In Birmania, le sensazioni provate per una corsa sull’acqua del lago…
Accompagnati dal brusio del motore semi affiorante, ci inoltriamo nel lago su instabili piroghe. La sensazione che si prova è di entrare in un mondo di silenzio. Stare seduti uno dietro l’altro ci impedisce di parlare e questo ci fa immergere ancor più nella pace che questo luogo emana. Il cielo e l’acqua hanno un unico colore “non colore”. Fuliggine seppia. In questo monocromo scenario si stagliano figure più scure.
I pescatori con infinita eleganza e impensabile equilibrio, sembrano fondersi in un’unica scultura con il sottilissimo scafo. La loro pelle ha il colore del legno, e il remo che manovrano con il piede sembra far parte del loro corpo come un quinto arto naturale. Hanno movimenti lenti, sicuri, dettati dall’esperienza e dall’avere come unica ricchezza il tempo.
Ci guardano e rimangono impassibili continuando, indisturbati il loro lavoro. Ci
sentiamo inopportuni e invadenti. A un nostro saluto, rispondono con un cenno composto e misurato.
Qui, in questo mondo sospeso, ancor meglio traspare la credenza nel Karma che induce questa popolazione a un atteggiamento fatalistico verso la vita.
Non si può cambiare il presente né tantomeno il passato, forse qualcosa succederà che possa cambiare il futuro.
Articolo di Simonetta Verga – Autore ospite de La Lampadina