in una scena del film musicale “Gli uomini preferiscono le bionde”, del 1949.
Già nel XIII: si diceva che se una donna era arrabbiata col marito bastava che indossasse (o le venisse regalato) un diamante per fare pace…
“Un diamante è per sempre”, lo slogan coniato dalla De Beers nel 1947, è stato di grande successo anche per le vendite. Ma che succede ora con l‘avvento delle pietre coltivate o sintetiche?
Secondo la RapNet Diamond Index il prezzo delle gemme di alta qualità è calato quasi dell’80% negli ultimi trent’anni al netto dell’inflazione e un recente studio commissionato da De Beers certifica che la domanda di diamanti lavorati sarebbe cresciuta solo dello 0,3% a livello globale nel 2016.
Certamente il gusto cambia ma soprattutto le limitate disponibilità economiche dei più giovani, una certa sensibilità in merito alla estrazione delle pietre con lo sfruttamento delle popolazioni locali e le nuove pietre coltivate o sintetiche, hanno dato il loro forte contributo alla contrazione del mercato delle pietre naturali.
I diamanti sono una modificazione cristallizzata del carbonio puro e si forma nelle grandi profondità terrestri, dove esistono le condizioni di altissima pressione e temperatura. Il loro ritrovamento sulla superficie terrestre è dovuta con tutta probabilità, alle varie eruzioni vulcaniche succedute nel tempo.
Per questa ragione la ricerca e i ritrovamenti erano molto concentrati lungo gli argini dei fiumi e in depositi alluvionali.
Ma come è iniziata la storia di queste pietre cosi preziose?
Alcuni riferimenti sulla loro preziosità è menzionata fin da 6000 anni fa su alcuni testi in sancrito. Giunsero poi nella Roma antica dove però venivano utilizzati principalmente come strumenti d’incisione. Fu poi l’India che ne sancì l’importanza tanto che una delle loro città, Golconda (città oramai in rovina), fu considerata fino alla fine del 1700 il centro commerciale più importante per la lavorazione dei diamanti. La svolta sul commercio e utilizzo dei diamanti avvenne nel XVII secolo quando gli imperatori Moghul, dopo avere annesso i territori vicini di Bijapur e Golconda (con le relative miniere), accettarono di separarsi dalle loro pietre migliori e l’Europa fu inondata da una marea di gemme. Solo molto più tardi, a fine Settecento, furono individuati i primi giacimenti, in principal modo in Brasile.
In un’epoca relativamente più recente, il Sudafrica, è diventato il grande produttore ed è li che furono scoperti i maggiori giacimenti, la zona era a sud del fiume Orange. Era l’anno 1871, dopo il ritrovamento di diamanti in mezzo a un terreno nella fattoria dei fratelli Johannes e Diederik De Beers, che segnò la nascita della moderna industria diamantifera con la creazione della miniera di Kimberley. Big Hole (così è anche denominata la miniera), il buco più grande mai scavato dall’uomo dal quale migliaia di uomini, hanno estratto 10 milioni di metri cubi di terra per portare alla luce 2mila chili di diamanti.
Fu poi Cecil Rhodes che nel 1888 fondò la De Beers Consolidated Mines, azienda che fino agli Anni ’90 ha detenuto il monopolio del commercio dei diamanti.
I diamanti sono sempre stati un segno della potenza dei paesi e dei regnanti che erano pronti a sborsare qualsiasi cifra pur di accaparrarsi i più importanti:
-il diamante Koh-i-noor (105 carati, 21,6 g) «Koh-i-noor” significa “Montagna di Luce” in persiano. La sua origine forse l’India vicino a Golconda. Attualmente fa parte dei gioielli della Corona britannica ma il suo possesso è molto contestato dall’India che ne chiede la restituzione (con poco successo).
-Il Diamante Sancy (di 55,23 carati) fu trovato a Golconda in India. Tra i tanti proprietari che si sono succeduti fino ad oggi, i Francesi, il principe russo Paolo I Demidoff, poi il primo visconte di Astor che lo tenne per oltre 70 anni, il quarto visconte di Astor lo vendette, nel 1978, al museo del Louvre per un milione di dollari.
-Il diamante Cullinan dal nome del proprietario di una vicina miniera, venne scoperto nel 1905 da un minatore. La gemma, allo stato grezzo pesava 530,2 carati. Venne acquistata dal governo di Pretoria e donata al re di Inghilterra Edoardo VII in occasione del suo compleanno. Nel 1908 il diamante venne tagliato e ridotto in 105 diamanti.
A proposito delle pietre sintetiche o coltivate, queste vengono classificate secondo il processo produttivo HPHT o CVD, High –Pressure High – Temperature (sintesi ad elevata pressione e temperatura) e Chemical Vapor Deposition (sintesi a deposizione chimica da vapore).
La prima pietra con caratteristiche accettabili, per durezza e conducibilità fu ottenuta negli anni ‘90 con un sistema denominato Detonation System mediante il quale si ottengono dei granelli di diamante di dimensioni minime tramite una detonazione di esplosivi contenenti carbonio. Va da sè che questo tipo di pietra poteva essere usata solo per scopi industriali, mancando nel colore e trasparenza, quindi non utilizzabile in gioielleria.
Solo in tempi più recenti, i grandi investimenti, i sistemi e impianti di ultima generazione hanno reso possibile ottenere delle pietre che abbiano delle caratteristiche molto simili alle gemme preziose. Il processo, a grandi linee, inizia con l’inserimento di un sottilissimo strato di diamante naturale posizionato all’interno di una camera ad alta pressione con la presenza di carbonio: le elevate temperature generate da reattori sviluppano delle cristallizzazioni che si trasformano in piccole pietre.
La stessa De Beers ha prodotto per fini di ricerca, pietre fino a 25 carati. Ma per motivi economici, la maggior parte dei diamanti sintetici è ferma ad un peso massimo di 1 – 1,5 carati.
Ma come rilevare le pietre naturali da quelle sintetiche? Quasi impossibili anche agli occhi degli esperti e le differenze sono tracciabili solo con speciali apparecchiature. Le pietre incolori, sottoposte alla luce ultravioletta ad alta frequenza, producono delle fluorescenze o fosforescenze differenti da quelle naturali, quindi ben identificabili. Il loro prezzo circa il 50% delle naturali.
Tante le aziende che si sono rivolte a questo settore in notevole crescita, perfino uno dei maggiori commercianti, sudafricani, di pietre naturali, ha lasciato l’azienda fondata dal padre per dedicarsi alle pietre coltivate e sintetiche con vendite esclusivamente on line.
Pensate che la Adadiamonds californiana, offre la possibilità di ottenere pietre personalizzate ricavate dal carbonio estratto da oggetti con particolare valore affettivo, mazzi di fiori o tesi di laurea, ed anche la possibilità di ricavare un diamante dalle ceneri del caro estinto.
Sempre affascinante la storia dei diamanti. Se capita di passare da Anversa, va assolutamente visitato il World Diamond Center dove si incrociano nei corridoi varie generazioni di diamantari, dal nonno che parla soltanto yiddish al nipote laureato a Yale o Oxford…un’atmosfera unica