Articolo di Emanuele Ludovisi, Autore Ospite de La Lampadina
‘…John Florio è una di quelle figure in qualche modo sfuggenti che compaiono di tanto in tanto nella biografia di Shakespeare, la cui importanza non è affatto proporzionata alla visibilità…’
Queste parole sono state scritte nel 2016, in occasione della ricorrenza dei 400 anni dalla morte del ‘Bardo’, da Peter Ackroyd, biografo del grande scrittore inglese e sostenitore della teoria classica sulla sua controversa identità.
L’affermazione di Ackroyd lascia intendere che Florio, erudito inglese di famiglia italiana, costituisca una figura di rilevante importanza nell’opera di Shakespeare, con un ruolo che potrebbe rivelarsi, ad analisi più approfondite di quanto fatto sino ad oggi, anche sorprendente. In sostanza la pesante nebbia che da secoli rende difficile fare chiarezza sulla reale identità del monumento della letteratura anglosassone sembra cominci finalmente a diradarsi con le prime ammissioni sulla non più difendibile ipotesi che l’opera del genio di ‘Amleto’ e tanti altri straordinari soggetti teatrali, sia effettivamente quella del figlio del guantaio di Stratford.
Troppe cose non tornano e rendono poco credibile che il giovane rampollo di un’incolta famiglia borghese della provincia inglese, dopo studi poco documentati e scarse notizie sulla vita precedente all’avvento sui palcoscenici teatrali londinesi, si possa essere trasformato in pochi anni nel più straordinario, colto e raffinato scrittore del ‘600.
Ma per quali ragioni l’identità dell’attore Shakespeare scrittore geniale risulta poco credibile?
Innanzitutto, come rilevato, le poche notizie biografiche documentate cui fanno corollario un’altra serie di questioni rimaste nei secoli irrisolte. L’opera del ‘Bardo’, ricca di riferimenti geografici e urbanistici di luoghi e città della regione mediterranea nell’epoca rinascimentale, risultati peraltro sorprendentemente precisi, indurrebbe a ritenere che Shakespeare, come la maggior parte degli scrittori, abbia riversato nella propria opera null’altro che l’esperienza vissuta nel corso di una vita errabonda. Al contrario il genio inglese non risulta abbia mai lasciato il suolo britannico e quindi ciò che avrebbe narrato con straordinaria esattezza non sarebbe altro che il frutto di racconti di persone amiche.
Eguali dubbi ha sempre suscitato la grande conoscenza degli autori classici e rinascimentali, soprattutto italiani, come del pensiero di Montaigne e di Giordano Bruno, che sembrano aver ispirato la sua visione esistenziale e letteraria. Non vi sono poi testi autografi di Shakespeare se si fa eccezione di un testamento dall’imbarazzante semplicità per contenuti ed espressioni.
Per questi motivi e altri ancora che sarebbe troppo lungo ricordare, nel tempo sono comparsi diversi candidati a dare un volto più realistico all’immortale poeta di Romeo e Giulietta.
Tra questi i più quotati sono Ben Jonson, drammaturgo, poeta e attore teatrale coevo del ‘Bardo’, Marlowe, anche lui drammaturgo e poeta contemporaneo di Shakespeare, Edward de Vere, sedicesimo conte di Oxford, poeta di corte e John Florio, grande erudito, poliglotta, scrittore, linguista, traduttore di opere classiche e dell’opera di Montaigne, precettore e uomo delle istituzioni della corte. John era figlio di Michelangelo Florio, altro straordinario erudito rinascimentale rifugiatosi a Londra dopo essersi spogliato dell’abito francescano per aderire alla riforma protestante.
Tutti i candidati elencati hanno buoni argomenti per assumere l’identità di Shakespeare ma tra loro, l’unico che sembrerebbe rispondere a ciascuno degli interrogativi disseminati nell’opera del genio anglosassone, è John Florio, forse il vero ‘ghostwriter’ del sommo poeta.
Uno dei maggiori scrittori del ‘900, Borges, grande ammiratore di Shakespeare, in due diverse interviste negli anni Sessanta e Settanta, dichiarò che ogni volta che prendeva in mano un’opera di Shakespeare non poteva fare a meno di pensare a uno scrittore italiano o ebreo.
La famiglia paterna di John Florio, era italiana, di origini messinesi ed ebrea prima della conversione.
Come sempre Emanuele Ludovisi dà una visione particolare ma reale delle origini e della vera natura del bardo, grazie Emanuele!
Molto interessante. Sarebbe bello saperne di più. Per esempio se Florio fu parente dei Crollalanza (in inglese Shake spear) una tesi a suo tempo sostenuta ma poi abbandonata; anche se i Crollalanza risultano presenti a Stratford on Evon provenienti da Messina alla fine del ‘500