Articolo di Elvira Coppola Amabile, Autore Ospite de La Lampadina
Un lento tiepido pomeriggio di settembre. Una splendida prestigiosa sede, la Galleria Nazionale D’Arte Moderna e Contemporanea a Viale delle belle Arti. Complice Villa Borghese che intorno diffonde il suo fascino decadente. Una platea colta curiosa forse nostalgica. Si avvicendano Ludina Barzini figlia dello scrittore. Giornalista scrittrice anch’essa. Promotrice instancabile di questa e altre iniziative. Commentano Mirella Serra e Antonio Di Bella. E piacevole sorpresa un po’ di Barzini. Un figlio una figlia un nipote dello scrittore. Brillanti seducenti si prendono la platea e gli applausi. Il libro fu pubblicato in America 60 anni fa! Nel 1964. Poi nel 97 in Italia.
E ora di nuovo finalmente dopo 60 anni! Vale la pena di scoprirlo!
Non piacque agli italiani che lo potettero leggere. Si sa che gli italiani amano auto denigrarsi ma non sopportano critiche.
Luigi Barzini in inglese raccontò gli italiani di allora. In America per illustrare agli italo americani questo paese pieno di storia straordinaria e delle mille contraddizioni che lo rendevano affascinante e per certi incomprensibile.
Caustico graffiante lucido come sapeva essere. Straordinariamente attuale!
Ecco quello che colpisce subito fin dalle prime righe!
Consiglierei di cominciare a leggere subito il libro. Lasciarsi uno spazio prima di accedere alla prefazione e alla presentazione espresse sia pur preziosamente da Beppe Severgnini e Sergio Romano.
Forse intuendo questa urgenza Ludina ha scritto una postfazione.
L’impatto con lo scritto di Barzini ti catapulta subito avvincendoti in una realtà che ti ritrovi cucita addosso indelebile come certi tatuaggi che non si riesce ad eliminare se non ferendosi e lasciando posto ad eterne cicatrici.
Il libro ci descrive noi italiani cogliendo un mondo di comportamenti frutto di meticciati continui e adattamenti opportuni che si rinnovano e si colorano all’infinito sempre diversi e sempre uguali.
Leggere bisogna e subito, senza la suggestione delle citazioni erudite. E ti trovi sulla scalinata di piazza di Spagna insieme a folle di personaggi. Ne senti il brusio gli odori le sensazioni.
Scopri dimenticati privilegi antichi che consentivano a ladri e assassini ricercati dalle guardie papali di non essere arrestati finchè non si allontanavano dalla scalinata.
E così via via che Luigi Barzini arma la sua penna di colori e riflessioni ti trovi ad amare questo popolo e di detestarlo senza poterti distinguere in alcun modo e ahimè nemmeno difenderti.
Ma ne sei fiero ad onta di tutto.
Nord Sud, civiltà in conflitto e in grande progressiva esuberanza. Città urbanizzate fino all’esasperazione. Campagne fiorenti generose vessate e sfruttate.
Artisti che riescono a sublimare nell’arte ogni ispirazione. Caravaggio tra i pittori esprime un modello significativo di italianità concentrando turpitudini personali e raffigurazioni ineguagliabili di costumi contemporanei e scene sacre. Ogni forma d’arte esprime mirabilmente aspetti multiformi che rendono prestigiose ambite e invidiate regge chiese città.
Ne sono pieni i musei di tutto il mondo. Inutile citare Michelangelo Raffaello Tiziano Vanvitelli Bramante Manzoni Pirandello Dante Machiavelli…. Stop. Mi fermo.
Barzini esamina tutti gli aspetti che caratterizzano l’italianità. Storia umanità invasioni commercio industrializzazione delinquenza mafia tirannia e dominante su tutto la famiglia. Regioni con le loro civiltà in divenire. Rinascimento barocco. Curie e poteri papali. Un lungo capitolo dedica a Mussolini.
Il libro fotografa gli italiani di ogni censo e cultura in molti tanti aspetti.
Un saggio apparentemente leggero ma molto accurato e difficile. Soprattutto stupisce! Potrebbe essere scritto ora.
Non voglio dire di più. Lascio a chi legge il piacere di sorprendersi a specchiarsi nei personaggi negli accadimenti nelle storie rivisitate e rivelate. Per indurvi a leggerlo e per incuriosirvi, per invitarvi a partecipare a qualche altra presentazione programmata in giro per l’Italia, un solo brano di poche righe voglio riportare da un capitolo. Eccolo.
«Dapprima atterrì i nemici, confortò gli amici, suscitò l’ammirazione di alcune delle migliori menti contemporanee, e incantò le moltitudini. Fu il più grande oratore dei suoi tempi, trattò i principali affari pubblici da un balcone, rivolgendosi alle folle ammassate davanti a lui.
Sembrava irresistibile. Il suo principale espediente fu l’arte di affascinare il pubblico: il ricorso ai simboli, alla pompa, alle cerimonie, a cortei a piedi, a cavallo, alle uniformi sempre nuove, ai titoli sonori per se e per i suoi seguaci. Costretto a fuggire fu riportato al potere da soldati stranieri, e venne ucciso da quello stesso popolo che aveva tentato di rendere grande e potente. Il cadavere di lui fu appeso per i piedi, a testa in giù, in una pubblica piazza, schernito e vilipeso da quegli stessi che lo avevano lodato come loro salvatore e applaudito solo pochi giorni prima.
Quest’uomo si chiamava Cola di Rienzo.»
GLI ITALIANI. Virtù e vizi di un popolo
Luigi Barzini
BUR Rizzoli
leggi un estratto del libro
Molto interessante il tuo articolo. Sorprendente ed inqietante.Lo leggerò volentieri. Grazie!
Grazie molto interessante sia per capire e approfondire quell’epoca. Corro a comprarlo.Arcangela