Tutti conoscono Luigi XVI, il re di Francia ghigliottinato durante la Rivoluzione francese; molti sanno chi sia stato Luigi XVIII, il re della Restaurazione dopo l’epopea napoleonica ma pochi sanno qualcosa di Luigi XVII.
Per inciso, trovandomi in Francia, mi sono divertito a chiedere ai giovani che frequento chi sia stato l’ultimo Re in Francia. La risposta, praticamente unanime, è stata: Luigi XVI! Dei tre Re successivi (Luigi XVIII, Carlo X e Luigi Filippo –per quest’ultimo il titolo era Re dei Francesi e non Re di Francia) nessuna conoscenza. Segno della ignoranza della Storia che accomuna i giovani Francesi ai cugini italiani.
Luigi XVII fu tale solo per i nobili espatriati durante la rivoluzione; ma non fu mai né incoronato né tanto meno chiamato con tale nome dai suoi conterranei.
Nato nel 1785, terzogenito da Luigi XVI e da Maria Antonietta, era stato battezzato Luigi Carlo. Il primogenito, ed erede al trono, il Delfino, era il di lui fratello maggiore Luigi Giuseppe ma questi morì di tubercolosi ossea nel 1789 (proprio in concomitanza con la convocazione degli Stati Generali l’evento che ha segnato l’inizio della Rivoluzione francese).
Per i primi quattro anni visse a Versailles coccolato dalla madre che lo chiamava affettuosamente “chou d’amour”; insieme coi genitori si trasferì a Parigi alle Tuilleries e ne seguì le sorti finendo in custodia al Tempio. Nel 1792 la Rivoluzione dichiarò decaduta la monarchia e proclamò la Repubblica.
Dopo un sommario processo, a gennaio del 1793 Luigi XVI venne condannato e ghigliottinato e Luigi Carlo divenne automaticamente, de jure, per i monarchici e gli stati internazionali il legittimo re con il nome di Luigi XVII.
Con la morte del padre ebbe inizio il suo calvario personale. Fu separato dalla madre Maria Antonietta che fu trasferita alla Conciergerie, per essere successivamente anche essa giudicata, condannata e ghigliottinata.
Il piccolo Luigi Carlo, che aveva allora solo otto anni, fu affidato alle “cure” di una coppia di rivoluzionari “sans culottes”, Antoine Simon – un ciabattino – e sua moglie Marie-Jeanne una donna delle pulizie. Questi provvidero alla sua “rieducazione” per fargli perdere i modi aristocratici e acquisire quelli dei rivoluzionari: parlare licenzioso, bestemmie, ubriachezza (a soli otto anni!). Fu sottoposto a un vero e proprio “lavaggio del cervello” per convincerlo che sua madre e la zia avessero fatto di lui un giocattolo sessuale, intrattenendo con lui perfino rapporti incestuosi. E il bambino fu soggiogato al punto da testimoniare in questo senso durante il processo-farsa al quale fu sottoposta la madre Maria Antonietta.
A inizio 1794 Antoine Simon abbandonò il suo incarico e il piccolo, che veniva chiamato Carlo Capeto, venne praticamente imprigionato in una stanza con un lettuccio, un tavolo, una seggiola e un bugliolo per i bisogni, spurgato saltuariamente, senza nulla da fare, senza un’ora d’aria, senza luce di sera e di notte, con scarsissima possibilità di cambio di abiti e di igiene personale.
Nella “Convenzione” (il “parlamento” di quel momento) si discusse della sua situazione che costituiva “un problema” per i rivoluzionari: Carlo Capeto era pur sempre l’erede di Luigi e quindi un potenziale punto di riferimento per i monarchici. Per lui si propose la carcerazione perenne. A trarli d’impaccio arrivò però la morte del fanciullo: l’8 maggio del 1795 Luigi XVII, debilitato dalle terribili condizioni della sua detenzione, morì. Del suo corpo, gettato nella fosse comune del cimitero di Santa Margherita, si perse traccia.
Incredibilmente, il suo cuore – proprio il suo – si trova oggi nella cattedrale di St. Denis, insieme alle spoglie dei Re e delle Regine di Francia! La sua storia è così avventurosa che merita di essere raccontata.
