COSTUME – E se facessimo a volte il contrario?

La pandemia non molla. Dobbiamo continuare con regole strette e deprimenti, ma non c’è altra soluzione. Lo scorso anno abbiamo ammazzato il tempo inventando mille nuove attività. Ginnastica a casa con la Tv, lezioni di lingue on line, visite ai musei, film, fornelli perennemente in azione e altro.
Questa volta siamo meno energici, forse perché un po’ più avviliti. Dura da troppo tempo. Non abbiamo più la voglia di lunghe passeggiate. Ci sembra di essere state ovunque. Gli spettacoli e tanti che offre la smart Tv ci hanno un po’ stufato. Serie di tutti i tipi  sono state affrontate. Il ridurre le visite a due  sole persone ci impone una restrizione che ci blocca del tutto: come decidere chi buttare dalla torre. Così si rinuncia anche a questo. Stiamo divenendo più asociali, più insofferenti, non scegliamo cosa fare oggi perché, semplicemente, non abbiamo voglia di fare niente. La casa, lieto rifugio dopo giornate di lavoro, è ora uno spazio insufficiente. In troppi e per troppo tempo. Abbiamo messo a posto tutto nella scorsa “chiusura” (in italiano si potrebbe dire così), abbiamo spostato mobili e quadri, lucidato, ordinato carte..
Ed ora? Come reagire? Che si fa?
Proviamo,  per una volta, a fare esattamente il contrario. Non lo ammazziamo il tempo. Anzi diamogli spazio.
Proviamo a reagire in un modo totalmente diverso. Sdraiamoci sul nostro letto. A pancia all’aria a braccia e gambe aperte, come quando, da piccoli al mare, si faceva il morto a galla per riprenderci da lunghe nuotate. Chiudiamo gli occhi. Facciamo un lungo respiro e… aspettiamo. Diamo tempo al tempo.
In breve, come le bollicine in un bicchiere di champagne emergeranno nella nostra mente mille e mille cose. Forse ricordi recenti e poi  sempre più lontani. Le nostre ansie, le nostre paure, le nostre gioie di tanto tempo fa: infilare i guanti senza mettere due dita insieme, andare in bicicletta senza ruotino, la prima medaglia appuntata al grembiule alle elementari. Il primo tuffo di testa dallo sgabello del pattino, la prima cucitura al pronto soccorso e poi le facce di tanti bambini amici. Dove saranno adesso? Stanno bene?
Nella pace nel silenzio emergono fatti dimenticati a cui allora non avevamo dato peso: la compagna di banco che si presenta volontaria alla interrogazione per salvarci, la sorella con cui avevamo sempre litigato prima del mio matrimonio che si presenta alla porta per prepararmi la colazione che certo mi riteneva incapace di organizzare, la prima gara vinta dopo tanta paura, il primo cinque in matematica dopo tanti “… e a Theodoli il solito tre!” E poi la volta che non ci siamo svegliati per il biberon notturno lasciando il figlio urlare come un ossesso, l’abbraccio dei nipoti e le cose terribilmente vere che ci dicono. Stiamo fermi ed il fiume di ricordi scorre lento, ci strappa un sorriso. Non dobbiamo temere. Le cose brutte sono offuscate da una leggera nebbia che le cela, le bollicine del brutto restano sul fondo. Ne emergono poche e senza più la forza dolorosa che hanno avuto in passato. Il tempo ha messo una barriera sottile.
Emergono i sorrisi e le gioie.
Bello!
Ma ora riaprite gli occhi, saltate giù dal letto, basta del fare il morto a galla. Forti di tante cose belle rivissute, tornate  a fare la solita passeggiata, visitate un museo, fate lezione di ginnastica online, fate la spesa e telefonate subito a quei due che non avete ancora chiamato.

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2 Commenti
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Francesca Theodoli
9 Marzo 2021 20:59

Commovente e tanto tanto vera.

Carlo Verga
8 Marzo 2021 18:09

Lalli sei forte, sei sempre più tu.