ABBIAMO OSPITI/LETTERATURA – Perchè si scrive un romanzo?

Articolo di Stefano Montalto, Autore Ospite de La Lampadina

Essendo il mio primo romanzo (I bambini non si toccano), molti dei miei amici (che sono stati tra i primi a leggerlo) mi hanno chiesto come mi è venuta l’idea e come ho sviluppato la trama.
Si potrebbe sintetizzare con la domanda perché si scrive un romanzo?
La risposta è tanto semplice e al tempo stesso complessa “avevo una storia da raccontare” e l’ho raccontata. Il punto di partenza, per quanto riguarda il mio scritto, era contestualizzarlo con eventi che sono accaduti o che stanno accadendo e questo ha reso la storia come se fosse vera, plausibile e il lettore, oggi ne conto quasi mille, ha creduto che realmente possano esistere, nella realtà, personaggi come i miei protagonisti.
Tutto nasce dalle molte letture che spaziano da libri di storia realmente accaduta a romanzi ambientati in momenti storici ben definiti e descritti con minuziosa attenzione ai dettagli. Per citarne un paio “L’uomo di Calcutta” di Abir Mukherjee ambientato in India durante la colonizzazione britannica o “Bambino 44” di Tom R. Smith ambientato magistralmente nella Russia di Stalin. Potrei citarne molti altri. Questi romanzi ti trasportano con la mente in quei periodi storici, ti fanno vivere quei momenti in prima persona perché non esiste al mondo un altro oggetto inanimato, come un libro, che ha la potenza di farti viaggiare con la fantasia; un’arma potentissima che è dentro ognuno di noi.
Trovare la giusta appartenenza per il personaggio/protagonista può sembrare semplice da un lato ma è stato anche un atto di coraggio osare con una istituzione così importane e da un passato glorioso come i Carabinieri. Gabriele, ex ufficiale dei carabinieri, oggi avvocato che mi ha regalato l’introduzione e alla fine scrive: “Questa storia, frutto di fantasia, potrebbe essere quella di uno di loro, simile se non uguale nei comportamenti e nei sentimenti, a quella del nostro protagonista”. Quando parla di uno di loro si riferisce ai Carabinieri quelli veri quelli che vediamo per strada che fanno un lavoro oscuro ma prezioso di cui noi nemmeno ci accorgiamo e pagano sempre il prezzo più alto – con la loro vita – per difendere il territorio e i cittadini. Così anche Paul Navarra, personaggio di spicco nel mio racconto, capitano dei Carabinieri è nella finzione uno di loro; un complimento che mi ha emozionato, non lo nascondo, anzi ne vado fiero…. Ma non è il solo che emerge per capacità, determinazione e forza ma soprattutto per un forte senso di giustizia ma non voglio svelare nulla.
Perché ho scelto l’Arma dei Carabinieri? Primo motivo una storia, la loro storia, che inizia prima dell’unità d’Italia lunga più di duecento anni; ma chi nel mondo ha un passato come quella dei nostri Carabinieri? Mi sbilancio nel dire nessuno ma ancor di più, e di questo ne sono certo, che nessuno ha compiuto tanti atti eroici come i Carabinieri. Molti dei miei colleghi (si fa per dire colleghi … mi sono preso una libertà) scrittori americani (Michael Connelly – Robert Crais – Lee Child – Nelson DeMille – Tom Clancy e tanti altri) quelli veramente famosi che hanno venduto milioni di copie, con romanzi di azione come il mio, hanno come protagonisti personaggi che hanno fatto guerre (Vietnam – Iraq – Afghanistan) e fanno parte o hanno fatto parte di forze speciali delle forze armate, reparti secreti, CIA e quant’altro. Allora dopo averne letti un bel po’ mi sono detto: “si bravi questi detectives – marines – navy seal – agenti segreti per carità ma sapete una cosa? noi siamo meglio e anche di parecchio” chi lo dice? Lo dico io che sono partito volontario nei paracadutisti … noi siamo i migliori secondi a pochissimi se non a nessuno con i nostri Carabinieri, i nostri Paracadutisti per non parlare dei Bersaglieri e gli Alpini e non scordiamoci del Battaglione San Marco e degli incursori di marina e ci sono molti altri: Lagunari, Carristi e potrei continuare.
Quindi ho lanciato la sfida a tutti quei colleghi scrittori informandoli che noi siamo i migliori nella realtà e nella finzione e se non ci credono possono sempre documentarsi sui libri di storia quelli che raccontano la storia vera e poi vediamo chi è secondo a chi. Ecco come nasce Paul Navarra, il mio protagonista, un Carabiniere delle forze speciali italiane uno che nella finzione della narrazione è uno di loro di quelli veri nei comportamenti e nei sentimenti come dice l’avvocato Gabriele. Poi ci sono le ambientazioni come l’Africa sahariana e subsahariana a cui sono molto legato per le emozioni che quei paesaggi immensi, apparentemente immobili, riescono a suscitare nel profondo dell’animo. Il deserto è una potenza della natura che bisogna ammirare con il giusto rispetto. E poi c’è la Scozia, che in modo totalmente opposto agli scenari africani, non è da meno per il suo essere selvaggio al limite dell’inospitale ma, come l’Africa, suscita una sorta di benessere interiore quando si entra in contatto con quel tipo di natura.
Noi viviamo in mondo oscuro e il romanzo non è altro che una finestra di luce che illumina le nostre vite e per il tempo di una lettura crediamo che le cose possano andare veramente come sono raccontate … una mia lettrice finito di leggere il mio romanzo mi ha detto: “dopo aver divorato il tuo romanzo adesso quando vedo un Carabiniere per strada lo vedo sotto una luce diversa”.
“Missione compiuta” non ho più dubbi.

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