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La Lampadina - n. 83 ::: Luglio 2019

Il sole di questi giorni ci confonde un po' ma noi non perdiamo la rotta! Navighiamo nel mare dell'evoluzione, che nell'epigenetica prende spunto da piccoli cambiamenti quotidiani, e sempre tenendo in considerazione che il progresso e il benessere si misura nella soluzione di problemi semplici, come ci insegna Bill Gates..  E ancora ricordiamo che la conservazione e la salvaguardia del Pianete Terra si può attuare anche con l'arte che porta a riciclare i rifiuti raccolti in mare. Un mare come quello di Napoli, meta dell'ultima esplorazione de La Lampadina, mare-oceano come l'Atlantico che ha separato due campioni fisicamente ma non nel loro importante e duraturo rapporto di amicizia e riconoscenza.
E visto che, come ci dice anche Lalli, sono di nuovo arrivate le vacanze, ci vediamo a settembre!
Buon otium a Tutti!


Lunedi, 1 luglio 2019

Ciao,
oggi la nostra Lampadina si accende su:


TECNOLOGIA – Bill Gates e l’evoluzione del wc
Articolo di Carlo Verga

MIT Technology Review è una rivista controllata dal Massachusetts Institute of Technology che propone ogni anno una lista delle 10 migliori tecnologie che potrebbero migliorare il nostro modo di vivere per gli anni a venire.
Quest’anno è Bill Gates, che in associazione con il MIT, ne suggerisce la lista.

Di molte di queste se ne parla già ampiamente e sono riportate sui giornali, in tv etc: la mano robotica in grado di manipolare gli oggetti con una destrezza senza precedenti, replicando esattamente i movimenti umani;
i vaccini personalizzati contro il cancro. Le sonde a forma di capsule che, inghiottite, ci darebbero una quadro esatto del nostro intestino;
i test generici per evitare nascite premature;
gli assistenti digitali, che permetteranno di migliorare le capacità di comprensione e azione dei dispositivi.
Poi una serie di tecnologie per ridurre il contenuto di co2 nell’aria quali:
la nuova generazioni di reattori nucleari a bassissimo consumo e costo;
gli hamburger senza carne ma che riproducono esattamente il sapore ed anche l’aspetto e che avrebbero un fortissimo impatto sulle riduzione degli allevamenti;
un sistema per raccogliere il biossido di carbonio, che verrebbe catturato chimicamente e utilizzato per produrre combustibili sintetici in impianti pilota.

Tra tutte queste innovazioni forse la più particolare, di cui, tutti noi  e i media poco se ne sono occupati, è, pensate un po', la rivoluzione dei sistemi igenici.
La Fondazione di Bill Gates ha investito 200 milioni di dollari e conta investirne altrettanti, in questo tipo di tecnologia che definiscono come la «rivoluzione igienico-sanitaria» per lo sviluppo di wc innovativi. Sembra che lo stesso Bill Gates si sia presentato sul palco delle esposizione  Toilet Expo di Pechino con un barattolo di escrementi, questo per richiamare l’attenzione di tutti su un tema preso poco in considerazione e invece di vitale importanza per le generazioni future.
Secondo Gates la maggior parte della popolazione mondiale utilizza servizi fuori da ogni controllo. In molti casi i rifiuti non vengono smaltiti e gli agenti patogeni finiscono nei pozzi e riserve idriche, provocando irritazioni, disfunzioni, malattie e tanto altro. Secondo gli organi “ufficiali”, le malattie causate dall’acqua infetta uccidono oltre 500.000 bambini ogni anno provocando seri problemi ad un numero altrettanto grande. Gates afferma che le scarse condizioni igieniche ostacolano l'evoluzione di intere comunità e nazioni e i nuovi wc, avrebbero il potenziale di salvare milioni di vite.

Ma come modificare i sistemi attualmente in uso? Tutto è iniziato una decina di anni fa, con una ricerca lanciata dalla fondazione dei coniugi Gates. Il tema era: reinventare i wc con tipi innovativi che non abbiano bisogno di acqua, infrastrutture fognarie, impianti vari o energia elettrica. Soluzioni basilari per i paesi più poveri. Da allora grandi e piccole aziende, le università, scienziati, ingegneri, di tutto il mondo hanno studiato ricercato/sviluppato diversi progetti ed alcuni sono già presenti in alcune delle più importanti manifestazioni che riguardano la casa.
Alcuni wc usano l’energia solare, altri i processi chimici, che potrebbero convertire gli escrementi solidi in cenere (evitando accumuli di materiale batterico) e i liquidi in acqua utilizzabile per lavarsi o innaffiare le piante. Quello a cui tutti mirano è naturalmente, riuscire a trasformare i rifiuti umani in qualcosa di utile, che possa servire alle comunità come l’acqua e i fertilizzanti. Difficile immaginare una tale rivoluzione… ma come dice Bill Gates: “All’inizio della mia vita e della mia carriera, abbiamo sognato un personal computer che chiunque potesse utilizzare. Molte persone ci dicevano che eravamo pazzi, ma noi ci abbiamo creduto e abbiamo trovato altre persone che condividevano la nostra visione. Ora nessuno potrebbe immaginare il mondo com’era prima”.      

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La Redazione:

"Anche il sole penetra nelle latrine, ma non ne è contaminato.”

Diogene

SCIENZA – L’epigenetica. Che cos’è?
Articolo di Beppe Zezza

Nel mio ultimo articolo pubblicato sulla nostra newsletter ho accennato alla “epigenetica”. Mi è stato richiesto da più parti di scrivere qualcosa.
Ci provo, chiedendo preventivamente “venia” ai lettori per le “imprecisioni” che questo articolo certamente contiene. Il mio obiettivo è di fornirvi solo qualche “idea” al riguardo”. Il termine “epigenetica” è di origine  greca – come la gran parte dei termini scientifici - ed è formato da epì, «sopra» e genetikòs, «relativo all'eredità familiare».
Il vocabolo è stato coniato in data relativamente recente. Il primo a usarlo è stato nel 1942 un biologo, Conrad Waddington, per descrivere l’eredità di una caratteristica acquisita in una popolazione in risposta a uno stimolo ambientale; (per approfondire lo studio di Waddington clicca qui).

