ABBIAMO OSPITI/ASTRONOMIA – Asteroidi e pianeti nani: i mini mondi dell’Universo

Articolo di Massimo Cestelli Guidi, Autore Ospite de La Lampadina
La ricerca scientifica e l’attenzione generale degli studiosi del Sistema Solare è sempre stata indirizzata verso i maggiori pianeti ed i relativi satelliti.
Ma già nel secolo scorso la ricerca astronomica si è anche indirizzata alla scoperta di Pianeti “nani” e Asteroidi e negli ultimi decenni sono state inviate sonde spaziali verso gli elementi di maggiore dimensione individuati. Vedremo in seguito i motivi che hanno indotto gli scienziati a rivolgere l’attenzione a questi corpi di piccole dimensioni, piccole dimensioni se paragonate a quelle dei pianeti del Sistema Solare.
Il pianeta nano più famoso scoperto nel 1930 negli USA, nel Kansas, con un potente (per l’epoca) telescopio è Pluto. Il nome è stato suggerito al nonno astronomo da una bambina inglese di 11 anni, Venetia Burney, ed è riferito al cane di Topolino.
Pluto è un pianeta nano gelato perché è situato oltre Nettuno, in un’orbita relativa al Sole la più ampia fra i pianeti (tempo di una rivoluzione intorno al Sole circa 247 anni) oltre la “linea del gelo” che delimita la distanza dal Sole dove l’acqua non si trova più allo stato liquido, ma solo allo stato solido. Il diametro è stato calcolato con approssimazione perché il pianeta è avvolto in un’atmosfera di metano differente da quella della Terra. Il valore calcolato è di circa 2000 Km (il diametro della Terra misura 12000 KM).
La distanza dal Sole è di circa 40 AU, dove l’unità di misura AU (Astronomical Unit) adottata nel Sistema Solare corrisponde alla distanza della Terra dal Sole: 1 AU = 180 milioni di Km circa.
Verso Pluto è stata inviata dalla NASA una sonda spaziale che nel 2015 è passata a circa 12.000 Km dal pianeta. Data l’enorme distanza di Pluto da noi, la sonda è passata ad una distanza relativamente breve.
È stata rilevata una superficie con strati di metano gelati e venti con velocità di circa 1000 Km/ora. Invivibile!
Più piccoli dei Pianeti nani sono gli Asteroidi.
Sono probabilmente milioni e sono ammassati in due “cinture” intorno al Sole delle quali la prima, più importante, è compresa fra Marte e Giove nella fascia distante 2,5-4  AU dal Sole e la seconda, situata oltre la “linea del gelo”, oltre Nettuno e quindi in una fascia compresa fra 30 AU e 50 AU (Kuiper belt) costituita tutta da corpi gelati.
Di Asteroidi ne sono stati individuati circa un milione e ne sono stati catalogati 4000, fra i quali uno di maggiori dimensioni  è stato denominato “Bennu” che ha una dimensione di circa 150 metri ed è compreso nella prima fascia di Asteroidi.
Su Bennu, sempre dalla NASA, è stata inviata una sonda nell’Ottobre 2020, sonda che ha prelevato dei campioni di materia che riporterà sulla Terra nel 2023.
Perché tutta questa attenzione rivolta agli Asteroidi, anche con l’impegno di inviare sonde per riportare materia sulla Terra?
Il motivo è dovuto al fatto  che i corpi degli Asteroidi si sono formati durante il primo periodo della formazione del Sistema Solare, più di quattro miliardi e mezzo di anni fa. Quindi lo studio degli Asteroidi può far comprendere la primordiale aggregazione dei Pianeti con i loro satelliti ed inoltre il materiale che viene riportato dalle sonde sulla terra, potrebbe essere la materia primordiale che ha dato inizio alla vita sulla Terra.
Gli Asteroidi vengono anche studiati  per prevenire (possibilmente) fatali impatti di quelli di dimensioni maggiori sulla Terra. Quelli di piccole dimensioni entrano spesso nell’atmosfera terrestre, sono le “stelle cadenti”, visibili soprattutto nei primi giorni di agosto, ma solo la materia di qualcuno più grande giunge sulla Terra perché gli altri bruciano al contatto con l’atmosfera. Questa materia che è variata per l’elevata temperatura a cui è stata sottoposta, non riveste alcun valore scientifico.
È noto che circa 65 milioni di anni fa un asteroide di grosse dimensioni ha colpito la Terra con conseguenze disastrose per l’ambiente, provocando la fine dei dinosauri, che per 150 milioni di anni erano stati i padroni della Terra.
Gli astronomi hanno valutato per Bennu una piccola ma seria probabilità (1/2700 una su duemilasettecento) che fra il 2175 e il 2199 cada su di noi, ossia su quelli che vivranno in quel periodo.
L’impatto di Bennu sulla Terra, date le dimensioni, potrebbe creare seri danni al nostro pianeta. Dovranno preventivamente intervenire, per evitare l’impatto, i nostri discendenti.

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