È considerata la più grande fotografa dell’inizio del secolo scorso. Chi era Assunta Adelaide Luigia
Modotti, detta Tina? Ci sono state recentemente varie sue mostre in giro per l’Italia. Hanno raccontato, attraverso i suoi scatti, il suo percorso improntato di passione, di un deciso orientamento politico e ideologico. Come donna, esplora la vita e il mondo senza apparente paura e con infinita partecipazione. Come fotografa illustra sicuramente con grande sensibilità e chiarezza le inquietudini culturali e politiche che marcano l’apertura del Novecento. Una fusione costante tra tensione estetica e impegno politico. Lei era comunista, figlia di socialisti e la sua grande passione artistica e il suo fervore politico saranno trasmessi al mondo con uno sguardo particolarmente preciso e sensibile.
Tina spiegava di sé: “Desidero fotografare ciò che vedo, senza artefici, e senza trucchi e penso che questo possa essere il mio contributo ad un mondo migliore… cerco di produrre non arte, ma oneste fotografie, senza distorsioni o manipolazioni”.
Nata a Udine il 17 agosto del 1896, emigrata dal Friuli agli Stati Uniti e successivamente stabilitasi in Messico, avrà una vita breve, in cui riuscirà a fare di tutto, e a imparare di tutto. Per un periodo sarà anche attrice del cinema muto.
Passa alla storia per il suo spirito libero, indipendente e per la sua vita avventurosa. Si lega a personaggi influenti da Diego Rivera a Frida Khalo, da Robert Capa a Ernest Hemingway, fino a Pablo Neruda, che fu un suo intimo amico.
È il fotografo Edward Weston, che sarà la figura centrale nella sua vita e nella sua produzione artistica. È lui che l’avvia alla fotografia. Ed è lui che contribuisce alla sua ascesa internazionale. Lei lo abbandonerà dopo poco per seguire la sua militanza comunista e il suo crescente impegno nell’attivismo. Infatti, la vena artistica della Modotti si evolve e si lega indissolubilmente alla politica.
Con Diego Rivera e Frida Khalo sarà l’interprete indiscussa dei grandi movimenti artistici messicani. Illustra il Muralismo messicano che esprime la preoccupazione degli artisti impegnati per i grandi problemi sociali, dimostrando la sua curiosità per l’evoluzione della situazione politica messicana in grande fermento. Viene ingaggiata dagli artisti muralisti per documentare l’intero processo di creazione delle loro opere fino a raggiungere il prodotto finale.
Tina continuerà a mantenere sempre intatto il gusto della narrazione e sarà una straordinaria testimone della condizione umana e sociale dei più poveri tra i messicani, immortalando gli emblemi della Rivoluzione, ma non senza rinunciare al piacere estetico della sua visione. Osserva le mani dei lavoratori, lo sguardo fiero delle donne indigene, i bambini poveri, gli amici intellettuali, compagni di idee rivoluzionarie, i segni di una nascente modernità urbana, la potenza collettiva delle folle. Ma in tutte le immagini mostra sé stessa: donna passionale e libera, indipendente e coraggiosa. Considerata da tempo una sovversiva per le sue amicizie tra artisti e rivoluzionari ma soprattutto per la sua attività di fotografa, viene accusata di aver partecipato ad un fallito attentato contro il presidente del Messico, ed espulsa dal Paese. Parte in esilio, prima a Rotterdam, poi a Berlino, a Mosca al seguito di uno dei suoi tanti amori appassionati e pericolosi e in fine a Parigi. Partecipa alla guerra civile spagnola. Ritorna in Messico nel 1939 dove muore il 5 gennaio 1942.
“Tina Modotti è morta, Tina Modotti, sorella, no, tu dormi, no, tu dormi soltanto:
forse il tuo cuore sente crescere la rosa di ieri,
l’ultima rosa di ieri, la nuova rosa”.
“…..Ogni giorno cantano i canti delle tue labbra,
sulle labbra del popolo glorioso che tu amavi
perché il fuoco non muore.
Non dormirai invano, sorella.
Perché il fuoco non muore”.
Pablo Neruda