Oggi nella sua concezione corrente si intende per “epigenetica” lo studio dei cambiamenti nella espressione genica – (geni attivi e geni inattivi) che non comportano cambiamenti nella sequenza del DNA.
Sono necessarie due parole di spiegazione. Perché forse abbiamo delle convinzioni non corrette.
Molti pensano che il DNA fornisca una caratterizzazione completa: se questo fosse vero due persone che hanno lo stesso DNA sarebbero identiche. È comune invece la constatazione che questo non è vero. Due gemelli “omozigoti” – che hanno il medesimo DNA – si “rassomigliano” molto ma non sono affatto “identici”, anzi con il progredire dell’età si differenziano sempre di più.
E ancora: una mia cellula della pelle e una mia cellula cerebrale hanno lo stesso DNA eppure sono molto diverse tra di loro!
Come mai questo accade? Accade perché la caratterizzazione delle cellule (e parimenti degli organi e degli individui) non deriva dal solo “genoma” (DNA) ma anche dall’“Epigenoma”. In un documentario di divulgazione scientifica viene proposta questa metafora molto calzante: il DNA è un manuale di istruzioni che può essere letto in modi diversi. Si possono leggere alcuni capitoli e non altri, il testo si può sottolineare, cancellare e sovrascrivere. I meccanismi di regolazione epigenetica fanno esattamente questo: se il genoma è un libro intonso, l'epigenoma è l'insieme di appunti, etichette e sottolineature che servono a ricordare i punti salienti da andare a recuperare. Uno stesso “libro” può essere letto e interpretato in mille modi diversi (leggi su Nature il progetto di mappatura epigenetica portato a termine dagli studiosi).

Un'altra raffigurazione che aiuta a comprendere è pensare che "ogni cellula può esprimere il proprio dna in modo diverso a seconda del proprio lavoro (se deve essere una cellula cardiaca sarà diversa da un neurone), proprio come una stessa orchestra può suonare un pezzo in molti modi diversi." (Annalisa Bonfranceschi).

Tutte le nostre cellule hanno lo stesso genoma: l”epigenoma” indica quali parti devono essere lette e quali saltate. Quali “geni” devono essere “attivi” e quali “inattivi”. Quali “interruttori” devono essere accesi e quali “spenti”.
La cosa interessante è che mentre il DNA è “stabile”, l’epigenoma no, ma varia in modo dinamico in risposta agli stimoli ambientali.
Nota bene: quando si parla di “stimoli ambientali” non si parla solo di “clima” o di “ambiente” in senso topografico, ma in un’accezione molto più generale: ambiente culturale, emozionale, affettivo, relazionale. Lo stile di vita, le sofferenze, le emozioni hanno un impatto sulla fisiologia!
In altre parole la cellula “risponde” agli stimoli dell’ambiente e questa risposta in qualche maniera si “fissa” nella cellula – nella cosiddetta “memoria cellulare”.
Che l’ambiente esterno influenzasse le cellule di per sé non è certo una grande scoperta: sarebbe stato sufficiente confrontare la pelle di un uomo che ha passato la vita all’aperto e quella di uno che è stato sempre chiuso in un ufficio e rapportarle con le differenze che avevano quando erano neonati per accorgersene. Lo è invece che anche l’alimentazione, le sofferenze, le emozioni, gli stress influenzino le cellule.
Ma, soprattutto, mentre nella visione tradizionale, si riteneva che le modificazioni epigenetiche dovute all’interazione dell’individuo con l’ambiente che lo circonda, non potessero oltrepassare il confine tra le generazioni la scoperta più recente – e anche la più sorprendente - è stata invece che queste si trasmettono in tutto o in parte anche alla “prole” – sono cioè intergenerazionali!
Ad esempio si è osservato che i figli delle madri olandesi che erano incinte nel momento della grande carestia susseguente all’invasione nazista soffrivano di malattie vascolari; la cosa non sorprende se si pensa che queste donne erano pesantemente sottonutrite in un momento cruciale per lo sviluppo dei nascituri, la sorpresa è stata che anche i figli di questi – cioè i nipoti delle donne sottonutrite – presentavano le stesse patologie! Esperimenti sui topi hanno mostrato che manifestazioni di timore di fronte a eventi che nei padri erano stati associati a sensazioni dolorose si ritrovavano poi anche nei figli! Dunque la trasmissione avviene sia per linea maschile che femminile.
Ecco perché non ci dobbiamo meravigliare di fronte ai “figli d’arte” – cioè a figli che presentano le stesse doti dei loro genitori - o perché ci siano generazioni di avvocati, di notai, di medici, di imprenditori della stessa famiglia.
L’epigenetica ha fornito una conferma scientifica alle teoria dell’evoluzione di Lamarck e ha aperto nuovi campi di indagine in campo medico. Ad esempio alcuni ritengono che l’insorgere del cancro, ma anche dell’Alzheimer, sia dovuto a un errore nei processi epigenetici – cioè che a motivo di una certa condizione di “stress” dell’organismo nella cellula venga “registrata” un’informazione sbagliata. Il conoscere il meccanismo di “registrazione” dell’informazione potrebbe condurre a trovare come “correggerla” e quindi a sistemi di cura completamente nuovi.
Approfondendo le ricerche si è scoperto che le modalità di “registrazione” delle informazioni possono essere diverse e già si è riusciti a influire su alcune di esse. Più si studia più il campo si amplia: affascinante!
Se fossi negli anni venti e non nei settanta della mia vita, mi getterei con entusiasmo ad approfondire questo argomento in tutti i suoi aspetti!

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Isabella Confortini Hall concorda:

"Noi discendiamo da una lunga serie di antenati umani e animali, per un’innumerevole successione di eventi casuali, incontri fortuiti, brutali catture, fughe riuscite, tentativi ostinati, migrazioni, sopravvivenze da guerre e da malattie. Per produrre ognuno di noi fu necessaria un’improbabile e complessa catena di eventi, una storia immensa che dà ad ogni individuo la sacralità della sequoia  e a ogni bambino il capriccio del segreto.
 

