Articolo di Vittorio Grimaldi – Autore Ospite de La Lampadina
Un’estate caldissima di tanti fa la segretaria di Roberto Calvi, si gettò da una finestra del quarto piano del Banco Ambrosiano, in Via Clerici.
La morte di quella poveretta segnò l’inizio di una tragi-commedia che ebbe conseguenze politiche e giudiziarie, i cui effetti non si sono ancora sopiti, suscitando polemiche infinite soprattutto per quanto attiene ai rapporti tra l’Italia e la Santa sede che portarono, fra l’altro, ad una discussa revisione del Concordato.
In quegli anni le aziende di stato italiane e quelle controllate dall’IRI si approvvigionavano ampiamente sull’euro mercato negoziando nella City di Londra prestiti ed emissioni obbligazionarie.
Fra i “lead managers” e gli “underwriters” figurava spesso una mia cliente, la International Westminster Bank che assistevo per gli aspetti di diritto italiano delle operazioni di finanziamento. Avevamo prestato quattrini all’Eni, alle Ferrovie dello Stato, all’Enel, alle Autostrade e a banche italiane come l’IMI, la Banca Commerciale Italiana e la BNL, ma non mi ero imbattuto mai e, per mia fortuna, mai avevo “opinato” con riferimento al Banco Ambrosiano o alle sue misteriose e già chiacchierate affiliate lussemburghesi, sudamericane, o delle Bahamas.
Pochi giorni dopo il suicidio della segretaria di Calvi e prima che lo stesso Calvi venisse suicidato a Londra sotto il Ponte dei Frati Neri, M. P. Connoly, Amministratore della Westminster Bank, mi sottopose alcune letterine sottoscritte da rappresentanti dello IOR, che, in poche righe certificavano l’affidabilità di talune affiliate sudamericane del Banco Ambrosiano in quanto ben conosciute da quell’autorevole istituto. Non erano garanzie ma lettere di “Cold Comfort” che in nessun modo impegnavano giuridicamente lo IOR. Non stava a me, avvocato, giudicare se quelle lettere costituissero impegni morali o quanto meno obbligazioni naturali, come quelle che, una volta assolte volontariamente non possono essere restituite. Potei però citare ai miei preoccupati clienti un episodio “confortante” di cui era stato protagonista il Presidente dello IOR, Monsignor Paul Marcinkus e che in qualche modo aveva risolto una situazione imbarazzante.
Qualche mese prima avevo accompagnato in Vaticano, proprio da Marcinkus, il Presidente di una multinazionale americana della gomma che, in Liberia, aveva acquistato una piantagione di caucciù da un’azienda italiana notoriamente controllata dalla Santa Sede.
Peraltro, quando riferii a Marcinkus che la piantagione era sterile e praticamente inesistente e che non si era fatta “due diligence” proprio in considerazione dei presunti elevati standard etici della parte venditrice, “figlia” della Santa Sede, notai negli occhi del Monsignore un’espressione lievemente beffarda.
Marcinkus, giungendo le mani, ci disse che il Vaticano non aveva alcun interesse nella società che aveva rifilato il bidone alla UniRoyal ma che sarebbe egualmente intervenuto presso l’amministratore della stessa da lui ben conosciuto e avrebbe pregato per una felice soluzione della controversia.
Non so se quell’intervento ci sia stato, né so a quale Santo il Monsignore si sia rivolto. Ma so per certo che due giorni dopo, il suddetto amministratore veniva stroncato da un infarto. Finì che i miei clienti non rimediarono alcun risarcimento di tipo volgarmente pecuniario.
Eppure l’inquietante analogia con la drammatica fine di Calvi non ebbe un esisto metafisico.
Infatti, all’esito di una lunga trattativa, lo IOR restituì alla NatWest e alle altre banche da me assistite una parte cospicua dei prestiti sciaguratamente concessi alle affiliate dell’Ambrosiano.
Ci fu solo un problema nella stesura dell’atto transattivo, sottoscritto a Ginevra il 25/05/1984. Dovevamo conferire “una causa” all’obbligazione che veniva assunta dallo IOR, pur nell’assenza della ribadita irresponsabilità di quell’istituto nel dissesto del Banco finché, a notte fonda, ci accordammo sulla “Pace delle Anime” che è più o meno equivalente ad un atto di liberalità. Potei così garantire alla banche che la transazione costituiva a “valid and binding obligation” dello IOR.
Dell’intera vicenda e di taluni effetti collaterali della stessa, dai “suicidi” sopra ricordati, alle modifiche del Concordato, all’utilizzo dei prestiti a favore di Solidarnosc si perderebbe la memoria se il Vaticano non la ravvivasse spesso con i suoi frequenti scandali finanziari.
Vittorio Grimaldi
Sembra un giallo eppure è storia vera!!