Della storia del nostro paese ci sarebbero tante cose da raccontare. Ogni angolo del nostro territorio ha un piccolo o un grande racconto da regalare. Ma uno in particolare coglie oggi la mia attenzione. Sembra una strana favola, eppure è tutto assolutamente autentico. Siamo nel 1441, nel comune di San Giustino a Perugia, più precisamente nell’Alta Valtiberina umbra, su una striscia di terra larga 500 metri e lunga circa due chilometri abitata da poche centinaia di contadini analfabeti. Un’inezia di pochi ettari che per un debito non pagato e un rilievo topografico (anzi due) mal eseguito, ha visto il nascere della più piccola repubblica italiana e probabilmente del mondo: la Repubblica di Cospaia, esistita fino al 1826. Non ci sono carceri, non c’è esercito, né organi di potere e la libertà dei suoi abitanti è sancita da un’unica norma scritta, enunciata sull’architrave che sovrasta l’ingresso della chiesa locale: Perpetua et Firma Libertas (Perpetua e sicura libertà).
Torniamo nel ‘400 per capire cos’è successo. In un difficile momento attraversato dal papato, il Papa Eugenio IV, neoeletto, si rifugia a Firenze dopo un conflitto con la famiglia Colonna. Per aiutarlo nella sua lotta con il Concilio riunito a Basilea, chiede in prestito a Cosimo il Vecchio, artefice del potere dei Medici in città, l’importante somma di 25.000 fiorini d’oro, con, in pegno, la città di Borgo Sansepolcro e quello che la circonda nell’alta valle del Tevere. Scaduti i dieci anni previsti dagli accordi, il prestito non viene restituito e il territorio di Sansepolcro diviene parte della Repubblica di Firenze.
Per delineare i confini del territorio ognuna delle due parti istituisce una commissione di tecnici, con l’indicazione di prendere come nuovo limite di demarcazione un torrente chiamato “Rio”. Da lì nasce lo sbaglio. Non c’è alcun coordinamento reciproco, né sono fatte verifiche sul posto. Effettivamente di torrenti con quel nome ce ne sono due, uno più a sud e uno più a nord, a circa 500 metri di distanza. Rimane fuori per una lunghezza di un paio di chilometri, ignorato dai rilievi, un piccolo territorio con circa cento famiglie residenti. I due stati confinanti si rendono presto conto dell’errore commesso, ma preferiscono ignorare il problema. Decidono che sarebbe meglio non correggere il trattato sancito così faticosamente e che una zona cuscinetto potrà essere utile per condurre scambi e attività malvisti all’interno dei loro territori, vietati dalla legge o pesantemente tassati.
Gli abitanti del posto, i cospaiesi, hanno già capito i vantaggi del poter trasformare in tutta fretta il loro borgo in un centro finanziario completamente libero da gabelle, tasse o dazi. Afferrano presto come, a questo punto, possano affittare liberamente i loro terreni e le loro case a caro prezzo ai molti banchieri dell’epoca che vi prendono residenza. Una terra di nessuno. Un vero paradiso fiscale ante-litteram.
In più, nel 1574, il Cardinale Tornabuoni, ambasciatore del Granducato di Toscana a Parigi, invia alcuni semi di una pianta medicinale da poco in uso in Francia, il tabacco, originaria dell’America, al nipote Alfonso Tornabuoni, Vescovo di Sansepolcro.
La tabacchicoltura e il commercio clandestino del tabacco diventano rapidamente le più importanti fonti di sostentamento degli abitanti di Cospaia. Soprattutto quando papa Urbano VIII arriva a scomunicare i credenti che fumavano in chiesa e papa Benedetto XIII ne tassa la coltivazione. Le prime coltivazioni di una certa entità e regolarità a fini industriali e commerciali risalgono ai primi del 1600. La pianta è originariamente usata a scopo medico e poi per farne polvere da fiuto e trinciati da fumo.
Sullo stemma cospaiese, su un campo nero e uno bianco, divisi diagonalmente, compare il paesello tra i due piccoli corsi d’acqua, con due pesci sulla destra e la pianta di Nicotiana tabacum *a sinistra, con sopra riportato il loro motto e gli anni di durata della repubblica.
Nel 1826 la libertà di Cospaia comincia a creare problemi sia al Papa Leone XII, che al granduca di Toscana, Leopoldo, diventando un rifugio di evasori fiscali, di contrabbandieri, e di tanti delinquenti in fuga.
La micro-repubblica è costretta a rinunciare alla sua indipendenza con un atto di sottomissione siglato dai quattordici capo-famiglia. E lì finisce la sua strana avventura. Per la storia, in seguito, la Valtiberina Toscana ha fatto della coltura del tabacco la coltura principale divenendo la base dell’economia della zona.
Oggi, di quell’avventura rimane poco o niente. Cospaia è una frazione di San Giustino con poche case e una chiesetta. L’ultima settimana di giugno si festeggia la Festa della Repubblica a ricordo del loro periodo di gloria e di totale anarchia.
*Il suo nome deriva da quello dell’ambasciatore francese Jean Nicot, che nel 1550 introdusse in Europa i semi della pianta, mentre il termine tabacum si riferisce alla pipa usata dagli Indiani del nord America per fumarne le foglie.
Interessantissimo ! Grazie mille, non ne avevo mai sentito parlare ed è una storia affascinante. Ed è anche interessante notare come i cittadini cerchino e sfruttino sempre ogni possibile escamotage per sottrarsi all’ applicazione di leggi e regole.
Grazie del suo commento. Scoperta questa interessante realtà, non ho resistito. Ha proprio ragione! La creatività dell’uomo è senza limite. Appena si apre la possibilità di evitare la legalità senza incorrere in pericolose conseguenze, il cittadino, un pò furbo, si butta e ne approfitta allegramente! La Repubblica di Cospaia ne è stato un esempio lampante. La sua eredità, comunque, è stata di inventarsi, con la pianta del tabacco, una serie di eccellenti sigari!