Enzo Soresi

ABBIAMO OSPITI/PIANETA TERRA – I rifiuti nella natura. I rifiuti nel cuore. I rifiuti nell’arte.
Articolo di Elvira Coppola Amabile - Autore Ospite de La Lampadina

Marevivo Onlus con il suo costante instancabile impegno continua a regalarci momenti unici.Un'opera realizzata Su una spiaggia vicino Milazzo in una zona dal nome antico Eraclea Minoa in una zona magica ecco che alcuni giovani esprimono il loro amore raffigurando il dolore della natura offesa con ironica semplicità.
Così da una devastazione drammatica come un incendio riescono ad esaltare i resti di questo scempio per raccontare storie. Li trasformano in manufatti scultorei fotografici... vere opere d’arte.
Marevivo Sicilia gestisce questo centro di educazione ambientale. Vi giungono giovani studenti ricercatori turisti  a migliaia oramai da 10 anni. Vengono accolti da un gruppo di operatori specializzati in laboratori scientifici di biologia marina, pesca sostenibile, consumo responsabile, riuso, campus in natura.
Ma ora una nuova entusiasmante attività li ha impegnati perché il messaggio di tutela del patrimonio naturalistico possa essere veicolato attraverso la trash art. Arte contemporanea per esprimere i drammi che ci affliggono oggi provenienti dall’inarrestabile invasione di rifiuti non riciclati non riciclabili.
Una creatività sorprendente vi suggestionerà lasciandovi attoniti.
La donna di rami contorti attorcigliati nel raccogliere il frutto concepito che risulta essere un feto di plastica. Una bottiglia! La torta per una festa è fatta di copertoni abbandonati. Un giovane scultore scolpisce il legno di un tronco risparmiato dal fuoco. Tanto altro le foto di queste opere sono eloquenti.
È singolare che Marevivo, da sempre impegnata nell’attivismo e in proposte di legge tra cui le ultime indirizzate all’eliminazione delle microplastiche da dentifrici e scrub, dai cottonfioc, a limitare l’utilizzo di bottiglie di plastica e cannucce, é singolare dicevo che Marevivo abbia scoperto l’arte contemporanea. Messaggi complessi vengono veicolati dall’arte. Le metafore raffigurate lasciano intuire realtà complicate, semplificandole, toccano il cuore, viaggiano nella sfera emozionale andando oltre ciò che vediamo. La partecipazione personale invita a lasciarsi coinvolgere. Ci si pone domande, si cercano risposte trascinati in un dialogo dal valore universale percependo di esserne protagonisti.
È così che Marevivo Sicilia con il progetto Marine Litter Art, utilizza l’arte come strumento di comunicazione per veicolare il messaggio di tutela del patrimonio naturalistico e di tutela dell’ecosistema marino, e conferma il suo impegno che si rinnova nel tempo con l’ambizione di scuotere le coscienze E non è solo per un’esercizio di erudizione che gli artisti citano altri ben più famosi artisti: La Capra di Picasso del 1950 fu realizzata con materiali di recupero provenienti dalla discarica di Vallarius.
Se ne volete sapere di più, guardate qui, troverete tutti i nomi delle straordinari personaggi che danno vita a questi progetti e vi dedicano il loro tempo la preparazione la passione.

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La Redazione:

"Chi lavora con le sue mani è un lavoratore. Chi lavora con le sue mani e la sua testa è un artigiano. Chi lavora con le sue mani e la sua testa ed il suo cuore è un artista."

San Francesco d'Assisi

LA LAMPADINA/NOTE DI VIAGGIO – Napoli sopra e sotto
Articolo di Marguerite de Merode e Gaia Montini

(GM) Fine maggio: siamo partiti per Napoli in venti, anzi no, in 19 perché qualcuno ha perso il treno… Partiti dunque, molto fiduciosi di trovare infine un clima più primaverile, un po’ di sole e aria di mare. Alla stazione di Napoli Centrale ci ha accolto la nostra guida, storica dell’arte, Rory Troise, sorridente e straordinariamente preparata sulla storia e gli aneddoti della sua città. In pullman, ha cominciato infatti a raccontarci fin dalle origini mitologiche, dal ritrovamento della sirena Partenope sulle coste dove sorse la primitiva città, proseguendo fino ai giorni nostri, mentre facevamo un giro ricognitivo ed orientativo nel traffico del centro.
Siamo infine giunti alla Grotta di Seiano, dove abbiamo recuperato la pecorella smarrita a Roma.
E qui sono cominciate le sorprese, numerose, che ci ha riservato questo magnifico viaggio: la grotta è in realtà un tunnel lungo quasi un chilometro, scavato nel tufo in epoca romana. Siamo sbucati dall’altra parte ed altra sorpresa: la Villa romana di Pollione, liberto che aveva fatto fortuna al tempo di Augusto, uomo ritenuto iniquo da Seneca, ma certamente con gran gusto! Sito spettacolare, aperto da poco con bel restauro del teatro e dell’odeon, e con vista a strapiombo su Nisida, Procida, Ischia da una parte, e Napoli dall’altra.
La giornata è proseguita con una piacevolissima colazione a casa di Alfredo Diana, appena sopra il sito archeologico, in una casa accogliente ed un giardino straripante di fiori, ma soprattutto con una vista ancora più unica.
Il pomeriggio prevedeva la visita del Teatro san Carlo, con un breve passaggio alla chiesa di San Giacomo degli Spagnoli, chiusa al pubblico perché in restauro, ma meritevole di essere vista, in particolare per il monumento funebre a Don Pedro da Toledo, uno dei rari esempi di arte di epoca rinascimentale/manierista rimasti a Napoli.
Siamo rimasti tutti estasiati al San Carlo, splendente di ori, gradevole e coinvolgente la spiegazione della guida, ed abbiamo potuto godere anche di qualche minuto di prove della “Madama Butterfly”.
Al museo del Corallo, collezione di oggetti della famiglia Ascione che lavora questo prezioso materiale da otto generazioni, eravamo uno sparuto gruppetto, ma è stato estremamente interessante, perché effettivamente è difficile vedere dei simili capolavori, di una minuzia incredibile, scolpiti nel corallo o incisi nelle conchiglie per farne cammei. L’indomani, al tesoro di S. Gennaro abbiamo poi visto anche un calice fatto dagli stessi artigiani (artisti, direi).
Infine, tutti ben sistemati nei rispettivi alloggi, ci siamo poi trovati ben “in tiro” per il dinner al Circolo Nazionale dell’Unione, aperitivi squisiti ed ottima cena, peccato non aver potuto usufruire della terrazza, ma sono in corso restauri, e poi faceva un gran freddo!
Sabato mattina tutti puntualissimi alla Cappella Sansevero, che certamente la maggior parte di noi conosceva già, ma la nostra Rory ci ha dato modo di gioire di tanti particolare nuovi e comunque trovo che vale sempre la pena vedere simili bellezze. Rapiti, appunto, ci siamo attardati troppo, per cui un po’ più velocemente del previsto abbiamo attraversato il centro storico della città, la famosa Spaccanapoli, con i suoi cortili, le bancarelle ed i negozietti.

(MdM) Napoli è una continua sorpresa.
Aspettando l’arrivo del gruppo della Lampadina davanti alle scale del Duomo, mi sono avventurata in un vicolo adiacente per ammirare “Le sette opere di Misericordianella chiesa del Pio Monte della Misericordia. L’opera di Michelangelo Merisi da Caravaggio, dall’alto livello simbolistico, era messa, in questa occasione, in un confronto di grandissimo impatto con un lavoro dell’artista belga Jan Fabre; una statua di cera, grandezza naturale, autoritratto dell’artista, che tiene in bilico una croce di oltre due metri sul palmo della mano. Una grande emozione che non doveva diminuire penetrando con gli amici ritrovati, all’interno del Duomo, davanti alla Cappella dedicata a San Gennaro. La cappella, una delle massime espressioni del barocco partenopeo, porta, insieme al ricchissimo e sorprendente tesoro che avremo l’occasione di scoprire a breve, i segni antichi dell’immensa venerazione che la città rivolge al suo santo. Il rito dello scioglimento del sangue di San Gennaro, che si ripete tre volte l’anno, e alla cui tradizionale cerimonia partecipano centinaia di napoletani, viene sempre accolto con una grandissima emotività.
A seguire, grazie alla gentile disponibilità di Alessandra Capece Minutolo, visitiamo la cappella che appartiene alla sua famiglia dall’inizio del 300’. Solitamente chiusa al pubblico, rappresenta un interessante esempio di arte gotico-angioino. L’ora avanza e siamo aspettati nel Parco Grifeo a Villa Lucia dove la proprietaria, Diana De Feo, ci spiega i segreti di questa grande dimora la cui facciata dell’ingresso, policroma, rappresenta quella di un tempio dorico pompeiano.
Villa Lucia è stata fatta costruire da Ferdinando IV di Borbone come pegno d’amore per la sua seconda moglie Lucia Migliaccio principessa di Partanna e duchessa di Floridia, sposata morganaticamente.
Oltre che accoglierci così generosamente con un ricco aperitivo, Diana De Feo ci regala, dal terrazzo della sua casa, una vista unica e rara sul golfo della città. Difficile lasciare questo posto incantato dove ci eravamo deliziosamente istallati. Scendiamo piano piano per proseguire i nostri giri cittadini non senza fermarci ad assaggiare un cuoppo alla Friggitoria san Martino insieme a un buon caffè. Comunque le sorprese non finiscono visto che stiamo per scoprire la Certosa di San Martino struttura gotica, trasformata in epoca barocca, oggi museo della città di cui ne racconta la storia, attraverso le collezioni e da cui si gode di una vista privilegiata sui differenti versanti della collina del Vomero e sui vigneti ancora in uso in piena città. Ognuno raggiunge il proprio alloggio, chi con la funicolare, chi con un taxi, per un meritato riposo.
Che eccellente programma quello di finire la serata, accolti a Palazzo Positano da Pierluigi Ciapparelli, con un concerto di clavicembalo seguito da una cena sotto i dipinti di Giacomo del Po. Una soluzione riposante, originale e di grande successo.
La domenica il nostro programma prosegue e ci avventuriamo nei meandri del Tunnel Borbonico sotto la collina di Pizzofalcone per un interessante visita guidata. Ci si entra, a pochi metri da Piazza del Plebiscito, dall’interno del parcheggio Morelli.
Commissionato da Ferdinando II di Borbone nel 1855 come rapida fuga verso il mare, il tunnel avrà varie destinazioni; militare, rifugio durante l’ultima guerra, deposito giudiziario (si vedono ancora numerose macchine d’epoca), deposito di qualsiasi rifiuto, per essere riqualificato, bonificato e aperto al pubblico dall'Associazione Culturale "Borbonica Sotterranea" in un affascinante percorso.
Recuperata la nostra guida, Rory, e i nostri ombrelli per proteggerci dalla pioggia incessante, proseguiamo per Palazzo Reale. Residenza di varie case regnanti, dai viceré spagnoli ai Borbonici, ripresa durante il dominio francese da Giuseppe Bonaparte e Giacomo Murat, poi, dopo l’Unità d’Italia, dai Savoia, il Palazzo sarà ceduto, nel 1919, allo Stato Italiano. A questo punto dopo la nostra lunga ma appassionante camminata, la sosta in una buona pizzeria napoletana non poteva mancare. Bisogna rinforzarsi per l’ultima tappa del nostro bel week-end partenopeo: la visita nel primo pomeriggio, di alcune stazioni contemporanee della metro linea 1. Università, Dante e Toledo classificata meritatamente la più bella stazione d’Europa.
Il viaggio finisce qui, felici di tante meravigliose sorprese e pronti a ripartire per future avventure proposte dalla Lampadina alle quali, spero, parteciperete numerosi.

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Edda Gallo:

"Grande civiltà di Napoli. La città più civile del mondo. La vera regina delle città, la più signorile, la più nobile. La sola vera metropoli italiana".

Elsa Morante

ABBIAMO OSPITI/CULTURA – La storia sconosciuta di due campioni di nobiltà
Articolo di Marco Patriarca – Autore Ospite de La Lampadina

La locandina dell'incontro del 1936Sabato 6 Giugno 1936 a New York il traffico comincia a bloccarsi fin dal ponte di Brooklyn e fino al Bronx. Lo Yankee Stadium, presidiato da centinaia di poliziotti, pullula fin dal pomeriggio di cameramen, di un esercito di fotografi e giornalisti e di una folla vociferante e variopinta accalcata all’entrata ancora vigilata dello Stadium.
Joe Louis, detto il Black Bomber, per la 25 esima volta difenderà il titolo di campione del mondo dei pesi massimi, battendosi questa volta con il temibile campione tedesco Max Schmeling, un gigante di consumata tecnica.
Tutti in America sanno ciò che sta avvenendo in Germania e in Europa e questo non è solo “il grande match dei campioni” ma la lotta per un primato di civiltà: fra il nazismo razzista e la democrazia liberale americana.
Schmeling mette al tappeto Luis nel 1936Dal Maine alla California tutte le radio sono accese, persino nei villaggi gli altoparlanti in strada seguono. I primi tre round sono tecnici; al quarto, dopo una dura battaglia, Joe Louis finisce in ginocchio. All’ottavo round è K.O. Lutto nazionale in America e in tutto il mondo filo americano. Hitler esulta e riconferma con folle cecità il primato della razza ariana (anche se Schmeling è olivastro).

