LIBRI/GLI AMICI CONSIGLIANO… Somigliamo al nostro destino?

di Isabella Confortini Hall
Accade di rado che un autore italiano ambienti all’estero una propria opera. Ma è quello che ha deciso di fare Emanuele Ludovisi (amico della Lampadina cui collabora) con il suo ultimo romanzo Il grande dilettante di Lisbona (Palombi editori) scegliendo di raccontare la storia di un intrigo internazionale dai profondi risvolti psicologici.
Evocando atmosfere che sarebbero state care a Graham Greene, l’autore ci conduce sulle tracce del protagonista della vicenda, Sebastian Zanè, un alto funzionario del governo statunitense e autorevole componente di un comitato internazionale di analisi strategica con sede a Lisbona.
Zanè è in missione nella capitale lusitana per prendere una difficile decisione sulla possibile rimozione del segretario del comitato coinvolto in un’oscura vicenda.
Il compito questa volta si rivelerà tuttavia più complicato del previsto in quanto Sebastian Zanè, un uomo in crisi, non dovrà solo cercare di risolvere il nodo diplomatico in atto nel comitato ma si troverà ad affrontare anche i fantasmi di un lontano passato materializzatosi nella persona alla guida della delegazione francese e suo antico amore, Anais Rouel.
L’Autore utilizza la vicenda del protagonista impegnato nella sua delicata missione diplomatica, per indagare i nodi esistenziali che riguardano tutti coloro che provano a interrogarsi sul senso e sul significato del proprio destino. Non a caso il romanzo si chiude con la citazione di una frase di un grande scrittore austriaco, Alexander Lernet Holenia, «…crediamo che il nostro destino sia qualcosa di fortuito mentre in realtà tutto ciò che ci succede si adatta perfettamente a ciascuno di noi…».
Con Il dilettante di Lisbona Ludovisi coinvolgendoci nella storia di Sebastian Zanè sembra volerci porre una domanda difficile ma forse inevitabile giunti a un certo punto della vita: somigliamo al nostro destino?
E anche, similmente, nel volgere del tempo e nel passare attraverso innumerevoli sliding doors, non finiamo forse per diventare ciò che siamo sempre stati?

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