CULTURA – Ritrovamenti preistorici: quanti misteri!

Articolo di Beppe Zezza

A volte ci interessiamo a misteri di località molto lontane da noi (vedi le statuette di Acambaro del numero di aprile 2024), senza sospettare che anche dietro casa nostra sono accaduti fatti analoghi che hanno suscitato altrettanto interesse e polemiche.
Credo che a nessuno di noi “Glozel” dica niente. Eppure all’inizio del secolo scorso è stata il teatro di ritrovamenti archeologici che hanno suscitato tra gli specialisti appassionate discussioni, che si sono protratte per anni e che sono rimaste senza una risposta definitiva.
I fatti:
Glozel è una località della Francia centrale a una trentina di km da Vichy (città a noi ben nota perché sede del governo francese dopo la sconfitta subita ad opera della Germania di Hitler).
Nella primavera del 1924 – proprio cento anni fa – un giovane contadino Emile Fradin nel lavorare un campo si imbatte in diversi oggetti che riconosce essere di tipo archeologico (mattoni e tavolette incise, ossa tagliate, frammenti di ceramica, sculture raffiguranti animali e esseri umani). La notizia si diffonde nell’entourage, l’anno seguente un archeologo dilettante, un medico di Vichy, il dr Morlet, avvia una serie di scavi sul posto (solo lo dopo aver sottoscritto con il Fradin un contratto di esclusiva!) che si conclude con un articolo intitolato ‘Nuovo sito neolitico’. Subito divampa la polemica. Perché? Perché tra i ritrovamenti sono presenti delle tavolette di argilla ricoperte di segni che potrebbero far pensare a una scrittura in un alfabeto sconosciuto! “Impossibile perché sarebbe necessario retrodatare l’invenzione della scrittura la cui origine, secondo le tesi universalmente accettate, è avvenuta in epoca più tardive e in Oriente! Ci deve essere sotto un qualche inganno.”
Il campo degli scienziati si divide: un buon numero di personaggi qualificati è favorevole, ma un altro buon numero di personaggi altrettanto qualificati sostiene invece trattarsi di una truffa. Per dirimere la controversia viene nominata una commissione internazionale che esegua degli scavi secondo le tecniche più rigorose della epoca. Conclusione della commissione: i ritrovamenti non sono autentici!
Tranne che… a capo della commissione c’erano due scienziati ‘negatori’…
Il Fradin è accusato di frode davanti alla giustizia.
Il dottor Morlet lancia un’altra campagna di scavi che si conclude con l’affermazione che… i reperti sono autentici!
La giustizia decreta il non luogo a procedere nei confronti del Fradin, questi, a sua volta, accusa di diffamazione i suoi detrattori e ne ottiene la condanna.
Gli anni passano, l’interesse per la questione scema. Non se ne parla più: eventi ben più coinvolgenti appaiono all’orizzonte.
L’interesse si riaccende negli anni ’70. I reperti vengono analizzati con le nuove tecniche di datazione. Risultato: una torre di Babele, alcuni dicono “preistoria”, altri “tempi moderni”!
Una nuova campagna di scavi viene effettuata sul sito: conclusione non si trovano tracce di insediamenti neolitici, ma solo qualche ritrovamento di oggetti dell’età del ferro e di epoca medioevale.
Questione chiusa? Mica tanto!
Da Glozel sono stati estratti oltre 3000 reperti: tavolette incise con segni forse alfabetici, ossa lavorate, statuette. Da dove vengono? Chi le ha prodotte e a quale scopo?
Altro è dire: non abbiamo trovato traccia di insediamenti neolitici, altro è dire: i reperti sono contraffatti! La falsificazione non è stata mai provata, anzi i risultati dei test eseguiti sui materiali ceramici con la tecnica della termoluminescenza ne confermerebbe la antichità.
Sul web impazzano le ipotesi che vanno dal paranormale all’esoterismo fino al complottismo da parte della scienza ‘ufficiale’ che non accetta che i suoi dogmi vengano messi in discussione.
Scartate le ipotesi più fantasiose (extra terrestri e simili) altre invece propongono degli interrogativi che non possono essere fatti cadere sbrigativamente.
Mi riferisco in particolare ai lavori di Gigì Sanna, uno studioso delle origini della scrittura e esperto della scrittura nuragica. Questi è stato attratto dalla somiglianza tra questa e quella dei reperti di Glozen al punto da fare pensare a una loro parentela. Secondo il Sanna, che sostiene di avere decrittato le scritte delle tavolette, i reperti ritrovati sarebbero degli oggetti votivi di un tempio dedicato a un ‘precursore’ di Apollo!
Qual è la verità? E chi lo sa!
Anche qui, come per le statuette di Acambaro il numero dei reperti è talmente elevato da rendere la fabbricazione recente a scopo truffaldino una ‘ipotesi poco ragionevole.
Per chi volesse approfondire una amplissima bibliografia sull’argomento è disponibile a termine dell’articolo “Retour sur l’affare glozel” del quale sono largamente debitore per questo scritto.

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