Sono passati due anni e, come è consuetudine, il perdente Joe Louis pretende la rivincita. Mentre Hitler, inferocito contro tutti, ormai minaccia il mondo intero, il 19 Giugno del 1938 Schmeling, torna allo Yankee Stadium.
L’atmosfera è esplosiva, la folla intorno a tutto il Bronx è incontrollabile e vi è già stato qualche episodio di violenza contro qualche tedesco. I due primi round sono fatti di duri assalti e senza schermaglie tecniche; mentre il pubblico ha il fiato sospeso, al terzo round Schmeling non riesce ad evitare il doppio assalto di Joe alla testa e al ventre e cade a terra. È K.O. La rivincita di Louis nel 1938 La folla è al settimo cielo. Schmeling è a terra grave, viene subito soccorso; gli vengono poi riscontrate tre fratture alla costole e il timore di concussione. Joe lo va a trovare in ospedale più volte, lo assiste come può, chiacchierano e divengono amici.
Nel 1942 Joseph Louis Barrow ha già perso il titolo (contro Rocky Marciano), è richiamato alle armi e parte per l’Europa in un’unità (segregata) della U.S. Army. Oltre che campione Joe è un patriota e con grandiosa generosità dona a Uncle Sam, cioè all’esercito, quasi tutti i 5 milioni di dollari guadagnati in 7 anni di carriera, che vengono versati in un fondo a sostegno delle famiglie dei soldati in guerra.
Nel ’45 la guerra è finita e Joe è tornato felicemente a casa. Ma non tanto felicemente: nel 1948 il fisco americano si fa vivo per riscuotere le imposte sui suoi guadagni (per circa 1 milione di dollari). Louis è a terra; non combatte quasi più e non ha soldi, solo la sua casa. Un amico avvocato introduce al fisco un ricorso ben argomentato adducendo che il suo cliente non ha mai toccato quei soldi che sono stati interamente regalati alla Stato. Il ricorso viene rigettato sostenendo che quella generosa donazione era stata una nobile scelta ma non lo esimeva dal pagamento. Joe è distrutto, teme per la sua casa. Cerca aiuto fra gli amici; ormai guadagna pochissimo e inizia una risicata attività di trainer ma non trova aiuti da alcuno dei vecchi compagni e amici ancora memori della sua gloria di campione mondiale.
La vicenda quasi surreale del povero Joe Louis arriva a tutti i giornali; molti gli scrivono, altri protestano contro l’Amministrazione delle tasse, e neppure la America Boxing Association ha il coraggio di combattere contro la rapacità del fisco americano. Joe non sa se è più abbattuto per l’indifferenza degli amici e delle associazioni sportive che per la mancanza dei soldi per salvare la sua casa.Joe Louis e Max Schmeling nel 1938 Una domenica pomeriggio di luglio 1949 mentre Joe sta tagliando il prato dietro casa a Brooklyn, sua moglie è seduta in veranda ascoltando musica. La campanella appesa al cancelletto suona ripetutamente. La moglie va ad aprire. È un signore dalla folta barba con un piccolo zaino sulla schiena e in mano una valigia che chiede se quella è la casa di Joe Louis. Joe da dietro la casa ha un fremito; teme che sia qualcuno del fisco e si avvicina; ha sentito lo strano accento dell’ospite ed esce ad incontrarlo. Non lo riconosce subito con quella barba; lo fissa, esita, ma sì, è proprio lui, è Max Schmeling. Si abbracciano e di siedono in veranda. Max appoggia la valigia e si sfila lo zainetto. Joe è ammutolito, anzi sbalordito, da quella visita improvvisa dopo tanti anni.
Max guarda intensamente il suo vecchio avversario, sta per parlare e dire qualcosa ma, in inglese, non sa come dirlo e resta in silenzio per molti secondi. Poi, con determinazione afferra lo zainetto, lo apre e ne trae un grosso pacco che porge a Joe.
“Che cos’è?“ chiede Joe sorpreso.
“Ho letto su un giornale tedesco di ciò che ti sta capitando - risponde Max masticando l’inglese - a causa del fisco. In quel pacco c’è un milione di dollari, un regalo che con altri ti facciamo come hai fatto tu per le famiglie dei soldati."
Joe e la moglie sono esterrefatti mentre Schmeling tiene l’espressione soddisfatta di qualcuno che ha appena concluso una missione a lungo meditata. Joe si sta concentrando: “Max,… non posso assolutamente accettare una tale …”
Ma Max con gli occhi accesi gli sequestrò le parole in gola. “Devi farlo, altrimenti mi darai un grande inutile dolore”.
Joe, come raccontò nelle sue memorie, non dimenticò mai la gioia che sprizzava dagli occhi di quel gigante che così inaspettatamente lo aveva riportato al mondo.
Quella volta Schmeling rimase a New York solo qualche giorno. Tornò in America dalla Germania, 76enne, solo nel 1981 apposta per il funerale dell’amico per partecipare con gli altri al trasporto a spalla della bara e posarla nella tomba di Joseph Louis Barrow al Cimitero Nazionale di Arlington in Virginia.

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Maria Sole Confortini:

"Una sola parola, logora, ma che brilla come una vecchia moneta: “Grazie!

Pablo Neruda

COSTUME - Eccoci di nuovo!
Articolo di Lalli Theodoli

Dopo giorni che più che di primavera erano giornate d’inverno, con una poderosa gomitata l’estate è arrivata.
Ultimi esami, chiusura delle scuole e.. RAGAZZI IN LIBERTÀ.

C'era una volta la partenza per la villeggiatura. Preparazione per un lunghissimo soggiorno di tre mesi in case che non erano la residenza abituale. Potevano essere, al mare, in montagna, in campagna, la vecchia casa dei nonni, o in affitto.
La casa invernale veniva smontata e incartata. Spazzati via i soprammobili, coperti i divani e le poltrone per rendere più facile il tenerla in ordine alla vecchia portiera, in carico nei mesi estivi o alla vecchia cuoca, riesumata per l’occasione.
Le persiane abbassate per il caldo. La penombra rendeva la casa totalmente diversa.
Vuota, senza urli di litigate dei figli, grammofono a tutta birra, luci accese in tutta casa, sbattere di porte e rumori di passi.
Un silenzio innaturale. Il marito rimasto solo in città finalmente poggiava i piedi sul tavolino, lasciava la biancheria da lavare in terra, fumava in camera da letto. Un po’ di malinconia certamente ma anche un grande spazio recuperato per alcuni mesi. Finalmente tornava la nostalgia per la presenza della moglie. Matrimoni stanchi venivano rinfrescati dalla lunga assenza.
ORA.
Spesso i due coniugi lavorano e non possono abbandonare le loro postazioni per lunghi periodi. Si abbassano le persiane ma le case rimangono totalmente montate. Non vale la pena tutto quel lavoro per un periodo breve.
Sono i figli che invece partono, non per una lunga vacanza ma per tanti pezzetti di brevi soggiorni.
Il Grande parte per l’estero. Total immersion in inglese. Sacco preparato, fiumi di raccomandazioni. Viene imbarcato nell’aereo con in bocca l’indirizzo dell’AIRBNB in cui soggiornerà.
La Media parte per un corso di vela in territorio nazionale.
La Piccola per uno stage di tennis.
Il caos delle loro partenze è un ricordo. “Dov'è il passaporto? Chi trova il mio telefonino? Chi ha rubato la mia sacca? Dove sono le scarpe da tennis?” "Facciamo tardi sbrigatevi." Porte che sbattono e poi il silenzio.

