ROMA – Un posto magico nelle Mura Aureliane

Ne avevamo parlato già circa 10 anni fa ma gli amici che sono stati a visitare questo posto magico mi hanno chiesto di riparlarne e proporre una visita per i nostri soci.
Nelle Mura Aureliane all’altezza di via Campania in una delle torri abbandonate, la XXXIX, nasce nel 1890 una scuola di arte aperta gratuitamente a tutti.
L’artefice è Francesco Randone (1864 – 1935) ceramista, educatore e conservatore delle mura di Roma. Già nel 1895 costruisce la prima grande fornace per la ceramica. Per la cottura aveva bisogno di 4 o 5 quintali di legna e 24 ore per raggiungere la giusta temperatura. In questa impresa lo aiutano la compagna di una vita Marie Louise e le 6 figlie dai  nomi evocativi: Yris, Honoria, Horitia, Hurania, Lucilla, Saturnia e unico figlio maschio Belisario.
Grande il loro talento e riescono a produrre oggetti artistici e raffinati. Ricreano anche “il bucchero” riscoprendo la tecnica utilizzata dagli etruschi in ceramica nera sottile e leggera.
Randone aveva adottato l’appellativo di “Maestro delle Mura” ma per via del suo carisma personale e del suo abbigliamento era chiamato il “Sacerdote delle Mura” e le figlie “Vestali delle Mura”.
L’arte non come fine, ma come mezzo educativo è il motto della Scuola e intorno al 1904 si presume abbia aderito alla Società Teosofica, specie l’importanza centrale data all’educazione dell’anima. Anche Maria Montessori si interessa e frequenta le mura, oltre a molti artisti.
Altro punto importante per conoscere il pensiero di Randone sono i suoi diari dove appuntava e illustrava quasi ogni giorno le sue attività e i suoi pensieri anche sullo spiritismo. Dove alla sera spesso si riunivano in famiglia per parlare con l’aldilà.
Importante è anche l’organizzazione della scuola, niente voti, liberi di frequentare o meno, redige il “codice del maestro” e il “codice dello scolaro” ricco di suggerimenti e coinvolge gli alunni nella decorazione della scuola con tanta fantasia! “La Scuola d’arte educatrice  – afferma – è “a tutti libera, a tutti aperta, tempio dove si pregherà senza parole, dove sarà facile rientrare nel cerchio di luce dal quale proveniamo”.
Sicuramente con queste premesse non potete non aver voglia di scoprire questo posto e se non siete insensibili prenotatevi , le visite si faranno a piccoli gruppi il sabato mattina.
Grazie a Lavinia Cozza e Giovanna de Feo che mi hanno fornito il materiale per l’articolo.

Subscribe
Notificami

0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments