Annales
di Publio Cornelio Tacito
Liber I, 49
Diversa omnium, quae umquam accidere, civilium armorum facies. … vedi versione latina
“Fu uno spettacolo ben diverso da quelli mai verificatisi in tutte le guerre civili.
Non in battaglia, non in campi avversi, ma balzando dai medesimi letti, quelli che il giorno prima avevano diviso il rancio e la notte il riposo ora si schierano in gruppi opposti e si affrontano colpendosi fra di loro. Grida, ferite, sangue davanti agli occhi di tutti, e la causa è occulta; gli sviluppi in mano alla sorte.
Vennero uccisi anche alcuni dei soldati fedeli, dopo che i ribelli, compreso l’obiettivo di tanto furore, avevano messo anch’essi mano alle armi.
Né il legato né alcun tribuno intervenne per frenarli: si lasciò a quella massa di giustizieri mano libera fino alla sazietà.
Poi nel campo entrò Germanico che tra molte lacrime definì l’accaduto non un rimedio bensì una carneficina: e fece cremare i cadaveri.”
Publio Cornelio Tacito, oratore, senatore, console, fu storico attento e a tratti cinico, è stato e rimane una lettura necessaria e a tratti scomoda.
I suoi scritti travalicano le realtà alle quali si riferiscono e il periodo storico nel quale sono stati vergati.
Noi contemporanei ci rispecchiamo, purtroppo, nelle stesse narrate problematiche, che facciamo nostre, con alcuni distinguo, anche contestandone le affinità con il nostro vivere.
Ma queste analogie sottendono al nostro essere e a quella che a volte più che evoluzione della specie umana, ci sembra un balzo in una dimensione altra, astorica, quasi quantistica, se non fosse per la cinica ed oggettiva tangibilità della contingenza.
ICH