Per alcuni giorni i due genitori un po’ sono tristi ma sono rilassati, riposati. Mangiano quello che loro due desiderano senza sottostare ai desideri dei figli, ascoltano musica classica e vedono vecchi film in bianco e nero senza sentire “Che sono queste schifezze?” Non devono scapicollarsi ad accompagnarli dappertutto ad ore improbabili con il caldo ed il traffico.
Ma
Chiama la Piccola: “Il mangiare non mi piace” come, proprio lei che ha sempre divorato tutto? Che questa protesta alimentare nasconda un disagio? Se la deve cavare si dicono i due genitori un po’ preoccupati.
Chiama la Media:”Son troppo severi “singhiozza al telefono” ed io sono tutta ustionata.” Le farà bene, si dicono, noi siamo sempre troppo protettivi. Ma serpeggia una certa ansia.
Chiama il Grande, anzi, veramente manda un messaggio “Non mi bastano i soldi. Mandatemeli con urgenza.” Che ne avrà fatto? Ne aveva a sufficienza. In cosa li ha già spesi?”

La tranquillità è durata poco. Si guardano e non osano comunicarsi le loro ansie.
Impossibile comunicare con le ragazze. Gli orari ammessi per ricevere le chiamate è molto ristretto. Vietati i telefonini. Il numero fisso è perennemente occupato da altri genitori ansiosi. Il Grande risponde a monosillabi. Non vuole far sapere ai suoi amici delle chiamate dei genitori.
Ma ecco che dopo pochissimo la breve “prima vacanza” volge al termine.
Ritornano. La casa è di nuovo piena di rumore, di caos, di tonnellate di roba da lavare buttata nelle stanze. tutto va lavato e stirato con urgenza che fra pochi giorni parte il secondo round di vacanze. Musica a tutta birra, lavatrice in funzione notte e giorno, litigi, porte che sbattono. La casa è tornata alla sua solita vita.
E i genitori? Felici!
Nostalgia delle vecchie vacanze? Certo più riposanti per tutti. Ma alla fine talmente lunghe che quasi si voleva ritornare a scuola e abbandonare finalmente magliette e pantaloni per sostituirli con l’odiato kilt.

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FLASH NEWS!

Un po' qua, un po' là... 

Next stop? Nano particelle - Il futuro dei farmaci sarà nelle nano particelle. Queste sono delle sostanze la cui dimensione è mille volte più piccola di un diametro di capello.

Data la loro dimensione, possono arrivare ovunque nel corpo umano e colpire direttamente le cellule ammalate, oltretutto sono molto meno tossiche dei normali farmaci.
Potrebbero essere trasportati da dei nano-gel, questi ultimi messi a punto dalla North West University consentirebbero un rilascio continuo di farmaci così da non dover essere costretti a ripetere le somministrazioni.
CV

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Tattoo! -
I tatuaggi sì, sono dolorosi in principal modo dove la pelle è più sottile, e non se ne sa molto sulla loro pericolosità e gli effetti dei vari pigmenti incisi nella pelle. Le infezioni e le allergie sono all’ordine del giorno.
Si possono cancellare?
Sembra di sì ma i risultati non sono sempre certi.
Le cancellazioni più richieste sono motivate dal fatto che i tatuaggi ricordano i vecchi amori da dimenticare, ma anche le mode degli anni passati ormai out, la squadra del cuore, scritte politiche e espressioni in lingue cinesi arabe o giapponesi.
Perfino Winston Churcill aveva un piccolo tatuaggio di un'ancora su un avambraccio dovuto alla sua breve esperienza militare in India nel 1897.

CV

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APPUNTAMENTI DELL'ASSOCIAZIONE
LA LAMPADINA:::PERIODICHE ILLUMINAZIONI

Ecco i prossimi appuntamenti dedicati ai Soci de La Lampadina.

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18-22 settembre 2019

Mosca (e San Pietroburgo)

Dopo l'estate ci attende la capitale russa: il nostro sarà un percorso artistico tra danza, pittura e letteratura sull'orma dei Grandi, passati e contemporanei.




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Da settembre nuovi appuntamenti al Quirinale e al Vaticano, arte contemporanea con Ludovico Pratesi, Venezia e...
Seguiteci per saperne di più!

Per info sull'Associazione e/o prenotazioni, scriveteci a
appuntamenti@lalampadina.net

 

 

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E ANCORA
FLASH NEWS!
 

Ho perso le chiavi! - Ecco una frase che ci si augura di non dire ai musei Vaticani! Incredibile e affascinante, esistono 11 responsabili (clavigeri) dei Musei Vaticani che a turno, ogni mattina si alzano verso le 4,30 e con il solo uso di una torcia elettrica si recano ad accendere le luci e ad aprire le porte, nelle varie sezioni del Museo.
Usano la bellezza di 2797 chiavi per le varie stanze dove sono custoditi tesori. Unica grande eccezione è la chiave che apre la cappella Sistina, ne esiste una sola copia  che ogni sera va custodita in una busta sigillata, chiusa in cassaforte fino alla mattina successiva.

I visitatori che ogni anno visitano il museo sono circa 6,5 milioni.
CV

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Come la vorrei... - I film di 007 hanno avuto un enorme successo nel mondo intero, ma un altrettanto grandissimo successo di vendite lo ha avuto Aston Martin che ha visto la sua DB5 raggiungere un livello di produzione senza precedenti.

Ora la mitica 1965 Aston Martin DB5 Bond Car sarà offerta in vendita da Sotheby’s il prossimo Agosto.
La stima è di $ 4,000,000-6,000,000. L’auto nel film era dotata una mitragliatrice Browning calibro 30 in ciascun parafango, uno schermo anti-proiettile posteriore sollevabile, un cannocchiale da puntamento radar in plancia, targhe girevoli e un sistema di espulsione del sedile del passeggero. Aveva anche un telefono nella portiera del conducente per comunicare con il quartier generale dell'MI6 e uno scomparto nascosto sotto il sedile del conducente contenente diverse armi.

