ARCHEOLOGIA – 12.000 anni fa. Un luogo di culto chiamato Göbekli Tepe

Vi siete sicuramente emozionati quando è arrivata la notizia che i dipinti trecenteschi della Cappella degli Scrovegni di Padova e che Montecatini Terme avevano ricevuto dall’Unesco il titolo di World Heritage, ovvero patrimonio dell’Umanità. L’Italia gode ora di 55 siti riconosciuti grazie ai quali si situa al primo posto nel mondo, in questa classifica.

Il motto dell’UNESCO è “costruire la pace nelle menti degli uomini e delle donne” attraverso i canali dell’educazione, della scienza, della cultura e della comunicazione. Per questo è sempre interessante osservare quali sono le ultime scelte dell’UNESCO per quanto riguarda la salvaguardia dei siti di interesse culturale e naturali nel mondo.
Nel 2018 un ritrovamento unico è entrato a far parte della grande famiglia del patrimonio mondiale. Antico di 12.000 anni è un luogo di culto chiamato Göbekli Tepe, riconosciuto come il luogo rituale più antico del mondo.
Si trova nel Sud-Est dell’Anatolia, vicino alla frontiera tra la Turchia e la Syria. Questa data è impressionante, ma lo è ancora di più se si confronta con i monumenti storici e preistorici che ci sono più familiari. 12.000 anni sono più di 6.500 anni prima delle città sumere, 7.000 anni prima di Stonehenge, 5.500 anni prima dell’inizio degli allineamenti di Carnac in Francia, 7.500 anni prima della piramide di Cheope. Mancano addirittura quasi 1.000 anni a Gerico, uno dei primi siti urbanizzati conosciuti. L’inizio delle indagini archeologiche in questo luogo comincia nel 1995, con l’archeologo tedesco Klaus Schmidt che guida una serie di scavi dopo la segnalazione di un pastore del posto in seguito a particolari ritrovamenti.
Göbekli Tepe, la “collina dell’ombelico” in turco, è costruita su una collina artificiale di otto ettari con una struttura composta da decine di colonne monolitiche alte da quattro a cinque metri disposte lungo almeno 20 anelli concentrici, che gli archeologi hanno chiamato “recinti”, con una regola di progettazione astratta. I pilastri del sito sono decorati con elaborati rilievi raffiguranti animali, tra cui gazzelle, giaguari, asini selvatici asiatici e pecore selvatiche.
Gli scavi hanno portato alla luce manufatti e statuette raffiguranti figure umane, oltre a sculture nella roccia e incisioni raffiguranti animali, simboli astratti e pitture rupestri. L’edificazione dei vari elementi architettonici è probabilmente il risultato di un lavoro che si ripeteva periodicamente, un luogo di incontro per svolgere rituali per gruppi di cacciatori-raccoglitori. Un modo per unire le persone.
Rasenta dell’incredibile pensare che questa imponente struttura sia l’opera di cacciatori-raccoglitori, in un’epoca anteriore all’invenzione delle prime tecniche di coltivazione e di allevamento, ben prima della lavorazione della ceramica. Rappresenta lo sforzo esteso e coordinato di gruppi di persone riunite per costruire i monoliti e i vari manufatti e porre letteralmente le basi per lo sviluppo di una società complessa, stabilire contatti tra gruppi di diversi territori, favorendo lo scambio di beni, i rapporti e il trasferimento di conoscenze e innovazioni. La rivoluzione sta nello scoprire quanto i  cambiamenti socioculturali necessari per lo sviluppo delle credenze religiose abbiano preceduto anziché seguito lo sviluppo dell’agricoltura, in contrasto con le teorie sullo sviluppo della civiltà condivise in precedenza.
Quando furono posate le prime pietre, il pianeta aveva un volto diverso.
La maggior parte degli umani era principalmente impegnata nella caccia e nella raccolta, e la grande rivoluzione agricola non si era ancora diffusa in Medio Oriente, per non parlare dell’Europa in un periodo, dove l’uomo stava appena iniziando a istallarsi. Infatti, il sito sembra essere nato non come luogo abitativo ma come luogo di culto.
Come dicevo, questa scoperta contribuisce a ridefinire alcune conoscenze acquisite in precedenza riguardo alla storia dell’agricoltura e, in generale, delle abitudini – anche alimentari – delle prime civiltà mesopotamiche. Avrebbe favorito uno sfruttamento pianificato delle risorse alimentari e di conseguenza lo sviluppo delle prime pratiche agricole.
Queste scoperte sono di un’importanza fondamentale ed è interessante notare come continue scoperte nel campo archeologico e paleoantropologico ci portino a rivedere teorie e concetti che pensavamo definitivamente stabiliti. Un bell’acquisto nei World Heritage dell’UNESCO.

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2 Commenti
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Vittoria Buffa
9 Settembre 2021 19:19

Brava Marguerite! Ho conosciuto Klaus Schmidt, allora giovane archeologo, a Berlino agli inizio degli scavi, cominciati un pò per caso. Da allora tanta strada è stata fatta e Gobekli Tepe rimarrà nella storia dell’evoluzione umana (ancora con molti punti interrogativi). Purtroppo Klaus Schmidt non c’è più, ma il “suo ” sito resterà anche a ricordarci quanto poco sappiamo ancora della nostra storia.
Vittoria Buffa

Marguerite de Merode
Reply to  Vittoria Buffa
9 Settembre 2021 22:36

Cara Vittoria! Sono felice che hai approvato la mia curiosità. Proprio te! Ho trovato affascinante questa incredibile scoperta che rimette in questione tutte le teorie elaborate finora sull’evoluzione della nostra storia! E ho voluto indagare un pò di più questo grande mistero sicuramente non ancora districato, se mai lo sarà! Klaus Schmidt doveva essere un personaggio straordinario! Il suo nome rimane comunque per sempre legato a questa grande scoperta. Grazie del tuo commento che arricchisce il mio testo.