Il medico che effettuò l’autopsia, il dottor Pellettan, espiantò segretamente il cuore, lo trafugò e lo conservò a casa sua sotto spirito in un vaso di cristallo; lo spirito pian piano evaporò e l’organo rimase essiccato e intatto. La teca fu rubata da uno studente, il quale però in punto di morte, gliela fece restituire. Dopo la Restaurazione il Pellettan cercò invano di venderlo ai re che si sono succeduti Luigi XVIII e Carlo X, ma questi dubitandone dell’autenticità rifiutarono. La vedova lo regalò allora all’arcivescovo di Parigi Hyacinthe-Louis de Quélen. Questi lo conservò nell’arcivescovado.
Nei tafferugli della rivoluzione del 1830 venne nuovamente rubato e smarrito! Recuperato miracolosamente è passato di mano in mano fino a giungere in possesso – nel 1895 al Conte Urbain de Maillé, rappresentante del Duca di Madrid, Don Carlos legittimo pretendente al trono di Francia, per diritto ereditario. Don Carlos lo portò nella cappella del castello di Frohsdorf, vicino Vienna, dove rimase fino alla Seconda Guerra Mondiale. Nel 1942, fuggendo dalle devastazioni della guerra, la Principessa Beatrice Massimo, nipote di don Carlos lo portò in Italia . Nell’aprile 1975 le figlie della Principessa Massimo lo affidarono al Duca di Bauffremont, Presidente del Mémorial de France in Saint-Denis, perché fosse conservato fra i Reali di Francia. Nel 2000 , il cuore fu sottoposto – in due laboratori indipendenti all’esame del DNA mitocondriale – quello che stabilisce la discendenza femminile. Confrontando i risultati con quelli di una ciocca di capelli appartenuti con certezza a Maria Antonietta, la autenticità del reperto è stata confermata!
Come accaduto in altre circostanze simili (ricordiamo tutti le vicende di Anastasia la figlia dello zar Nicola II) sono subito fiorite delle leggende. Già all’indomani dell’inumazione, si diffusero dicerie sempre più insistenti, poggianti su testimonianze e altri indizi, che davano Luigi XVII per sopravvissuto alla prigionia nel Tempio, evaso con l’aiuto dei realisti e sostituito.
Numerosi furono i “pretendenti Luigi XVII”. Il più famoso è stato Karl Wilhelm Naundorff, un orologiaio prussiano. Questi si stabilì una corte, nominò degli aiutanti di campo, degli ufficiali di ordinanza, un ministero etc e cercò, invano, di farsi riconoscere dai diversi reali europei e dalla figlia di Luigi XVI sopravvissuta alla Rivoluzione. Dopo una vita avventurosa, con diversi soggiorni in prigione, morì nel 1845. Sulla sua tomba si legge: qui giace Luigi XVII re di Francia e di Navarra, nato a Versailles il 27 Marzo del 1785 e morto il 10 Agosto del 1845. L’atto di morte si esprime nello stesso modo.
I discendenti di Naundorff, riuscirono a farsi cambiare il cognome in “de Bourbon” e ancora oggi affermano di essere i legittimi discendenti di Luigi XVI e quindi pretendenti al trono di Francia. Alla fine del secolo scorso cercarono di farsi legittimare attraverso analisi del DNA le quali peraltro fallirono.
Per chi fosse interessato a conoscere più da vicino tutte queste vicende, come prevedibile, ha una ampia letteratura a disposizione!
Gentile Redazione,
Inerente al Vistro interessante articolo « la dolorosa storia di Luigi XVII » di Beppe Zezza, desidero segnalare il libro «Das grosse Geheimnis von Hildburghausen – auf den Spuren der Dunkelgräfin”, “ Il grande segreto di Hildburghausen, sulle tracce della Contessa oscura”, sorella del piccolo Luigi XVII, la quale ha avuto un destino avventuroso e doloroso;
Due storici tedeschi Helga Ruehle von Lilienstern e Hans Jürgen Sailer sono gli autori del libro ( mi pare ahimè solo in tedesco…);
Cordiali saluti,
Christina Gehlen
Molto interessante . Grazie Beppe. Storia a me sconosciuta. Una vita tragica questo povero piccolo Luigi XVII!
Grazie, Carlotta. Sono molto felice quando un mio articolo è apprezzato!