Date un'occhiata qui!
CV
   

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SUGGERIMENTI "ILLUMINANTI"

DA ASCOLTARE:
Giovani Prodigi III
Giovedì 4 luglio 2019, ore 20.00
Sala Casella, Accademia Filarmonica Romana, Via Flaminia 118
Nell'ambito del Festival "I Giardini della Filarmonica - Stupore", due giovani talenti Maria Salvatori (violoncello) e Rosamaria Macaluso (pianoforte)  suoneranno le musiche di Brahms, Bach e Schumann, e si alterneranno con voci recitanti letture scelte di Baudelaire, Bernhard, Cavalli, Dai Sijie, Grimaud, Mann, Maurensig, Novalis, Piovani, Rilke, Shopenhauer e Tolstoj.
Serata in collaborazione con "Un mercoledì da lettori".
Leggi di più...

 

DA VEDERE: La vera Roma del Marchese del Grillo. Tutti i venerdì di luglio alle 21.30. Visita guidata teatralizzata tra leggenda e realtà nei luoghi in cui il Marchese del grillo ha vissuto.
La passeggiata è organizzata da i viaggi di Adriano.
Leggi di più...

 

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ALL'OLIMPICO CON
LA LAMPADINA

 

Nuovo cartellone stagione
2019-2020

dal 26 settembre al  31 maggio
Tutti gli appuntamenti al Teatro Olimpico di Roma con Momix, i musical Grease, Sweeney Todd, il tango di Miguel Angel Zotto e Daiana Guspero, Vittorio Sgarbi, Massimo Lopez e Tullio Solenghi e molti altri.

Clicca qui per saperne di più:
Stagione teatro Olimpico 2019-2020

 

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La Lampadina
Libri
Daniela Matronola del circolo letterario “Un Mercoledì Da Lettori” ci propone il Suo commento al libro di Jorge Luis Borges.
Buona lettura!

Sì certo, la metafisica per la filosofia è speculazione sui tre temi capitali, Dio anima e mondo, ma come diceva Kant la metafisica è impossibile come scienza poiché inattingibile dalle facoltà conoscitive umane, tuttavia è possibile unicamente come poesia e come arte - infatti Borges è un poeta e artista (parrà strano) visivo e visionario.
Ma 'metafisica' è anche la poesia barocca inglese del '600: già Shakespeare dopotutto era poeta visionario, eufuista - molto poeta e molto visionario (in effetti Borges attinge molto alla letteratura inglese di cui è stato docente accademico e critico nel suo "La biblioteca inglese") - come John Donne, il più grande dei metafisici inglesi, tirato fuori dai bauli e rimesso in circolo dopo 400 anni da T S Eliot a inizio Novecento, Borges usa 'wit & conceits', è arguto e concettoso, tira dentro ai racconti esempi e dati provenienti da qualunque 'scienza' e da qualunque fonte, le più disparate, cioè riunisce nella pagina con voli pindarici elementi spesso agli antipodi tra loro, e affida alla scrittura la forza suturante di tenerli insieme.

Quanto a "L'Aleph", la stessa collocazione in coda del racconto etichettato con la prima lettera dell'alfabeto fenicio e (soprattutto) ebraico è un chiaro paradosso.
Questo fa bene il paio con quanto mi diceva il mio amico scrittore Sandro Bonvissuto (filosofo, non a caso) il quale sostiene che Borges se ne frega, nel senso che ha la forza sempre di ragionare al contrario e di smontare ogni linearità e ordine logico prestabilito abitudinario e condiviso.
Questo davvero è del poeta.
Creare sempre un diversivo, "cambiare gioco dall'altra parte del campo" come fanno i grandi fantasisti nel calcio.
Devo dire che anche quanto a 'metodo epico' e 'mitopoietica' Borges è in comunicazione con alcuni grandi del suo tempo, il Novecento. Mescolare cronache e Storia, storiografia e narrazione, teologia e filosofia è proprio del Modernismo, coniugare tradizione e innovazione anche. Per esempio in "L'Aleph" c'è molto Edgar Allan Poe: il pozzo, la cantina, l'antro, il dettaglio minuscolo che racchiude la chiave dell'universo, tutto questo 'fa' molto Edgar Allan Poe, e richiama però anche la 'fearful symmetry' di William Blake, il vero SUBLIME: la terribile bellezza.
Cioè torniamo al '600, alla sensibilità barocca, alle forme circonvolute che mostrano e nascondono l'essenza.
Tutto questo rimanda alla grande lezione della letteratura spagnola, di cui Borges è degno erede e nuovo campione.
Forse a Borges possiamo attribuire anche una sorta di riappropriazione della grande tradizione letteraria continentale, strapparla all'anglo-predominio (chissà... ), essendo Borges, è vero, argentino, ma molto in linea con la tradizione della letteratura in lingua spagnola e non sudamericana.
La pesantezza che io avverto è nel carico di tradizione che insiste sulla scrittura di Borges, come se trascinasse sulle spalle tutta la grande letteratura che egli sa bene essere esistita prima di lui e alla quale Borges sente di dover guardare portando rispetto, il che è encomiabile ma è anche vagamente presuntuoso, soprattutto nei fatti pesante.
Insomma do ragione a Cortazar, ecco.
Sono d'accordo però sul fatto che alle sue pagine è bene ogni tanto tornare. Ma io non lo sento congeniale a me, non del tutto almeno.
Ok, non volevo abbondare così tanto, ma poi se mi metto a scrivere finisce sempre così, a lenzuolate - nocive almeno quanto le pistolettate e le pugnalate che dopotutto a Borges piacciono tanto..

***

BUONE NOTIZIE
di Carlo Verga

Genitori nonni zii, tutti in qualche modo preoccupati per la fine della scuola di questi nostri ragazzi, promossi, bocciati o quante materie e poi le vacanze dove e in caso le ripetizioni?
Nel frattempo, l’ultimo giorno di scuola è facile vederli nei parchi o subito fuori da scuola, a buttarsi addosso farina, salsa di pomodoro, uova fresche, schiuma da barba, gavettoni d'acqua e fin qui, tutto normale. Ma alcuni di questi giovani, i più facinorosi per nulla preoccupati della loro situazione, “festeggiano” questa fine dell’anno scolastico, divertendosi a buttare dalle finestre dell’istituto che li ospita, sedie, scrivanie e ogni altro oggetto trovato in classe. Certamente questi sono degli estremi, ma leggendo i giornali sembra di trovarsi di fronte ad una massa di ragazzini privi di ogni educazione che in realtà sono sì da condannare ma ad un anno di educaziione civica.
Comunque e “per fortuna”, sono una minoranza e i giornali, lo sappiamo, si divertono a raccontare le storie più buie, le situazioni più difficili, poche volte le situazioni positive e belle e l’aspetto migliore di questi nostri giovani.

Vorrei prendere lo spunto da questa fine anno per pubblicare due lettere:
una di un ragazzo che alla fine dell’anno deve rinunciare all’amicizia di un compagno di colore di ritorno al suo paese in Burkina Faso;

L’altra lettera è scritta da una maestra che ha portato alcuni piccoli alla quinta elementare e che ora, con sommo dispiacere, deve lasciarli e li saluta scrivendo a ciascuno, con parole differenti, una lettera davvero commovente.

 

 

Last but not least, vi riporto l'illuminata circolare del preside Andrea Bortolotti, dell'Istituto Comprensivo Statale di Settimo Milanese,  che riguarda i compiti delle vacanze...

Piccole buone notizie crescono.

 

MOSTRE

Questo luglio Marguerite ci  indica mostre interessanti da vedere in questi prossimi mesi di riposo e svago.

 

ROMA

MAXXI: Maria Lai - "Tenendo per mano il sole".
In occasione del centenario della nascita, una retrospettiva su una delle voci più singolari dell’arte italiana contemporanea.
All’artista sarda si deve l'aver nobilitato e riscoperto l'arte femminile povera, come la tessitura, lavorando sempre a stretto contatto con il territorio.

Fino al 12 gennaio 2020

Complesso Museale di San Salvatore in Lauro: Achille Perilli - "Geometrie impossibili" curata da Luca Barsi.
Nel Complesso Monumentale del Pio Sodalizio dei Piceni, sarà presente uno dei grandi vecchi dell’arte italiana, con una collezione di oltre 60 tele nelle quali spicca il ruolo della geometria indagando sulle esperienze artistiche e culturali di Achille Perilli, testimoniando dei suoi rapporti con grandi personalità del XX secolo.
Fino al 27 luglio 2019

Museo di Roma in Trastevere: Emiliano Mancuso - "Una diversa bellezza".
Una mostra dedicata al lavoro del fotografo Emiliano Mancuso, scomparso lo scorso anno, con una raccolta di suoi scatti fatti tra il 2013 e il 2018. “La mostra presenta quattro differenti corpi di lavoro realizzati lungo l’arco di quindici anni in cui emerge un’umanità dolente, un Paese ferito alla costante ricerca della sua identità in un perenne oscillare tra la conferma dello stereotipo e la cartolina malinconica.”
Fino al 6 ottobre 2019

Palazzo Rhinoceros Fondazione Alda Fendi: Istantanee dell’assurdo: Beckett & Beckett

Una duplice mostra per la seconda tappa nella ricognizione attraverso immagini, suoni, parole, nella figura del genio teatrale di Samuel Beckett: Tommaso Le Pera – “Settanta foto di Giorni felici di Samuel Beckett”, Raffaele Curi – “Lane da Dublino”, ma soprattutto l’occasione per scoprire uno spazio nuovo a Roma e chi non l’ha vista, l’imperdibile vista dal terrazzo della Fondazione.
Fino al 23 luglio 2019

Monitor: Un’idea di collezione. Direttamente dalla collezione privata di Anna e Claudio Verna, una selezione di opere di grandi artisti che coprono gli ultimi 60 anni della storia dell’arte italiana. È sempre interessante scoprire le dinamiche di una collezione, che, in questo caso, riprende “una storia lunga più di sessanta anni, fatta di amicizie, incontri, amori non sempre eterni, magari alleanze, ma tutti vissuti con passione e animo aperto.”
Fino al 26 luglio 2019

 

PARIGI

Fondazione Louis Vuitton: "La collection de la Fondation: le parti de la peinture". La Fondazione Louis Vuitton presenta una selezione di 70 opere della sua collezione.
23 artisti internazionali riuniti attorno al tema della pittura, per un viaggio dagli anni ’60 ai giorni nostri.

Fino al 26 agosto 2019

Da Gueni Pantanella ci viene questa interessante informativa:

Vorrei segnalarvi  la recente apertura della bellissima collezione Cerruti al Castello di Rivoli (Torino). Francesco Federico Cerruti, scomparso nel 2015, erede della Legatoria Industriale Torinese, ha fatto una grande  fortuna con la rilegatura a colla degli elenchi del telefono, il perfect binding, sistema da lui importato dagli Stati Uniti.
Nel corso della sua vita, ha collezionato mobili straordinari creati dai migliori ebanisti come Piffetti, Oeben ecc.. e oltre trecento quadri: da Pontormo a Modigliani, da De Chirico a Bacon, da Burri a Wharhol, oltre a  stupendi bronzi, porcellane, tappeti e libri tutti di eccezionale qualità, che ha riunito in una villa, nella quale, personaggio singolare, abitava solo due giorni l'anno, per il suo onomastico e per il suo compleanno.
Alla sua morte, data l'assenza di eredi, la villa è passata a una fondazione che porta il suo nome e che organizza visite (solo su prenotazione) per gruppi di massimo 12 persone con partenza con una navetta dal vicino Castello di Rivoli.
Per chi passa da Torino...

Per informazioni e prenotazioni:

 


  Pensiero Laterale
Il parcheggio

Su che numero è parcheggiata l'automobile?

Guarda qui la soluzione...


La Lampadina ::: Periodiche illuminazioni
Newsletter di fatti conosciuti ma non approfonditi, luoghi comuni da sfatare, semplici novità.

La Lampadina e' una newsletter ideata da Carlo Verga, gestita da un Comitato di redazione composto da: Filippo Antonacci, Isabella Confortini Hall, Lucilla Crainz Laureti, Lavinia d'Ardia, Marguerite de Merode Pratesi, Ranieri Ricci, Carlotta Staderini Chiatante, Lalli Theodoli, Beppe Zezza e redatta con la partecipazione di: Lorenzo Bartolini Salimbeni, Renata Ferrara Pignatelli, Giancarlo Puddu e Angelica Verga. La sede è in via Castiglion del Lago, 57, 00191, Roma.

La newsletter, di natura non politica, non ha scopo di lucro e si propone di fornire - con frequenza inizialmente mensile - "periodiche illuminazioni" su argomenti di vario genere, con spunti di riflessione e informazioni. L'invio viene effettuato su segnalazione degli stessi lettori, agli amici ed agli amici degli amici. il presente numero è inviato a circa duemila persone. Sono gradite da chiunque le collaborazioni e le segnalazioni di persone interessate a ricevere la newsletter.
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